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Veglia di digiuno e preghiera con i cristiani dell’India

Come gesto di vicinanza ai cristiani dell'Orissa, la veglia si terrà venerdì 5 settembre, festa liturgica della beata Madre Teresa di Calcutta, alle 18 presso la chiesa di San Francesco Saverio, in via Monte Rosa 81 a Milano

3400 - incroci Redazione Diocesi

29 Agosto 2008

30/08/2008

Una veglia pubblica di preghiera e digiuno a Milano come gesto di vicinanza ai cristiani dell’Orissa. È l’iniziativa che il Centro di cultura e attività missionaria del Pime di Milano – di fronte alla gravità delle notizie che continuano ad arrivare dall’India – ha indetto per il 5 settembre, giorno in cui si celebra la festa liturgica della beata Madre Teresa di Calcutta. Un gesto per esprimere vicinanza alla Chiesa cattolica indiana, che per domenica 7 settembre ha indetto proprio una giornata di digiuno e preghiera in tutte le diocesi del Paese. La veglia si terrà alle 18 presso la chiesa di San Francesco Saverio, in via Monte Rosa 81 a Milano.

La veglia di digiuno e preghiera vuole unirsi alle parole di Benedetto XVI che mercoledì 27 agosto, all’udienza generale in Vaticano, ha pregato per i cristiani dell’Orissa affinché «il Signore li accompagni e sostenga in questo tempo di sofferenza e dia loro la forza di continuare nel servizio d’amore in favore di tutti». Inoltre – nel giorno della festa della beata Madre Teresa di Calcutta – vuole porsi in ascolto della testimonianza luminosa che viene offerta anche in queste ore difficile dalle sue religiose: «È doloroso che le persone che noi serviamo, a cui facciamo del bene, facciano queste cose – ha dichiarato la superiora delle Missionarie della Carità, suor Nirmala Joshi, commentando i fatti dell’Orissa -. Ma dobbiamo perdonare e andare avanti, con gli occhi fissi alla nostra missione».

L’iniziativa vuole infine essere anche un’occasione per denunciare il silenzio colpevole che finora (con l’eccezione delle testate cattoliche, in particolare missionarie) ha accompagnato il dramma dei cristiani dell’India. Perché quella dell’Orissa è una tragedia annunciata. Nel maggio scorso la rivista missionaria Mondo e Missione aveva pubblicato un reportage dal titolo eloquente: «Orissa, i perseguitati di serie B». In quelle pagine si denunciava con dovizia di particolari le sofferenze e le minacce contro i cristiani che continuavano anche mesi dopo i tragici fatti di Natale. E l’arcivescovo di Bhubaneswar Raphael Cheennah raccontava la solitudine del proprio gregge con una frase eloquente: «L’India di oggi è un mercato che fa gola a tutti. Ci sono grandi interessi economici, tutti vogliono avere buone relazioni con noi. In una situazione del genere ciò che accade alle minoranze non interessa a nessuno».

Venerdì 5 al Pime ci si incontrerà a pregare e digiunare anche per chiedere alla politica italiana gesti che vadano oltre le generiche parole di solidarietà. Ad esempio: dopo le violenze di dicembre il governo locale ha impedito all’arcidiocesi di Bhubaneswar di ricevere aiuti dall’estero per ricostruire case, chiese e scuole bruciate. Chiediamo all’Italia di mobilitarsi perché – dopo la tragedia – non si ripeta anche questa beffa.