Da semplice strumento per illuminare, la luce diventa una guida per riscoprire il valore spirituale di un luogo e invitare a riflettere sul passaggio dalla vita terrena alla gloria del cielo. Questo l’obiettivo che ha accompagnato l’installazione del nuovo impianto di illuminazione nella chiesa di San Bernardino alle Ossa in piazza Santo Stefano a Milano.
L’intervento, realizzato dall’Arcidiocesi di Milano grazie al contributo di A2A Illuminazione Pubblica, ha riguardato in modo particolare l’Ossario della chiesa: diverse centinaia di ossa e teschi che, secondo la tradizione, sono stati raccolti a cominciare dalle spoglie dei martiri caduti durante le lotte contro gli eretici ariani nel IV secolo.

La cappella attuale è il frutto di un lungo lavoro di ricostruzione operato dopo il crollo del campanile della vicina chiesa di Santo Stefano nel 1642. Le ossa sono raccolte sulle pareti della cappella e disposte in modo da comporre due grandi croci che si innalzano verso la volta. Su quest’ultima si ammira il volo delle anime verso la gloria del cielo, opera realizzata dall’artista veneto Sebastiano Ricci. A rivolgere il suo sguardo sui fedeli al loro ingresso è la statua della Madonna de la Soledad, che rappresenta la dolorosa solitudine di Maria ai piedi della Croce.

«Il progetto nasce dall’idea di rendere questa chiesa un luogo sempre più spirituale: è molto frequentata a livello turistico e qualche volta cercata un po’ a livello esoterico – ha spiegato Monsignor Luca Bressan, Vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione sociale -. L’intenzione, essendo un luogo di preghiera, era aiutare a capire la dinamica ascensionale che è stata immaginata nella costruzione di questo luogo, cioè le anime che vengono portate al cielo».

«Con le luci precedenti si vedevano molto i teschi, ma la cupola era assolutamente in ombra – ha aggiunto -. L’intervento è stato un lungo progetto di studio per capire quale tipo di illuminazione accendesse meglio questa dinamica ascensionale, ma senza violenza. È stata anche l’idea di un prototipo di vedere come immaginare un’illuminazione delle chiese che vuole usare la luce per spiegare concetti teologici e favorire la preghiera». Come ricordato da monsignor Bressan, lo studio realizzato per la chiesa di San Bernardino alle Ossa potrebbe aiutare a migliorare l’illuminazione del presbiterio di Santo Stefano ora in fase di restauro.
«Quando è stato costruito questo luogo non c’era la luce elettrica e l’unica illuminazione possibile erano le candele, che penso esaltassero il senso del macabro e quello che è a portata di sguardo immediato, quindi il ricordo della morte. Ma il messaggio cristiano non è per diffondere una specie di terrore, ma per seminare speranza – ha affermato l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini -. Qui, di fronte ai ricordi dei nostri fratelli e sorelle di secoli passati, il messaggio non è che la vita non ha senso perché tutto finisce nel nulla. Queste croci ci dicono che non siamo destinati a morire, ma a salire. Certamente qui si parla di morte, ma anche della promessa di vita eterna – ha sottolineato Delpini -. Tutte le chiese esistono per ricordarci che, sebbene dobbiamo morire, siamo fatti per una vita che non finisce, in cui si vedono i colori, la gioia e che dall’uniformità cupa della tomba c’è una esaltazione gioiosa del destino eterno che ci aspetta».
In merito alla natura dell’intervento Francesco Marelli, responsabile Ingegneria di A2A Illuminazione Pubblica, ha spiegato: «Abbiamo una luce omogenea e uniforme nello spazio generale che ci permette una visione delle architetture. La qualità a livello cromatico è la medesima, ma si contraddistingue all’interno di questo spazio nelle colorazioni che sono molto piatte in tutta la parte bassa dell’ossario. Alzando lo sguardo i flussi luminosi sono principalmente concentrati sulla parte centrale dell’affresco e lo stesso accade sulla statua della Madonna con il Cristo morto. Sono stati usati apparecchi che hanno un elevato rapporto di efficienza luminosa e, rispetto all’impianto precedente, ci permettono di risparmiare circa il 60% di energia pur avendo un numero di apparecchi molto più ampio».




