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Evento

I Magi di Dürer al Museo Diocesano

In prestito dalla Galleria degli Uffizi, il capolavoro del Rinascimento tedesco inaugura il nuovo polo museale dei Chiostri di Sant'Eustorgio a Milano, in un percorso che collega anche la basilica dove sono conservate le reliquie dei Magi

di Luca FRIGERIO

23 Novembre 2016

Si china il magio anziano a sondare il mistero. Lui che è sovrano di un impero in Oriente, custode di sapienze antiche, si mette al livello di quella creatura nata da pochi giorni, e corruga la fronte, socchiude gli occhi nello sforzo di capire, di comprendere se è davvero questo infante il «re dei re» annunciato nel firmamento. E improvvisamente capisce, ne è certo, e il suo stupore si fa meraviglia, commozione fino alle lacrime. Non è lui che si è abbassato: è Dio che si è fatto uomo per amore.

L’Adorazione dei Magi di Albrecht Dürer è uno straordinario capolavoro del Rinascimento europeo. E proprio questo dipinto, proveniente dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze, è stato scelto per festeggiare i primi quindici anni di attività del Museo Diocesano di Milano, nato nel 2001 per volontà del cardinale Carlo Maria Martini.

L’eccezionale esposizione della tavola di Dürer, infatti, fino al prossimo 5 febbraio, è il fulcro di una serie di iniziative che inaugurano il nuovo complesso museale dei Chiostri di Sant’Eustorgio che unisce, in una sola entità, il Museo Diocesano stesso, il Museo di Sant’Eustorgio con la Cappella Portinari e la basilica di Sant’Eustorgio.

Basilica dove, com’è noto, sono custodite le reliquie stesse dei Magi, che la tradizione vuole siano state portate nel IV secolo a Milano da Costantinopoli ad opera proprio del vescovo Eustorgio. Le venerate spoglie vennero poi trafugate dagli uomini di Federico Barbarossa e portate a Colonia, nel 1164. Ma agli inizi del secolo scorso il beato cardinal Ferrari riuscì a farne restituire una parte, oggi collocate in un pregiato reliquiario nella Cappella dei Magi, che diventa così il naturale punto di partenza, o di arrivo, del nuovo percorso di visita del complesso eustorgiano.

L’Adorazione dei Magi è datata e firmata: Dürer la dipinge nel 1504, alla vigilia cioè del suo secondo soggiorno in Italia. Già dieci anni prima, infatti, il pittore tedesco era partito da Norimberga per intraprendere quello che si era rivelato un entusiasmante viaggio di studio, fra i centri della cultura umanistica di Mantova, Padova e Venezia, dove aveva stretto amicizie carissime. E ora Albrecht si appresta a tornare in Laguna, per aggiornarsi sulle ultime novità proposte dai grandi maestri del Rinascimento italiano.

Già questa sua Epifania, del resto, mostra una luminosità poco nordica e molto “mediterranea”. E anche la rappresentazione della scena, seppur tipica delle composizioni di area tedesca dell’epoca, evidenzia una serenità e un’ariosità ispirate innanzitutto alla pittura veneziana, da Carpaccio a Bellini, con accenti che rimandano anche a Leonardo e a Mantegna.

Non si conosce con certezza la destinazione originaria di quest’opera. Un’ipotesi è che la tavola, che misura circa un metro di altezza per 115 centimetri di base, costituisse lo scomparto centrale di un polittico dipinto da Dürer per Federico il Saggio, destinato alla cappella palatina della residenza di Wittenberg (dove, il 31 ottobre 1517, Lutero affiggerà le sue famose tesi, con un gesto che è stato considerato l’inizio della Riforma protestante).

Agli inizi del Seicento il dipinto venne portato nel palazzo imperiale di Vienna, dove rimase fino al 1792, quando Rodolfo II ne fece permuta con Firenze, ricevendo in cambio la <Presentazione al Tempio> di fra’ Bartolomeo.

All’epoca della realizzazione di questa Adorazione, Dürer aveva 33 anni: è suggestivo, e probabilmente realistico, pensare che egli si sia raffigurato nel re magio in piedi, vicino alla Vergine e al Bambin Gesù, il cui volto incorniciato dai lunghi capelli e la figura prestante ricordano i celebri autoritratti del pittore tedesco.

Tra le mani stringe una pisside finemente lavorata, come del resto anche gli altri due contenitori dei doni e i gioielli stessi indossati dai magi: manufatti che Albrecht ben conosceva, per averli visti fin da bambino nella bottega di famiglia, essendo il padre, di origine ungherese, uno degli orefici più apprezzati di Norimberga.

Maria, giovane donna dalle floride forme (è la «piena di grazia»), offre il Figlio all’adorazione di quegli astrologi giunti da lontano, seguendo la stella il cui splendore ancora si riverbera in alto, nel margine a sinistra della tavola. Nella sua veste blu dai riflessi quasi metallici, la Vergine appare come trono vivente del Salvatore, e accenna un sorriso mite e pudico, mentre il suo sguardo è come sospeso in una meditazione tutta interiore di quegli eventi straordinari di cui è umile protagonista.

Dietro a lei sbuca il muso placido di un bue e la testa ragliante di un asino, antica allegoria dei popoli che <assistono>, seppur in una sorta di inconsapevolezza “animale”, alla venuta del Redentore. In attesa, comunque, di quei tempi nuovi che l’Epifania del Signore già annuncia alle genti, fra le rovine di un mondo antico che fu glorioso, ma che soltanto la nuova era di Cristo saprà far risorgere.

L’Adorazione dei Magi di Dürer.
Milano, Complesso Museale Chiostri di Sant’Eustorgio,
fino al 5 febbraio 2017:
ingresso da piazza Sant’Eustorgio, 3
e corso di Porta Ticinese, 95.
Orari: da martedì a domenica dalle 10 alle 18
(giovedì fino alle 22).
Informazioni: tel. 02.89420019.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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