La dimensione spirituale di Chagall, per quanto radicata nella Torah, si espande e si mescola, nella sua immaginazione, ai molteplici temi della memoria fino a comprendere anche quelli del Nuovo Testamento.
Così l’immagine di Giobbe si sovrappone a quella della Pietà di Cristo. Se il dolore e l’amore non hanno tempo, questa sovrapposizione è possibile e del resto per noi ogni scena del Vecchio Testamento può essere letta come annuncio evangelico. Per noi, ma non per un ebreo quale era Chagall.
Ma la sua arte conquista la libertà del tempo e dello spazio e diviene testimonianza unica e meravigliosa di una sola Verità, quella di un unico Dio. Così in questo dipinto compare in alto a sinistra il Crocefisso, in mezzo ad una folla di un popolo, che potrebbe essere tanto quello ebraico, quanto quello russo.
La vita contiene tutto e vince tutto, se in essa si tiene fisso lo sguardo a Dio. E l’angelo sospeso nel cielo blu, come il rotolo della Torah, porta l’anello della Nuova Alleanza, che la donna in rosso (Maria?) che sostiene il corpo esangue e dolente di Giobbe, raccoglie per dar vita ad una simbologia nuova, cha racconta la speranza e la gioia a cui partecipa la folla: uomini, donne, bambini e animali.
Tutto il creato rinasce a vita nuova in questa Alleanza fra Dio e l’uomo. In quest’ottica si colloca tutta la poetica chagalliana, e la sua intensa dimensione simbolica.
Lo stesso tema del dolore deve essere considerato in senso biblico, e da qui anche l’interesse per il Libro di Giobbe, dove la sofferenza del giusto e dell’innocente, connessa alla perseveranza nella fede, diviene luce per illuminare il mistero della vita.