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Ricordo

Don Orione, il santo «facchino di Dio» e Milano

Fu un legame forte, quello di san Luigi Orione e la Diocesi ambrosiana, dove ancora oggi operano le realtà create dal sacerdote di Pontecurone. La sua amicizia con il cardinal Schuster e la passione per i “Promessi Sposi” del Manzoni. Lo raccontiamo domenica su Milano7 Avvenire e in questo video

di Luca FRIGERIO

24 Ottobre 2025

L’aula magna dell’Università cattolica a Milano traboccava di gente. Tutti erano venuti per ascoltare, e vedere, quel piccolo prete la cui fama di santità aveva conquistato i «due mondi», dall’Italia alle Americhe, come una sorta di Garibaldi della carità. Don Luigi Orione, sempre così umile, fino ad apparire dimesso, era un po’ intimorito per quell’intervento che avrebbe dovuto tenere nell’ateneo del Sacro Cuore, ma allo stesso tempo ne era intimamente felice, perché avrebbe parlato di un tema che gli era sommamente caro, fino ad essere diventato il motore stesso di tutta la sua operosissima attività: la Provvidenza divina. E lo avrebbe fatto a partire proprio dalle pagine di quel romanzo che conosceva a memoria e che citava in tante occasioni: i Promessi sposi di Alessandro Manzoni.

Era il 22 gennaio 1939. Il fervore di don Orione trascinò i presenti, che serbarono per sempre il ricordo di quell’incontro edificante. Anche perché il sacerdote si concesse poi a tutti, per un saluto, per un augurio, per una benedizione, dando a chi gliele chiedeva quelle stesse «immaginette» che gli erano servite da segnalibro, e che da allora furono conservate come reliquie di un santo. Don Luigi moriva infatti pochi mesi più tardi, a 67 anni, stremato dalle fatiche e consumato dall’instancabile dono di sé agli altri, specie gli ultimi e i più poveri,

Fu un legame intenso quello fra il fondatore della Piccola opera della divina Provvidenza e la Diocesi di Milano, dove ancora oggi esistono e operano splendide realtà da lui volute e avviate, nel campo dell’assistenza, della pastorale e dell’educazione dei più giovani.

Al grido di «Solo la carità salverà il mondo», don Luigi diede vita a quelle realtà di accoglienza che divennero note come «Piccoli Cottolenghi», che fiorirono in tutta Italia, ma anche in alcune città europee e in Argentina.

Don Orione pensava spesso a Milano, fin dagli inizi della sua missione. Anche per l’amicizia con il cardinal Schuster, che il sacerdote di Pontecurone aveva conosciuto a Roma, quando era abate di San Paolo fuori le Mura. L’arcivescovo appoggiò subito le iniziative ambrosiane di don Orione, spronandolo nei momenti di difficoltà, facendo da mediatore davanti agli immancabili intoppi. Proprio nella solennità di sant’Ambrogio (i cui scritti don Luigi amava come quelli di Manzoni), il 7 dicembre 1938, il cardinal Schuster benedisse la posa della prima pietra del Piccolo Cottolengo, presso il quale sorse poi la parrocchia di San Benedetto.

Dopo che papa Giovanni Paolo II lo proclamò beato nel 1980, sul Duomo di Milano venne posta la statua di don Orione, benedetta dal cardinal Martini.

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