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Dal 5 ottobre

Senza frontiere, il linguaggio della musica sacra

Tutte le novità dell’Offerta formativa PIAMS 2020/2021

23 Settembre 2020

Il nuovo Anno accademico avrà inizio il prossimo 5 ottobre, nella sede di C.so Garibaldi, 116, nei locali dell’antico convento agostiniano dell’Incoronata.
La ripresa dell’attività accademica e formativa dopo l’interruzione della pandemia da COVID-19 costituisce per il PIAMS una sfida e un’opportunità.
Le regole per la cosiddetta didattica blended consentiranno all’Istituto di offrire a distanza – e dunque a una platea potenzialmente più vasta di utenti – gli insegnamenti «teorici», accanto ai consueti insegnamenti «pratici», svolti in sede ed erogati in presenza.
L’elenco dei corsi attivati con l’indicazione del tipo di didattica utilizzato verrà pubblicato tempestivamente, in tempo utile per l’avvio delle lezioni.

Come ha ricordato papa Francesco, «la musica sacra – e la musica in genere – crea ponti, avvicina le persone, anche le più lontane; non conosce barriere di nazionalità, di etnia, di colore della pelle, ma coinvolge tutti in un linguaggio superiore, e riesce sempre a mettere in sintonia persone e gruppi di provenienze anche
molto differenti. La musica sacra riduce le distanze anche con quei fratelli che a volte sentiamo non vicini»
(Discorso all’AISC, 28 settembre 2019).

È a questa intuizione che la nuova proposta formativa 2020/2021 del Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra (PIAMS), di cui molti avranno già preso visione, intende corrispondere.
La struttura dell’Offerta formativa è ben nota: articolata in 3 aree strategiche – Formazione di base, Formazione accademica e professionale, Formazione
pastorale e permanente – intende rispondere con pertinenza ed efficacia a molteplici esigenze. Ve ne
sono infatti a livello di studio, di attività professionale, di ricerca scientifica, di performance, di creazione, e ve ne sono di carattere amatoriale, formativo e pastorale.
Questa duplice polarità riecheggia anche nella nuova
Proposta pastorale 2020/’21, dove mons. Delpini da un lato richiama come il contesto universitario, sia abitato da «modalità di incontro, metodologie di studio, prospettive
occupazionali tutte da scoprire», da esplorare con senso di «responsabilità per il proprio futuro e per i propri coetanei»; dall’altro suggerisce alle comunità locali «di
mettersi alla scuola dell’anno liturgico e di lasciarsi condurre dalla celebrazione dei
santi misteri a vivere la comunione con Gesù»; e la musica è senz’altro uno dei linguaggi
della celebrazione.

A quest’ultimo aspetto fanno principalmente riferimento la Propedeutica musicale, i corsi del ciclo «Bravissimo» e i programmi per la Qualificazione degli organisti liturgici (QOL) oltre agli incontri di formazione per lettori, musici e cantori, attivabili su richiesta delle parrocchie o dai decanati.
Alle esigenze della professione musicale nelle sue diverse dimensioni guardano invece i Corsi accademici (aree di Musicologia, Tecnologia, Vocalità antica e moderna, Organo e
Composizione), i Master accademici (oltre alle Masterclasses, i cicli di Alta formazione in Organo e Direzione di coro, Canto ambrosiano, Organaria e Vocalità sacra) e i Corsi
strutturati o professionalizzanti (Canto ambrosiano e gregoriano, Vocalità, Pianoforte e Organo, Chitarra e Direzione di coro).
Si tratta di gradi accademici e di qualificazioni di studio di respiro internazionale ma che, grazie all’Accordo diplomatico fra Italia e
Santa Sede dello scorso 19 febbraio 2019, sono ora riconosciuti e spendibili in Italia come in tutta Europa: