Sant’Ambrogio ha compiuto un nuovo «miracolo» per i suoi devoti. Due antichi dipinti che erano stati rubati venticinque anni fa dalla casa parrocchiale di Morosolo, frazione di Casciago, sono stati infatti ritrovati e riconsegnati alla comunità a cui appartengono. E citiamo il patrono di Milano e della sua Diocesi perché quelle tele provengono proprio dalla chiesa a lui dedicata alle porte di Varese e illustrano due episodi relativi alla figura del santo arcivescovo.
Anche merito, naturalmente, dei carabinieri del Comando per la tutela del patrimonio culturale che hanno individuato e recuperato la refurtiva, e che ora sono sulle tracce delle altre opere trafugate a Morosolo nel 2000, una decina in tutto. Intanto, sabato 6 dicembre, proprio nella chiesa di Sant’Ambrogio verranno «festeggiati» i due quadri tornati a casa (vedi qui la locandina)
Uno dei due dipinti oggi restituiti mostra uno scontro cruento fra soldati, mentre in alto appare sant’Ambrogio a cavallo che agita il suo staffile. Si dovrebbe trattare, verosimilmente, della celebre battaglia di Parabiago, combattuta il 21 febbraio 1339 tra i milanesi guidati da Luchino Visconti e i mercenari svizzeri e tedeschi al soldo di un altro Visconti, Lodrisio, che voleva strappare il potere al nipote Azzone.
L’altro dipinto recuperato, invece, presenta un soggetto dall’interpretazione meno immediata. Si vede un uomo a cavallo, elegantemente vestito, che passa davanti alle mura di una città, preceduto da un ragazzino e seguito da un uomo barbuto, anch’egli in abiti «civili». L’idea è che si tratti del nostro Ambrogio, nel tentativo di sfuggire all’elezione a vescovo per acclamazione popolare.
Le due tele, come si accennava, fanno parte dunque di una serie dedicata alla vita e ai «miracoli» di sant’Ambrogio: non si sa di quanti quadri fosse costituito il ciclo in origine, ma al momento del furto, un quarto di secolo fa, la parrocchia ne conservava otto.
Nulla si sa riguardo all’autore delle tele varesine. Che evidenzia, comunque, un linguaggio pittorico semplice e immediato, quasi dialettale, dall’espressione in qualche modo naïf. Dipinti che, a giudicare soprattutto dagli abiti dei personaggi, possono essere datato a cavallo tra Sei e Settecento.
Insomma, una piccola storia locale innestata nella grande tradizione ambrosiana oggi letteralmente «ritrovata», anche se devo ancora svelare i suoi diversi «misteri». Che tuttavia, ben lo sappiamo, non fanno che accrescerne il fascino e la meraviglia.



