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Ricordo

Monaco: Antoniazzi, militante generoso della Città dell’uomo

Figlio della Chiesa ambrosiana, ha speso senza riserve ideali ed energie nel sindacato, nell’ambito sociale e in quello politico. I funerali il 18 luglio alle 11 nella Basilica di Sant'Ambrogio

di Franco MONACO

16 Luglio 2025
Sandro Antoniazzi

Ecco come Franco Monaco ricorda Sandro Antoniazzi, morto a Milano a 85 anni. I funerali il 18 luglio alle 11 nella Basilica di Sant’Ambrogio

Sandro Antoniazzi è stato un amico, un uomo di grandi passioni e idealità. Un militante, un combattente, Sandro. A servizio dei lavoratori e dei soggetti più fragili. Su tutte le sue passioni il sindacato, del quale è stato dirigente, nella Cisl (ne è stato segretario generale lombardo) alla scuola di Pierre Carniti. Suo riferimento e maestro. Dunque nella stagione nella quale il “sindacato bianco” rappresentò l’organizzazione decisamente più pluralista, autonoma e innovativa. Anche grazie al supporto di una cerchia di studiosi – sociologi, economisti, giuslavoristi – di grande valore. Il meglio su piazza nello studio dei problemi legati al lavoro. Il cruccio di Antoniazzi era la svalutazione del senso e del valore del lavoro. Nella esperienza personale e nella vita sociale e politica.

Lasciate le responsabilità sindacali, si dedicò al sociale nelle più diverse versioni. Dal vertice del Pio Albergo Trivulzio, dopo lo tsunami di Mani pulite, a varie espressioni del volontariato e dell’assistenza. Fu per lungo tempo alla guida della Fondazione San Carlo in collaborazione con la Caritas ambrosiana. Dedicandosi in particolare ai problemi della casa e della integrazione degli stranieri. A testimonianza del prestigio di cui godeva la sua personalità in sede civica sta la sua candidatura a sindaco di Milano nel 2001, in rappresentanza del centrosinistra in competizione con Gabriele Albertini.

Sandro – come del resto il fratello, sacerdote missionario in Brasile – fu figlio della Chiesa ambrosiana, amico e collaboratore di laici cristiani eminenti come Giuseppe Lazzati e Giancarlo Brasca. Visse intensamente e da protagonista i fermenti ecclesiali e civili del Sessantotto. Anni belli e difficili, di generose speranze e di aspri conflitti. Sino al terrorismo, che cercò di infiltrarsi in qualche frangia del sindacato. Brasca, a lui molto legato, lo considerava «un intellettuale prestato al sindacato», come a significare la sua attitudine, mai dismessa, alla riflessione e al pensiero a sostegno dell’azione, di cui ha lasciato traccia nei suoi saggi e nei suoi numerosi scritti.

Negli ultimi anni, si è intensificata ulteriormente la sua passione politica, nel solco del cattolicesimo democratico e sociale. Non si rassegnava all’esaurimento di quella cultura e tradizione. Rivendicandone la peculiarità e l’attualità. Ha avuto modo, da ultimo, di esprimere preoccupazione e riserve per la linea seguita di recente dal sindacato Cisl, cui aveva dedicato gli anni migliori della sua vita. È stato un cristiano laico, fedele, ma libero e combattivo, che si è speso generosamente e senza riserve nella costruzione della Città dell’uomo.

 

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