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Testimonianza

Stefano, il prete-chef: «La vocazione mi ha chiamato fuori dalla cucina»

Originario di Giussano, 26 anni, diplomato presso un istituto alberghiero e con esperienze da cuoco alle spalle, don Cazzaniga sarà ordinato sabato 7 giugno in Duomo: «La scintilla è nata facendo l’educatore in oratorio, poi il Gruppo Samuele mi ha aiutato nel discernimento e sono entrato in Seminario»

di Ylenia SPINELLI

5 Giugno 2025
Don Stefano Cazzaniga

Don Stefano Cazzaniga ha 26 anni ed è originario della Comunità pastorale San Paolo di Giussano. Prima di entrare in Seminario, faceva il cuoco. Quella per la cucina è una passione di famiglia, ereditata dalla nonna, bravissima nella preparazione dei piatti della tradizione brianzola e dal nonno, storico pasticcere della sua zona. «Da ragazzino collezionavo i numeri di una rivista di cucina legata a Topolino, perché già allora mi piaceva stare ai fornelli – racconta – ma il primo vero libro di cucina me lo ha regalato un amico di famiglia, Francesco Marchetti, con cui ho poi percorso un tratto di strada lavorativa».

Don Stefano ha conseguito la maturità alberghiera all’Istituto “Romagnosi” di Erba e, attraverso la scuola, ha svolto esperienze sul campo che gli sono rimaste nel cuore. «Un’estate mi sono trasferito a Bellagio per lavorare in un noto ristorante con colleghi di livello, anche dal punto di vista umano – ricorda -. Inoltre ho fatto alcune stagioni in un agriturismo e più volte ho dato una mano a un amico che organizzava catering».

Don Stefano ha sempre frequentato l’oratorio e, crescendo, ha fatto l’educatore dei preadolescenti e ha accompagnato per diversi anni i ragazzi con il “don” ai campeggi estivi. «Lì è nata la scintilla – spiega – e ho cominciato a capire che la vera felicità veniva da Gesù e dall’incontro con lui, anche attraverso i giovani».

Il lavoro in cucina continuava a piacergli, ma anche tra i fornelli sorgevano in lui domande profonde. «In quinta superiore ho deciso di fare un percorso personale con un padre spirituale e di frequentare alcune proposte di discernimento diocesane, come il Gruppo Samuele. Più il tempo passava, più capivo che volevo essere cristiano fino in fondo, in tutto ciò che facevo. Volevo annunciare a tutti che stare con Gesù era bello, ma questa cosa si scontrava con le quattro mura della cucina, tra le quali ero relegato. A un certo punto ho deciso di abbandonare la mia passione e di entrare in Seminario ed ora eccomi qui, a pochi giorni dall’ordinazione sacerdotale».