La crescente instabilità politica e militare nelle ultime settimane in Sud Sudan ha provocato il ritiro del personale di molti organizzazioni di volontariato. Tra le realtà ambrosiane costrette a lasciare il Paese c’è anche l’Organismo di Volontariato per la Cooperazione Internazionale (Ovci) de La Nostra Famiglia, che ha deciso di far rientrare il personale italiano operante nel centro di Usratuna a Juba.
Nelle ultime settimane, il Sud Sudan ha vissuto una crescente instabilità politica e militare, con scontri particolarmente intensi che hanno provocato un numero significativo di vittime e sfollati, spingendo migliaia di persone a cercare rifugio in zone più sicure. Negli ultimi giorni la violenza si è progressivamente estesa anche ad altre aree del Paese, avvicinandosi sempre più alla capitale Juba, dove si sono già registrati alcuni episodi di scontri a fuoco.
Al momento il centro di Usratuna è aperto e operativo, i collaboratori e le collaboratrici locali riescono a recarsi al centro – pur con alcune attenzioni – e si registra solo una lieve riduzione dell’accesso da parte dei pazienti.
Gli operatori e le operatrici sud sudanesi hanno espresso preoccupazione per quanto concerne gli episodi di violenza che si sono verificati nelle ultime settimane. Molti tra loro temono un ritorno al conflitto civile che ha già devastato il Paese in passato, causando centinaia di migliaia di vittime e sfollati. In generale, le recenti tensioni hanno alimentato l’insicurezza anche tra i civili della capitale, che temono per la propria incolumità e per quella delle loro famiglie. L’associazione continuerà a monitorare attentamente la situazione proseguendo a distanza nel supporto alle attività di Usratuna e dei suoi collaboratori e collaboratrici.
«Ovci è presente in Sud Sudan da oltre 40 anni – hanno dichiarato Manuela Vittor e Giulia Dal Cin, di Ovci Italia -. Nonostante le difficoltà, il nostro impegno non si è mai fermato. Appena sarà possibile, saremo lì di nuovo, al fianco delle persone che hanno bisogno di noi».




