Quali sono i sentimenti di chi è appena diventato rettore del prestigioso Collegio arcivescovile San Carlo? «Sono le emozioni di un prete che non si aspettava di ricevere questo incarico da parte dell’Arcivescovo e si è trovato, quasi improvvisamente, proiettato in un mondo un poco diverso dal punto di vista pastorale, dal suo essere sacerdote, abituato alla vita di parrocchia e di Curia dopo tanti anni di servizio», spiega monsignor Mario Bonsignori, succeduto ufficialmente a monsignor Alberto Torriani domenica 30 marzo, giorno in cui il predecessore ha preso canonicamente possesso della sua arcidiocesi, essendo stato nominato arcivescovo di Crotone-Santa Severina in Calabria (leggi qui).
Ha già potuto conoscere la realtà del San Carlo?
Dopo l’annuncio della nomina ho avuto la fortuna di poter contare su qualche mese che mi ha permesso, almeno in maniera iniziale, di comprendere la grandezza di questo mondo e di capire che, comunque, sono chiamato a essere il prete di sempre, il prete che da quando lo è diventato è chiamato annuncia il Vangelo nelle varie situazioni della vita. Ora nella modalità dell’esserlo in mezzo ai ragazzi, alle ragazze e ai docenti del Collegio San Carlo.
C’è già qualche suo progetto a breve o a più lungo termine?
Sì. Poiché nel Collegio vige l’usanza che il Rettore suggerisca il “tono” dell’anno scolastico con una sorta di motto, io sto appunto pensando a un motto per il 2025-2026, centrato sulla figura del Rettore come colui che si pone a servizio. Mi sembra la forma migliore – una sorta di carta di presentazione o, diciamo, di biglietto da visita -, per chiarire al meglio la modalità della mia presenza. Quella del servizio, che peraltro richiama anche il motto della mia Classe di ordinazione sacerdotale (1987), tratto dal vangelo di Giovanni: «Io sto in mezzo a voi come colui che serve». Più a lungo termine, penserei a un itinerario che fonda la vita cristiana, così come lo ha disegnato il cardinale Martini che mi ha ordinato sacerdote. I progetti pastorali che lui ha lasciato alla Diocesi, secondo me, segnano una traccia, un’indicazione luminosa, che può essere applicata anche al Collegio.
Seppure con 38 anni di Messa alle spalle, c’è comunque un poco di timore per il nuovo incarico?
C’è stato subito all’inizio e continua a esserci anche adesso. Tolte le preoccupazioni amministrative e sapendo di poter contare su un supporto per la parte didattica con la presenza di quanti sono presidi dei vari ordini di scuola e i collaboratori – lo staff è già stato predisposto -, ciò che resta è il rapporto con i 1850 ragazzi e ragazze iscritti e l’equilibrio che il Rettore, con la sua esperienza, può creare all’interno delle varie anime presenti al San Carlo. Porterò la mia esperienza di prete, non più giovane, ma in contatto con il mondo giovanile. In fondo, l’ho sperimentato anche in questi mesi di passaggio, mi trovo benissimo in mezzo ai ragazzi e agli adolescenti.




