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Milano

Quei tratti di Ambrogio nel magistero di Papi e Arcivescovi

L’influenza del Santo patrono negli studi e nell’attività di Pontefici (da Pio XI a Paolo VI) e presuli (dallo stesso Montini a Martini) al centro del Dies Academicus della Classe di Studi Ambrosiani in programma martedì 25 marzo alla Biblioteca-Pinacoteca Ambrosiana. Ne parla il prefetto monsignor Navoni

di Annamaria BRACCINI

24 Marzo 2025
Sant'Ambrogio

Sarà un momento importante, e quest’anno un poco particolare, quello del Dies Academicus della Classe di Studi Ambrosiani che si celebrerà martedì 25 marzo (vedi qui la locandina) presso la Biblioteca-Pinacoteca Ambrosiana con la presenza dell’Arcivescovo, patrono dell’Istituzione e gran cancelliere dell’Accademia Ambrosiana (piazza Pio XI 2, Milano, dalle 17.30). «Sì, quest’anno è un Dies un po’ diverso dal solito perché non verterà tanto sulla vita e le opere di Sant’Ambrogio in senso stretto, ma su ciò che potremmo dire è la ricezione della sua figura, o meglio, della presenza del suo magistero in quello del XX secolo», conferma monsignor Marco Navoni, prefetto dell’Ambrosiana e direttore della Classe di Studi Ambrosiani.

Monsignor Marco Navoni
Monsignor Marco Navoni

Quindi quale sarà il contesto del Dies 2025?
Appunto, il magistero di alcuni Papi, degli Arcivescovi di Milano e di chi ha fatto di Ambrogio un oggetto specifico dei propri studi. Pensiamo anzitutto agli arcivescovi Martini e Montini nel periodo del suo episcopato a Milano. Infatti, nei suoi 8 anni di permanenza a Milano fino al 1963, San Paolo VI assorbì in pieno l’ambrosianità e, in qualche modo, la presenza di Ambrogio ha pervaso anche il suo magistero come Pontefice. Ma possiamo andare più indietro negli anni, a Pio XI-Achille Ratti, che fu prefetto dell’Ambrosiana, studioso di Ambrogio e, anche se per poco tempo, arcivescovo di Milano. Non dobbiamo poi dimenticare anche altri due importanti Papi per i quali la presenza di Ambrogio è stata rilevata dai relatori che interverranno: Pio XII e Giovanni XXIII. Anche se il loro rapporto è stato più marginale rispetto all’ambrosianità, nei rispettivi magisteri troviamo molto del pensiero di Ambrogio rielaborato e ripresentato.

Qualche altra figura di riferimento?
Vorrei ricordare il cardinale Giacomo Biffi, che divenne arcivescovo di Bologna: è interessante notare che Ambrogio è compatrono del capoluogo emiliano. Biffi, ambrosianissimo di origine, è sempre rimasto tale nel suo spirito e a lui dobbiamo importanti studi su Ambrogio, essendo stato uno dei grandi collaboratori e promotori dell’edizione bilingue dell’Opera omnia di Ambrogio stesso (Saemo).

Vi sarà anche la cooptazione di nuovo accademici della Classe?
Di un solo accademico, don Pierluigi Banna, docente di Patrologia del Seminario arcivescovile, che ha già pubblicato studi su Ambrogio ed è dunque già avviato nei lavori della nostra Accademia: gli auguriamo un lavoro proficuo,

Il 2024 è stato un anno di grande successo e visibilità per l’“Ambrosiana” in termini di visitatori e dal punto di vista della promozione di molteplici iniziative. Quali le più rilevanti?
Certamente è cosi. Richiamerei solo il convegno su Cesare Beccaria e sul suo trattato Dei delitti e delle pene, celebrato nello scorso ottobre, in concomitanza con l’esposizione in Pinacoteca del manoscritto originale e di ogni edizione princeps nelle diverse lingue europee. E poi anche il recentissimo convegno sulla civitas milanese, con la presenza del cardinale José Tolentino de Mendonça e del nostro Arcivescovo, che ha messo in luce Milano come crocevia di arte e di cultura, ma anche di una finanza e un’economia illuminate, a servizio della cultura per la costruzione appunto della civitas. Naturalmente non possiamo dimenticare tutte le iniziative accademiche delle 8 Classi dell’Accademia Ambrosiana che, come in una specie di prisma, sono le  facce di tutti i tesori di cultura che l’Ambrosiana conserva e che vengono, di volta in volta, ripresentati e fatti rivivere.