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Intervista

“Avvocati per niente”
in difesa dei deboli

Parla Alberto Guariso, presidente dell’associazione onlus che garantisce il diritto alla tutela legale gratuita agli ultimi. Molte le vittorie in tribunale (per non dire tutte) contro Comuni, Provincie ed enti che discriminavano determinate categorie di cittadini

di Ettore SUTTI Versione integrale sul numero di ottobre di “Scarp de’ tenis”, mensile della Caritas Ambrosiana

15 Ottobre 2012

Jeans, camicia a quadri e sorriso disarmante. Scopriremo poi che fa volentieri a meno di giacca e cravatta e che ama girare per Milano in bicicletta. E quando parla lo fa in maniera diretta, senza trincerarsi dietro cavillosi giri di parole o fumosi riferimenti normativi. Alberto Guariso, presidente di “Avvocati per niente”, associazione che tutela gratuitamente le cause dei più deboli, non assomiglia per nulla allo stereotipo dell’avvocato di manzoniana memoria sempre pronto a mettersi al servizio del potere. Sì, perché lui ha scelto di difendere le cause che riguardano gli ultimi, gli stranieri, gli emarginati. E il loro lavoro, Guariso e i suoi collaboratori, lo fanno maledettamente bene. In pratica non hanno mai perso una causa – anche se lui non vorrebbe dirlo perché negli ambienti forensi «porta male» -. Eppure ha sconfitto in tribunale oltre 50 tra comuni, province ed enti accusati di violare i diritti dei cittadini.

Come è nata l’idea di Avvocati per niente?
Da un’intuizione dell’allora direttore di Caritas Ambrosiana, don Virginio Colmegna. Due le motivazioni da cui siamo partiti: il costante aumento del numero di soggetti deboli, e quindi non in grado di poter accedere alla giustizia per la tutela dei loro diritti o dei bisogni essenziali e la necessità di avviare una riflessione sulla qualità del diritto a favore dei soggetti deboli a partire dai casi concreti in cui ci si imbatteva ogni giorno per portarli a conoscenza dell’opinione pubblica e offrire una chiave di lettura diversa.

Qual è stata la prima causa per discriminazione che ha affrontato?
Era in provincia di Sondrio e riguardava i criteri per l’assegnazione di case per studenti a Milano. Gli alloggi erano stati distribuiti dalla provincia sulla base del luogo di nascita degli studenti tagliando fuori chi non era originario della Valtellina. Facemmo scalpore perché l’allora presidente della Provincia era anche un parlamentare e quando arrivammo a Sondrio per l’udienza ci ritrovammo circondati dalle telecamere. La causa fu poi trasferita a Milano e il giudice ci diede ragione dicendo che non si possono fare distinzioni di prestazioni sociali sulla base della cittadinanza.

Nel 2002 ha costretto il Comune di Milano a cancellare la norma che prevedeva punteggi più alti agli italiani per l’assegnazione degli alloggi popolari. Quindi se oggi le case vengono date soprattutto agli immigrati la colpa è sua…
In verità è colpa della legge Bossi-Fini anche se sono in pochi a saperlo. Noi ci limitiamo a far rispettare le leggi. Poi ci sono tanti che ci mettono del loro. Come il sindaco di un Comune bresciano che aveva emesso un’ordinanza per cui nelle riunioni in pubblico bisognava parlare solo la lingua italiana. Quattro inglesi che si trovavano in una sala non avrebbero potuto parlare tra di loro. L’idea era quella di impedire a un gruppo di musulmani di ritrovarsi in una piccola moschea casalinga. Quella è stata la prima sentenza emessa con la procedura del giudizio antidiscriminatorio che ci ha riconosciuto anche un risarcimento del Tar. Ma di casi del genere ce ne sono tantissimi: quella che negava l’accesso dei figli extracomunitari irregolari all’asilo, quella relativa a un sindaco che invitava, sul giornalino comunale, a non affittare agli extracomunitari, il rimborso delle spese del dentista ai bambini solo se italiani…

Nell’immaginario collettivo gli avvocati sono personaggi disposti a tutto pur di difendere ricchi e potenti…
Nel mio studio vedo sempre più ragazzi che vengono a chiedere di fare l’avvocato perché attratti dal ruolo diverso che abbiamo provato a rappresentare. Sono affascinati dalla vecchia idea dell’avvocato difensore dei deboli. Sono giovani che hanno spesso alle spalle esperienze fatte all’estero sul tema dei diritti e vogliono mettere a frutto le loro esperienze. Questo è molto bello. Scopo dell’associazione è proprio quello di diffondere la consapevolezza che la professione dell’avvocato può essere fatta con questa attenzione.