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Avete a disposizione una mongolfiera? No? Peccato. Per vedere, ma soprattutto per capire Urgnano sarebbe stata davvero utile. Dall�alto, infatti, la cittadina bergamasca svela nitidamente quel che a terra si intuisce appena: una pianta regolare, tanto da sembrare studiata a tavolino, racchiusa in una forma circolare, romanticamente simile a un cuore. Al centro, la piazza principale del paese. E nel centro del centro, l�imponente campanile della chiesa parrocchiale, sorta di obelisco puntato verso il cielo.Un tempo, insomma, Urgnano era una citt�-fortezza, stretta in una solida cerchia di mura. Ma oggi le mura non ci sono pi�, e al posto dei bastioni corrono strade e viali. Resta, invece, la rocca, ben piantata a un margine dell�abitato. Chiesa e castello si guardano, sbirciandosi per quella via che li collega direttamente in un breve tratto. Un bello scorcio, anch�esso creato ad arte, naturalmente.A Urgnano si pu�, forse si deve, vagare con le mani in tasca e lo sguardo curioso. Antichi portoni, piccoli e grandi corti, santelle, tracce di devoti affreschi su muri scrostati... E attorno alla piazza, portici e loggiati in cui il sole disegna arabeschi d�ombre. L�impressione, al visitatore forestiero, � quella di una decaduta nobilt�, atmosfera comune, in verit�, a quella di altri borghi di pianura attorno all�Adda, che furono illustri, e che oggi sopravvivono quietamente. La sua posizione rese Urgnano centro strategicamente ambito e conteso, soprattutto negli anni di scontro tra i signori di Milano e la Serenissima. Sulle sue mura, tutt�altro che inespugnabili, il biscione visconteo s�alternava al Leone di San Marco, a seconda degli esiti delle battaglie o delle manovre diplomatiche. Emblematica la vicenda del Colleoni, che nel 1453 ottenne il borgo in feudo da Francesco Sforza, quale ricompensa dei suoi servigi, traghettandolo poi sotto le insegne di Venezia quando decise di mettersi al soldo del doge.Il Colleoni prese possesso del castello gi� esistente, e ne fece il suo rifugio in tempo di pace. Un duplice aspetto che ancor oggi caratterizza la rocca di Urgnano, sospesa tra l�originaria vocazione bellica e la pi� tarda destinazione a villa di delizie, quasi incerta tra i baluardi possenti e i camerini deliziosamente affrescati, tra le torri merlate e i giardini curati. Nel cortile del maniero occhieggiano un gruppo di simpatici gnomi. Uomini d�arme nella loro tronfia vanagloria, ma dalle dimensioni lillipuziane. Dame di tutto punto vestite, ma deformi nei loro grugni beluini� Un settecentesco divertissement a sfondo moralistico, teso a raffigurare i vizi e le virt�, con maggior passione per la resa dei primi.Dalla rocca, come dicevamo, lo sguardo arriva d�infilata alla facciata della parrocchiale dedicata ai Santi Nazaro e Celso. Macchine permettendo, ovviamente. Un tempio dalle dimensioni impressionanti, che paiono perfino eccessive in rapporto al contesto. Abbattuta l�antica, la nuova chiesa fu costruita a partire dal 1762, e consacrata vent�anni pi� tardi, anche se in realt� i lavori dovettero proseguire fino alla met� dell�Ottocento. All�interno molte opere dell�epoca, ma anche tele e oggetti di pi� antica data, recuperati dalla precedente parrocchiale e da diversi sacri edifici del territorio.A una grande chiesa, si saranno detti gli urgnanesi, occorre un grande campanile. Ed ecco allora affidarsi l�incarico a uno dei pi� noti architetti del primo Ottocento lombardo, quel Luigi Cagnola che aveva gi� trasformato Milano secondo i dettami di Napoleone e del gusto neoclassico. Per Urgnano Cagnola progetta una torre di oltre cinquanta metri d�altezza, �faro� religioso e civico ad un tempo, sorretto da sedici statue di santi e coronato da cariatidi che sembrano vegliare su tutto e su tutti. E la gente di qui ne va fiera, soprattutto ora, dopo i recenti restauri.Fuori l�abitato di Urgnano, verso le rive del fiume Serio, sorge ancora pressoch� isolato tra i campi il bel santuario della Basella. Qui, nell�aprile del 1356, una giovane, disperata per la perdita dei suoi ortaggi a causa del gelo, fu rincuorata dall�apparizione della Vergine: prodigio di contadina semplicit�, che fa quasi sorridere, e allo stesso tempo commuovere�Bello l�esterno della chiesa, con la gotica facciata lombarda alleggerita da tre rosoni, il cuspidato campanile e il piccolo chiostro appartato. Meno suggestivo l�interno, guastato dai troppi interventi. E tuttavia non mancano le gemme preziose, come l�affresco quattrocentesco dell�apparizione, o una bella Madonna col Bambino del XVI secolo. E state tranquilli: per raggiugere Santa Maria della Basella non vi occorrer� una mongolfiera. Da Urgnano, una breve passeggiata in bicletta, o qualche minuto di macchina, saranno pi� che sufficienti.

22 Marzo 2005

Testo e foto di Luca Frigerio

Avete a disposizione una mongolfiera? No? Peccato. Per vedere, ma soprattutto per capire Urgnano sarebbe stata davvero utile. Dall’alto, infatti, la cittadina bergamasca svela nitidamente quel che a terra si intuisce appena: una pianta regolare, tanto da sembrare studiata a tavolino, racchiusa in una forma circolare, romanticamente simile a un cuore.
Al centro, la piazza principale del paese. E nel centro del centro, l’imponente campanile della chiesa parrocchiale, sorta di obelisco puntato verso il cielo.
Un tempo, insomma, Urgnano era una città-fortezza, stretta in una solida cerchia di mura. Ma oggi le mura non ci sono più, e al posto dei bastioni corrono strade e viali. Resta, invece, la rocca, ben piantata a un margine dell’abitato.
Chiesa e castello si guardano, sbirciandosi per quella via che li collega direttamente in un breve tratto. Un bello scorcio, anch’esso creato ad arte, naturalmente.
A Urgnano si può, forse si deve, vagare con le mani in tasca e lo sguardo curioso. Antichi portoni, piccoli e grandi corti, santelle, tracce di devoti affreschi su muri scrostati… E attorno alla piazza, portici e loggiati in cui il sole disegna arabeschi d’ombre.
L’impressione, al visitatore forestiero, è quella di una decaduta nobiltà, atmosfera comune, in verità, a quella di altri borghi di pianura attorno all’Adda, che furono illustri, e che oggi sopravvivono quietamente. La sua posizione rese Urgnano centro strategicamente ambito e conteso, soprattutto negli anni di scontro tra i signori di Milano e la Serenissima. Sulle sue mura, tutt’altro che inespugnabili, il biscione visconteo s’alternava al Leone di San Marco, a seconda degli esiti delle battaglie o delle manovre diplomatiche. Emblematica la vicenda del Colleoni, che nel 1453 ottenne il borgo in feudo da Francesco Sforza, quale ricompensa dei suoi servigi, traghettandolo poi sotto le insegne di Venezia quando decise di mettersi al soldo del doge. Il Colleoni prese possesso del castello già esistente, e ne fece il suo rifugio in tempo di pace.
Un duplice aspetto che ancor oggi caratterizza la rocca di Urgnano, sospesa tra l’originaria vocazione bellica e la più tarda destinazione a villa di delizie, quasi incerta tra i baluardi possenti e i camerini deliziosamente affrescati, tra le torri merlate e i giardini curati.