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In Curia

Una porta aperta
per promuovere umanità e relazione

Nella conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa «I regali del Cardinale per chi ha perso il lavoro», illustrata anche la terza fase del Fondo, che partirà a gennaio: permettere l’accesso al lavoro per aiutare famiglie a contribuire al futuro della città

di Annamaria BRACCINI

19 Novembre 2015

C’è la signora che riunisce i cinque figli per annunciare che donerà il suo anello di smeraldi e brillanti – la cosa più preziosa regalatale dal marito, scomparso da poco – a favore del Fondo Famiglia-Lavoro. E poi l’anziana nobildonna milanese che telefona al Cardinale e offre tre delle sue più belle parures di gioielli, anche lei per aiutare il Fondo, così come una brianzola malata, che mette a disposizione tanti oggetti, tra cui una monumentale Eneide posta sull’artistico leggio in bronzo.  

Tre storie tra le tante che, anche quest’anno, permettono all’Arcivescovo di tornare a proporre sotto Natale l’iniziativa «I regali del Cardinale per chi ha perso il lavoro». Si conferma la preziosa alleanza col Rotary Club Meda e delle Brughiere: sul sito www.rotarymeda.it c’è il catalogo, un facsimile dell’offerta base e la metodologia della contribuzione. «Ricevuta un’offerta, entro 48 ore si riceve una risposta, positiva o negativa, qualora fosse pervenuta un’offerta più alta», spiega il presidente Marco Amistani: 84 pezzi in tutto – visionabili anche su www.fondofamiglialavoro.it -, tra cui 18 icone, 13 oggetti di antiquariato, 45 tra tele, stampe, servizi in porcellana, argenteria e 8 preziosi.

Alcuni sono stati mostrati in Curia, durante la conferenza stampa che è anche occasione per fare un bilancio della seconda Fase del Fondo negli ultimi due anni e mezzo. «Da febbraio 2013 sono 3535 le persone aiutate, per un importo complessivo di 6.764.435 euro, erogati a un 40% di italiani e il rimanente a stranieri, per la maggior parte persone comprese tra i 35 e 45 anni», evidenzia il segretario del Fondo Luciano Gualzetti, che aggiunge: «Al di là dei dati economici è un’operazione che ha coinvolto tutta la Diocesi attraverso i dieci Distretti in cui sono operativi volontari Caritas e delle Acli. Un modo voluto di fare relazione, di ritessere legami nelle comunità. Uno dei meriti del Fondo». «Degli individui sostenuti – continua Gualzetti -, ben il 71% è stato aiutato attraverso gli strumenti per la ricollocazione nel mondo del lavoro previsti nella seconda fase del Fondo: tra questi, 100 sono stati direttamente inseriti attraverso tirocini, mentre altri 1500 hanno trovato comunque uno sbocco occupazionale. Solo il 29% ha beneficiato di un contributo erogato per semplice sussistenza».

Fondamentale – e oggettivamente miracoloso, in questi tempi di crisi – l’aiuto giunto con offerte continue dai privati, pari a 2.241.824 euro arrivati da 5265 cittadini, per un importo medio pro-capite di 686 euro (media mensile, 100 mila euro).

«Dobbiamo immaginare la Chiesa come una casa dalle porte aperte, secondo quanto ha detto il Papa – sottolinea il vicario episcopale e presidente del Fondo, monsignor Luca Bressan -. Il Fondo è uno strumento della Diocesi per tenere aperte queste porte. Tutte le emergenze, non solo le recentissime, ma anche quelle dell’immigrazione di questa estate, rischiano di lasciare sempre più soli quanti hanno perso il lavoro. Noi non lo facciamo. Da gennaio, infatti, con l’avvio della terza fase, ci si focalizzerà soprattutto sull’accesso al lavoro allo scopo di aiutare famiglie, anche straniere, a contribuire al futuro della metropoli, costruendo la pace che non è solo assenza di conflitti».

Dunque, il Fondo come mezzo per integrare, costruire umanità, «edificare quel soggetto collettivo che è l’unico popolo che cammina nella storia – dice ancora Bressan -. Anche i “Dialoghi di Vita Buona” avranno questa logica, senza la quale non abbiamo futuro. Il Fondo promuove umanità e relazione, abbatte i muri (ovviamente a chi chiede, non si domanda la fede professata), anche grazie a chi ha lavorato nei Distretti. Basti pensare ai 37 Decanati che, come realtà locali, hanno avuto la forza e la possibilità di elaborare rapporti e soluzioni. O alle 516 parrocchie, alle 248 società che hanno contribuito, o, ancora, alle grandi erogazioni come quella di Fondazione Cariplo, in due tranches per un totale di un milione e mezzo di euro. Se già nella seconda fase la componente del mutualismo era chiaramente sottolineata, ora diverrà più strutturata».

Alla fine è bello guardare tutti insieme, ammirati, la bella icona rappresentante Sant’Ambrogio che tiene in mano simbolicamente Milano. «Questa è la nostra risposta all’Isis». Anche aiutando il Fondo si costruisce pace e civiltà condivisa.