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Intervista

Toniolo, laico del quotidiano

L’aspetto di “uomo di sintesi” nelle parole del presidente nazionale dell’Azione Cattolica Franco Miano

a cura di Giovanna PASQUALIN TRAVERSA

23 Aprile 2012

Domenica 29 aprile, a 50 anni dall’apertura del Concilio, il Venerabile Giuseppe Toniolo (1845 – 1918) sarà proclamato Beato nella Basilica romana di San Paolo fuori le mura. Rappresentante del Papa sarà il cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo e già assistente generale dell’Azione Cattolica italiana. Il presidente nazionale di Ac, Franco Miano, delinea la figura di Toniolo e ne spiega l’attualità.

Marito, padre, uomo d’intensa spiritualità, docente, economista insigne, ispiratore delle Settimane Sociali… Qual è il tratto specifico della sua santità?
Toniolo è il santo di una vita quotidiana vissuta in pienezza, laddove il riferimento alla vita quotidiana non dice solo la normalità del vivere assunta in pieno nelle sue mille sfaccettature, ma anche la tensione a trasformare la vita quotidiana. Un impegno a starvi dentro cambiando e per cambiare; un’esistenza vissuta concretamente ma sapendo rileggere il quotidiano alla luce dell’eterno. In questo senso Toniolo costituisce un modello di santità per tutta l’associazione ma anche per ogni uomo e donna del nostro tempo.

Dunque la straordinaria capacità d’intrecciare fede e vita, preghiera e azione, che si rispecchia anche nei quattro “pilastri” della sua regola di vita…
Sì, è stato anzitutto un uomo di sintesi. La sua capacità di coniugare i diversi ordini della vita riportandoli a una sintesi, per quanto provvisoria, significa vivere quell’esercizio fondamentale che appartiene alla vocazione e alla missione dei laici che non scelgono di separarsi dal tempo in cui sono immersi ma di comporne le dimensioni.

Un periodo storico non facile il suo, soprattutto per il rapporto Chiesa-Stato all’indomani della presa di Roma. Tuttavia Toniolo si pone come uomo di speranza…
Ha vissuto concretamente l’attenzione della Chiesa per i più poveri. Talvolta l’elemento del docente o della persona impegnata in ambito politico rischia di non porre in adeguato risalto l’aspetto altrettanto decisivo di una vita spirituale che sa farsi attenzione agli altri, alle loro situazioni, in particolare le più difficili, accendendo in loro una luce di speranza. Anche questo “farsi prossimo” è elemento essenziale della vocazione del laico.

Professor Miano, lei è docente universitario. Che cosa le dicono oggi le definizioni di «sacro deposito» e di «amici» da «guidare sulle vie del Signore» che Toniolo dava dei suoi studenti?
Espressioni bellissime che sottolineano anzitutto il rispetto pieno per delle vite di giovani che ci vengono affidate; il deposito è “sacro” perché è sacra la persona. L’elemento dell’amicizia esprime il fattore essenziale di un impegno educativo che è – pur nel rispetto dei ruoli – anzitutto relazione e dialogo; un rapporto con persone che mi stano a cuore. Nell’autentica relazione nasce inoltre l’opportunità della testimonianza, e quindi anche della testimonianza della propria fede perché nella relazione si entra con tutto il proprio essere, con tutti se stessi, e la carica testimoniale della fede ha per sua natura carattere diffusivo. Tre aspetti ancora profondamente attuali e che fanno di Toniolo un grande riferimento anche per la mia professione di docente universitario.

Nel 1873, solo ventottenne, andando controcorrente rispetto al pensiero già allora dominante, afferma il primato dell’etica sull’economia…
Oggi, di fronte all’attuale capitalismo finanziario senza regole, l’importanza di restituire all’etica il primato sull’economia appare un messaggio ancora più attuale. Non si può accettare un’economia fine a se stessa; oggi in particolare essa sembra avere smarrito il suo fine primario e riferimento ineludibile: la centralità della persona e del bene comune. In senso più ampio la testimonianza di Toniolo è un richiamo per la società odierna a ridare un’anima all’economia, ma anche alla cultura, alla politica e a tutto il vivere sociale.

È azzardato affermare che Toniolo ha in qualche modo “anticipato” nella sua persona la visione della concezione laicale espressa dal Concilio?
Nella misura in cui il termine “anticipazione” ha un profilo di carattere ideale e non storico in senso stretto, sono in lui riscontrabili diversi fattori di anticipazione. Anzitutto l’immagine complessiva del laico che ci consegna. Pur essendo piena espressione del suo tempo, la sua figura è grande perché lancia un messaggio che va al di là di ogni confine temporale facendo intravedere le grandi potenzialità del ruolo dei laici nella vita della Chiesa e della società. Potenzialità fatte trasparire in modo vissuto proprio dal suo essere figura a tutto tondo che ha saputo fare sintesi tra umano e spirituale.

Gli altri fattori?
Anche la famiglia e l’amore per i figli, cuore della sua vocazione educativa, rappresentano un dato significativo. Infine l’aspetto comunitario. Toniolo ha vissuto la propria esperienza in un contesto ecclesiale e associativo e, per un breve periodo, ha guidato l’Azione Cattolica del tempo. Dell’Ac incarna i tratti più caratteristici: l’amore e la comunione con la Chiesa, l’impegno educativo, l’attenzione alle persone e al territorio. Oggi c’è soprattutto bisogno di santità, e nel celebrare i 50 anni dall’apertura del Concilio non possiamo non richiamare la chiamata universale alla santità di cui Toniolo, pur con le peculiarità del suo tempo, è in qualche modo un “anticipatore” e un interprete.