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26 aprile

Settala, origini antiche
e futuro da condividere

Messa con il cardinale Scola nel paese che ha dato i natali a due Arcivescovi. L’occasione è il primo anniversario della canonizzazione di Giovanni Paolo II, a cui è dedicata la Comunità pastorale con Caleppio e Premenugo. «Qui c’è tanta buona volontà di andare oltre i campanilismi», afferma il responsabile don Gilberto Orsi

di Cristina CONTI

24 Aprile 2015

Domenica 26 aprile il cardinale Scola sarà a Settala (Milano) per incontrare la Comunità pastorale San Giovanni Paolo II. Alle 10 celebrerà la messa nella parrocchia di Sant’Ambrogio (via Vittorio Veneto) in occasione del primo anniversario della canonizzazione di papa Giovanni Paolo II. Ne parliamo con don Gilberto Orsi, responsabile della Comunità pastorale: «Ho invitato il cardinale Scola lo scorso anno, quando Giovanni Paolo II è stato canonizzato, proprio perché la Comunità pastorale è dedicata a lui. Non ci sono molte Comunità pastorali dedicate a Wojtyla. L’anniversario sarebbe il 27 aprile, ma abbiamo deciso di fare il 26 perché è una domenica. C’è poi un secondo motivo. Quest’anno, nel mese di agosto, celebreremo anche il centenario della dedicazione della nostra chiesa parrocchiale a Sant’Ambrogio, patrono di Milano. La nostra comunità, inoltre, ha avuto almeno due Arcivescovi milanesi: San Senatore Settala, ventunesimo arcivescovo di Milano, ed Enrico Settala, che ha partecipato alla quarta crociata e ha fatto venire qui i Francescani, i Domenicani e San Pietro martire e ha consacrato l’abbazia di Chiaravalle. Da un punto di vista più “locale” vogliamo ricordare anche i 40 anni di presenza dell’ex parroco don Giovanni Brovelli e il 50esimo anniversario di messa del coadiutore don Mario Marangoni, residente a Caleppio. Sono tante insomma le occasioni per fare festa. Il Vangelo di domenica si confà particolarmente alla visita del Cardinale: si parla infatti del Buon Pastore, che sente l’odore delle sue pecore. Io e l’Arcivescovo, poi, siamo stati compagni di studi di teologia, prima a Saronno e poi a Venegono»

Come vi siete preparati a questo evento?
La nostra preparazione in realtà è stata molto semplice e l’abbiamo concretizzata nella vita ordinaria. Abbiamo cercato di sottolineare l’importanza della presenza del pastore tra noi soprattutto dal punto di vista culturale. Innanzitutto con una mostra dedicata ai mosaici di Ravenna, il ciclo cristologico, curata dal Centro Culturale Marcello Candia di Melzo (Mi). E poi con un libro sulla storia di Settala che consegneremo all’Arcivescovo, edito dalle Acli nel 65° anniversario della loro fondazione. Oltre ovviamente a rosari e messe. Nient’altro, perché vogliamo che questo episodio entri nella vita normale delle nostre parrocchie. Al pomeriggio inoltre, a sottolineare questo fatto e su indicazione del Cardinale, faremo una celebrazione unitaria delle Cresime delle parrocchie al Santuario di Caravaggio.

Come siete organizzati dal punto di vista pastorale?
Siamo in tutto tre parrocchie che comprendono tre paesi, Settala, Caleppio e Premenugo, diversi per storia, tradizioni e cultura, per un totale di circa 8mila abitanti. Sono qui da un anno e mezzo e da nove mesi ho preso il posto del decano. Certo, non è semplice gestire questa Comunità perché comprende tre paesi, dunque bisogna girare per conoscere le persone, organizzare le attività e gli oratori. È un impegno complesso, ma allo stesso tempo entusiasmante. Le comunità pastorali, poi, si costruiscono piano piano e superando i campanilismi, ma qui c’è tanta buona volontà. Una volta questa era una zona rurale, piena di cascine. Adesso è diventata industriale, ma è ancora molto verde.

La crisi economica si è sentita molto sul vostro territorio?
Dipende. Alcune ditte che producono prodotti di alto livello qualitativo e che esportano da anni con l’estero, soprattutto con la Germania, non l’hanno sentita o comunque hanno avuto solo una lieve flessione nelle vendite. Chi invece lavorava come operaio nelle fabbriche della zona l’ha sentita di più.

E l’immigrazione?
Da noi non è molto presente. Gli stranieri sono pochi, ma ci sono. Soprattutto albanesi, rumeni e senegalesi. Alcuni sono ben integrati nella società, altri sono ai margini. Il problema dell’integrazione esiste.