Scelgono un bar, si organizzano e lanciano l’appuntamento, poi, il giorno prefissato, si ritrovano in quel locale per fare colazione, o un aperitivo, tutti insieme. Per l’occasione propongono anche eventi culturali, letture, concerti, organizzano tornei di calcio balilla o di «giochi di una volta». Il bar, ovviamente, viene scelto con un criterio ben preciso: si va solo in luoghi che hanno deciso di togliere l’azzardo dai loro locali. Via le slot machine, via i gratta&vinci, via le scommesse.
Una scelta che costa, soprattutto in tempi di crisi, per i gestori che mettendo anche solo un paio di «macchinette mangiasoldi» si ritrovano con un guadagno facile di mille euro al mese. Ma una scelta da premiare, secondo gli organizzatori di questi eventi, perché sul guadagno economico è prevalso l’aspetto etico di tutelare chi, più debole, davanti alle slot perde soldi e lucidità.
Li chiamano slot mob, come i flash mob, ma tutti dedicati a dire no alle slot machine. Il primo è stato organizzato a Biella nel settembre scorso e ha visto partecipare seicento persone. Da allora gli slot mob hanno percorso tutta la penisola e ormai ne sono stati organizzati una trentina. Durante gli slot mob non solo si consuma, ma si passa anche del tempo insieme. Un bar che ha sei, otto macchinette non è più un luogo di socialità come tradizionalmente sono stati i bar italiani, soprattutto quelli di quartiere o di paese. «Per questo in occasione dei mob abbiamo organizzato dei tornei di ping pong, abbiamo messo sui tavoli i giochi tradizionali, abbiamo organizzato concerti. E poi non tutto finisce con quell’evento. Vogliamo creare l’abitudine quotidiana a scegliere un locale in base alla presenza o meno dell’azzardo».
Ad aiutare i consumatori nella scelta, da un anno è nato anche il sito www.senzaslot.it, su cui chiunque può segnalare gli indirizzi dei locali «azzardo free». A oggi ne sono segnalati migliaia in tutta Italia.