Share

9 ottobre

Rosate, l’arrivo del Cardinale
nel cammino ordinario della comunità

Con questo spirito la parrocchia guidata da don Virginio Vergani attende la visita dell’Arcivescovo, che sarà accolto presso una chiesetta settecentesca e alle 10 celebrerà la Messa in Santo Stefano

di Cristina CONTI

4 Ottobre 2016

Domenica 9 ottobre il cardinale Angelo Scola si recherà a Rosate (Milano) dove, alle 10.30, celebrerà la Messa nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano (viale Rimembranze 30). «Abbiamo invitato l’Arcivescovo perché in paese stiamo restaurando una chiesetta del Settecento e volevamo che venisse a inaugurarla – spiega il parroco don Virginio Vergani -. Durante i lavori, in realtà, ci siamo accorti che per il suo valore artistico richiedeva un restauro specifico, per cui saranno necessari altri due mesi: così il Cardinale potrà vederla solo dall’esterno. Quest’anno, poi, celebriamo anche il novantesimo anniversario della parrocchia, nel 1926 consacrata e dedicata a Santo Stefano. L’Arcivescovo verrà accolto alla chiesetta alle 10, si formerà un piccolo corteo per la via centrale verso la canonica e alle 10.30 in parrocchia ci sarà l’Eucarestia domenicale.

Come vi siete preparati?
In quest’ultima settimana abbiamo predisposto due momenti che ci hanno aiutato a riflettere sulla vita cristiana nella sua globalità: martedì due giovani che si sarebbero poi sposati sabato hanno fatto una testimonianza sul concetto cristiano di fidanzamento; mercoledì, invece, una suora del paese ha festeggiato il 25° della sua professione religiosa e ha dato una testimonianza sulla vita consacrata e sulla vocazione alla vita religiosa. La nostra idea era dunque quella di collocare la visita del Cardinale nel cammino ordinario della vita cristiana che vede da un lato la famiglia e dall’altro il servizio a Dio.

L’oratorio è molto frequentato?
La sua tradizione qui a Rosate è felice, ma la partecipazione dei giovani è spesso faticosa da vivere. È molto bella la possibilità per i ragazzi di fare un cammino anche a livello inter-parrocchiale: aiuta a riflettere sulle cose in modo diverso e a fare un bel salto di qualità.

L’immigrazione è consistente?
Gli immigrati sono poco presenti. Un gruppo vive la realtà dell’oratorio e a livello civile e cristiano è integrato con iniziative e proposte. La prima domenica di giugno condividiamo insieme un pranzo, mettendo in comune le diverse culture e tradizioni. Non mi piace parlare di integrazione, ma piuttosto di comunione, di condivisione di spazi, tempi, culture e tradizioni. I gruppi più presenti sono domenicani, rumeni e marocchini. La nostra realtà, poi, è ricca di gruppi e associazioni di volontariato.

La crisi economica si è sentita?
Sì, e per affrontarla abbiamo attivato uno sportello di ascolto in convenzione con la Caritas, che ci dà modo anche di osservare le nuove povertà: la crisi è molto spostata sulle famiglie locali, piuttosto che su quelle immigrate. Cerchiamo poi di tamponare le emergenze, come quella degli affitti. Purtroppo non abbiamo le risorse per risolvere tutti i problemi e seguire le persone in modo continuativo: così li mandiamo ai servizi sociali del Comune, una sinergia interessante che dimostra una certa sintonia tra la parrocchia e le istituzioni.