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Trezzano sul Naviglio

«Qui è la casa di tutti,
la vera dimora»

Il cardinale Scola ha benedetto l’oratorio San Lorenzo nell’omonima parrocchia. Ai centoquaranta ragazzi presenti e agli educatori ha indicato la forza di «un’esperienza da vivere in ogni stagione dell’anno»

di Annamaria BRACCINI

25 Giugno 2014

Che l’oratorio sia uno spazio privilegiato di crescita dove si sperimenta la gratuità e la bellezza della vita come singoli e comunità è cosa nota. Basta essere cresciuti nella nostra Diocesi per saperlo, eppure ci sono dei momenti e dei luoghi dove una giornata di inizio estate alla periferia di Milano, appunto in un oratorio feriale, può diventare un’occasione ancora più indimenticabile. Lo è stato, certamente, per gli oltre centoquaranta ragazzi che con i loro quindici animatori, le educatrici e gli educatori, hanno accolto il Cardinale nella nuova struttura oratoriana San Lorenzo della parrocchia omonima a Trezzano su Naviglio che dopo cinquant’anni dalla costruzione della chiesa vede finalmente la luce. E proprio con i giovani e giovanissimi, dialoga l’Arcivescovo appena arrivato, in un scambio semplice e informale aperto dall’inno di quest’anno, “Piano terra”.

«Sono rimasto colpito», nota subito il Cardinale, «da due passaggi»: il primo è il riferimento alla felicità. “Siamo nati per la felicità – come ci fa comprendere più e meglio lo stare insieme – e questo è il motivo per cui facciamo l’oratorio estivo. Il nostro cuore desidera poter essere lieto, senza lasciarsi abbattere per i problemi grandi o piccoli che possono sempre nascere. Ma l’esperienza importante e l’“ insieme”.

Parte da qui la seconda sottolineatura «Se vogliamo cercare la felicità dobbiamo valorizzare ogni occasione di incontro tra noi, appunto come è accaduto oggi perché ci viene regalata un’occasione in più per arrivare alla felicità stando con gli altri e vedendo, così, l’importanza che gli altri hanno nella vita di ciascuno».

Poi, l’Arcivescovo va alla base del ragionamento e i piccoli lo seguono, comprendendo subito che la vera ragione per cui si sta insieme e è la Chiesa, la parrocchia, è il Signore, «quell’occasione in più che abbiamo ogni giorno» perché «al fondo, c’e il desiderio di stare con Gesù, il Figlio di Dio che è diventato uno di noi, che ha dato la sua vita senza chiedere nulla in cambio e che ci ha insegnato, così, ad amare».

E siccome la base è solida, solida e senza stagioni deve essere anche l’esperienza oratoriana: «l’oratorio feriale è così bello che ha bisogno di essere continuato tutto l’anno. Avete tutti il dubbio che non si possa fare questo anche durante l’anno, tanto che negli altri mesi non siete in quasi duecento? È falso». Parola di Arcivescovo che, per questo, ai ragazzi chiede di «promettere di impegnarsi».

E il “sì” corale con cui i giovani seduti davanti a lui rispondono, la maglietta sulla quale hanno firmato tutti, sono, di per sé, un bell’auspicio e un segno di speranza. D’altra parte, che questa sia “una casa unica al mondo”, come dice Alessandro, piccolo, ma che molto determinato, prende il microfono, è evidente.

E, infine, entrano tanti genitori, con i figli più piccoli, si va nei locali dell’oratorio, dove il parroco, don Renato Spallone parla della realtà del quartiere Zingone nato negli anni ’60 con il boom e l’immigrazione dal Sud e e Nord-est del Paese. Accanto a lui ci sono altri padri Rogazionisti, che reggono la parrocchia dal 1991, tra cui il Superiore generale don Angelo Mezzari,, i confratelli, il progettista, il direttore della FOM, don Samuele Marelli, il vicario epr la Vita Cnsacrata, monsignor Ambrogio Piantanida, il decano, don Luigi Caldera e tanti sacerdoti delle parrocchie vicine, come la storica “sant’Ambrogio” di Trezzano.

La benedizione – la prima pietra era stata posta dal Vicario generale, monsignor Delpini, alla fine del 2012 – degli ampi e luminosi locali su due piani, con il salone polifunzionale, cinque aule di catechesi, cucina, abitazioni, campo di calcetto e le parole dell’Arcivescovo suggella questo pomeriggio attesissimo dalla Comunità: «Che il Signore aiuti questo luogo a diventare spazio di incontro, specie la domenica, dove il Signore possa essere seguito e divenga occasione bella perché l’oratorio è un ponte tra la Chiesa e la società civile e, quindi, ha una funzione fondamentale anche nei confronti di chi dice di non credere».

Infine, il saluto della gente, festosissimo, e la breve visita in chiesa, nata con il Piano Montini proprio per rispondere alla crescita esponenziale di un quartiere allora “dormitorio” e che, oggi, continua, anche se in modo diverso e più ordinato, a incrementarsi.

«Anche se fate fatica, i figli restano i figli, questo è un luogo in cui i padri hanno fatto un grande sforzo e quindi per far crescere i figli dobbiamo giocarci in prima persona», conclude l’Arcivescovo.

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