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Storie

Quei ragazzi rom desiderosi di studiare

I cugini Marius e Larissa affrontano molte difficoltà per imparare un lavoro. Alcuni insegnanti intraprendono diverse iniziative per aiutarli con borse di studio

4 Ottobre 2011

Marius Draganestj ha sedici anni. È un ragazzo rom arrivato a Milano un anno fa dalla Romania. Non sapeva leggere e non parlava italiano, ma voleva studiare, così come la cugina Larissa, sua coetanea. Un gruppo di insegnanti, sostenuti dalla Comunità di Sant’Egidio, si sono impegnati a dare lezioni tutti i giorni, dall’ottobre 2010 fino all’agosto di quest’anno. Marius non solo ha imparato a scrivere e leggere, ma, superando un’esame, è riuscito a iscriversi a un corso professionale presso l’Associazione Le Vele di Pioltello.

Dall’inizio di settembre, ogni mattina Marius parte da San Martino Siccomario (Pavia) per arrivare puntuale alle lezioni. Alle 17 riprende autobus e treno per tornare alla sua casa che, dopo molti sgomberi e diverse notti passate all’addiaccio, oggi è un vecchio casello ferroviario abbandonato nella campagna pavese.

Per frequentare la scuola Marius deve pagare i trasporti (circa 100 euro mensili) e il suo mantenimento presso la famiglia della zia (altri 100 euro) fino al luglio del 2012. Che fare? Sabato 1 ottobre le stesse maestre che hanno aiutato Marius a imparare a leggere e scrivere hanno organizzato una vendita di collane, anelli, bigiotteria artigianale, acquarelli e pastelli per finanziare una borsa di studio. Una scommessa vincente: la vendita ha infatti permesso di raccogliere 445 euro e, cosa ancor più importante, ha suscitato l’interesse dei presenti.

Annelise Madia, che ha organizzato e ospitato l’evento, commenta: «Siamo contenti del risultato dell’iniziativa. Per i conti di Marius siamo a posto fino a Natale. Poi, come già l’anno scorso, proporremo un altro mercantino». Tra le organizzatrici anche Elisa Graziano, eclettica acquarellista che ha venduto alcuni dipinti: da tempo conosce Marius e spesso si trasforma in insegnante di strada.

Tra i presenti il giornalista Silvio Mengotto, autore del libro Quel virus chiamato rom (In dialogo), nel quale descrive la sua esperienza in un campo rom. Ne ha parlato suscitando l’interesse del pubblico e stimolando all’acquisto delle copie disponibili, oltre che di diversi pastelli di sua creazione. La convinzione di Mengotto – costruire ponti di dialogo con i rom, dato che il pregiudizio non solo è perdente, ma porta a schierarsi in maniera aggressiva – è stata accolta con attenzione. Uno di questi ponti è proprio la scolarizzazione di bambini e ragazzi, che favorisce l’integrazione nella sicurezza, nella legalità e nella formazione culturale. La stessa Curia milanese, lo scorso anno, ha sottolineato l’importanza di questo cammino.

Accanto alla storia di Marius c’è quella parallela della cugina Larissa, «una delle poche ragazze rom iscritta in una scuola professionale, a Melzo», spiega Annelise. Alla sua età le ragazze rom raramente frequentano la scuola, spesso si sposano e hanno molti figli. Larissa è sostenuta nello studio da mamma Flora, che solo da qualche mese ha trovato un lavoro regolare (500 euro mensili), ma senza pratiche di residenza regolari non può godere per la figlia di sconti sulla refezione e di libri gratuiti: anche i tre fratellini di Larissa, tra l’altro, frequentano la scuola elementare, in via Padova a Milano, partendo ogni giorno da Segrate. Anche Larissa meriterebbe una borsa di studio. «Ci auguriamo che possa terminare il suo corso professionale e che prima di formare una famiglia trovi un lavoro», conclude Annelise. 

Per aiutarli

Per contribuire a costituire borse di studio per i ragazzi rom: Comunità di S. Egidio Milano onlus, Unicredit Banca, via Carducci Milano, Iban IT73J0200801739000100909828. Causale: Rom Rubattino. Dopo il bonifico inviare mail a santegidio.rubattino@gmail.com