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9 novembre

Peschiera Borromeo,
tra storia e solidarietà

Il cardinale Scola in visita nella città che ha come patrono San Carlo. Celebra alle 18 nella parrocchia Sacra Famiglia, poi incontra i sacerdoti del Decanato. Presenta il territorio monsignor Giovanni Cesena, responsabile della Comunità pastorale

di Cristina CONTI

8 Novembre 2014

Domenica 9 novembre il cardinale Angelo Scola sarà a Peschiera Borromeo: alle 18 celebrerà la Messa nella parrocchia Sacra Famiglia in Bettola (piazza Paolo VI, 1). Seguirà l’incontro con i sacerdoti del Decanato. Abbiamo chiesto a monsignor Giovanni Cesena, responsabile della Comunità pastorale «San Carlo Borromeo», già segretario del cardinale Carlo Maria Martini e responsabile della Pastorale missionaria diocesana e della Cei, quali sono le caratteristiche di questo territorio.

La visita del Cardinale avviene in un’occasione particolare?
Si tratta innanzitutto di una visita a tutta la città, a tutte le parrocchie nel loro insieme, non solo alla Comunità pastorale. Da qualche anno la città di Peschiera ha eletto San Carlo Borromeo come patrono, un evento molto importante, e questa settimana abbiamo celebrato la sua festa. Si inserisce dunque nel percorso pastorale dell’anno.

Come è organizzata la città di Peschiera Borromeo da un punto di vista pastorale?
Qui ci sono sei parrocchie: due sono autonome, la parrocchia di San Bovio e quella dei Santi Pietro e Paolo in Mezzate, mentre le altre sono unite in Comunità pastorale. La nostra città è un insieme di frazioni, che negli ultimi dieci anni si sono sviluppate da un punto di vista residenziale e abitativo. In passato il territorio era prevalentemente rurale, oggi, invece, è residenziale (chi vive qui generalmente lavora fuori) e industriale: lungo l’area di Linate ormai si sono sviluppate attività aziendali legate alla pista dell’aeroporto. Il grosso della città è nella Comunità pastorale di “San Carlo Borromeo” che comprende la parrocchia della Sacra Famiglia in Bettola, quella dei Santi Martino e Riccardo Pampuri in Zeloforamagno, mentre il quartiere Bellaria fa parte della parrocchia Madonna Aiuto dei Cristiani a Robbiano di Mediglia. La parrocchia di Linate, dedicata a Sant’Ambrogio, fa comunità con la parrocchia del Sacro Cuore in Pontelambro. Queste realtà parrocchiali risalgono all’epoca di San Carlo e del cardinale Federico Borromeo e si sono sviluppate in modo autonomo fino a dieci anni fa. In tempi recenti è nata la Comunità pastorale, che prevede attività comuni e una Caritas cittadina. Ogni parrocchia al suo interno ha poi attivato un percorso liturgico e giovanile con momenti dedicati ai ragazzi e incontri di catechesi.

La crisi economica si è sentita molto sul vostro territorio?
La città appare ricca, ma ci sono ugualmente sacche di povertà significative. La Caritas ha un Centro d’ascolto molto sviluppato e piuttosto frequentato. C’è anche un “Banco della solidarietà” a cui si rivolgono cento-centodieci famiglie in difficoltà per ricevere un aiuto alimentare. La Caritas provvede inoltre agli anziani che hanno bisogno di aiuto grazie a un servizio di trasporto per le visite mediche, realizzato in collaborazione con il Comune. Viene organizzata anche una scuola di italiano per stranieri, per aiutare gli immigrati a inserirsi meglio nella società e a integrarsi nella comunità. È a disposizione poi un servizio legale per consulenze su sfratti, bollette, patria potestà e permessi di soggiorno a cui si rivolgono sia italiani che stranieri. Come capita sempre nei momenti di crisi chi ha una sicurezza economica di lavoro continua a mantenere un tenore di vita superiore alla media. C’è poi chi aveva un impiego precario e oggi fa fatica a perpetuarlo e chi, invece, aveva un buono stipendio, ma poi l’ha perso.

Ci sono molti stranieri da voi? Di quali nazionalità?
Sì, soprattutto rumeni e filippini. Fanno i soliti lavori che conosciamo (badanti, aiuto domestico, eccetera). C’è anche un buon numero di cinesi impiegati nell’industria e ben integrati sia nell’ambiente lavorativo che in quello cittadino.

Anziani: a che punto siamo?
Per loro ci sono Centri molto ben organizzati e gestiti da associazioni e dal Comune. In una parrocchia è nato il “Movimento della terza età”, che organizza momenti di incontro e di formazione dedicati. C’è poi una rete capillare di assistenza per gli anziani infermi e isolati in casa.