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Martiri cristiani: la Chiesa ricorda il loro sacrificio

22 Marzo 2004

Materiali per la Veglia nelle parrocchie Martiri missionari nativi della nostra diocesi Martiri missionari morti nel mondo nel 2003
Il martirio dei cristiani è oggi la realtà quotidiana della vita della Chiesa nel mondo. Ogni anno decine di donne e uomini vengono uccisi perché cristiani.
Di alcuni di loro se ne occupano anche le cronache dei quotidiani, soprattutto se si tratta di missionari europei o di vescovi.

Ma la maggior parte muore senza che il mondo lo venga a sapere. Sono catechisti oppure sacerdoti o suore locali. Uccisi perché annunciavano il Signore, oppure perché avevano preso le difese dei più poveri.

Lo slogan che accompagna quest’anno le celebrazioni della Giornata di preghiera e di digiuno per i martiri missionari, prevista per il 24 marzo, è particolarmente significativo: «Perseguitati ma non abbandonati».

«La celebrazione della Giornata», afferma don Gianni Cesena , direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale missionaria, «ha proprio questo scopo: ricordare tutti questi cristiani e riflettere su come la scelta di seguire Cristo e di dedicarsi ai fratelli può costare un prezzo molto caro».

«Nel nostro secolo», ha scritto Giovanni Paolo II nella Tertio millennio adveniente, «sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quasi militi ignoti della grande causa di Dio. Per quanto è possibile non devono andare perdute nella Chiesa le loro testimonianze».

Nel 2003 sono state uccisi 29 persone: 20 sacerdoti, 3 seminaristi, 4 laici, 1 religioso e 1 vescovo.

Tre gli italiani: Annalena Tonelli, padre Taddeo Gabrielli e padre Mario Mantovani.

Annalena, 63 anni, era una missionaria laica ed è stata raggiunta da colpi di arma da fuoco il 5 ottobre mentre si trovava nel suo ospedale di Borama (nord Somalia) dove da 33 anni operava a favore della popolazione locale.

Padre Taddeo, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, 73 anni, italiano, è stato ucciso con due coltellate il 19 luglio a Imperatriz (stato del Maranhao, Brasile) da una persona che voleva aiutare, apparentemente sotto influsso di alcool o droga.
Aveva dedicato la sua vita alla missione e all’evangelizzazione.

Padre Mario, Missionario Comboniano, 84 anni, da 45 anni in Uganda dove assisteva i lebbrosi, è stato ucciso insieme ad un suo confratello ugandese, Godfrey Kiryowa, durante una razzia di bestiame sulla strada tra Capeto e Kotido il 14 agosto.

E’ l’Africa il continente nel quale nel 2003 vi sono stati più martiri missionari: 17 morti, di cui sei in Uganda, cinque nella repubblica democratica del Congo e uno in Camerun, Burundi, Sudafrica, Guinea Equatoriale, Somalia e Kenya). In Amercia centrale e meridionale i martiri sono stati 10 (6 in Colombia, 2 in El Salvador, 1 in Brasile e in Guatemala) mentre in Asia due (India e Pakistan).

Si tratta di un elenco per difetto, in quanto si tratta solo dei casi dei quali si è venuti a conoscenza.
Degli altri, soprattutto dei tanti catechisti o responsabili di piccole comunità di base, morti anche solo perché rivestivano quel ruolo spesso si viene a sapere solo dopo anni. Un sacrificio, fino a perdere la vita, dettato dall’amore.

E illuminanti in questo senso sono le parole pronunciate da Annalena Tonelli in un suo intervento al Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute: «E’ una vita che combatto e mi struggo e ne sono uscita con una convinzione incrollabile che ciò che conta è solo amare».

La Giornata fu istituita dodici anni fa ed è stato scelto di celebrarla il 24 marzo perché è la data del martirio di mons. Oscar Romaro, vescovo di El Salvador , ucciso nel 1980 mentre stava celebrando la Messa nella cattedrale. Le Pontificie Opere Missionarie e il Movimento Giovanile Missionario hanno preparato un sussidio con una traccia per la Veglia e una per la Via Crucis che possono essere utilizzate dalle parrocchie per la celebrazione della Giornata.