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Monza

Mamma Rita, è tempo di convivenza multiculturale

Nella continuità dello stile educativo, come è cambiata negli anni l’attività dello storico Centro, una delle eccellenze per quanto riguarda l’accoglienza dei minori

di Veronica TODARO

5 Giugno 2016

È una delle eccellenze per quanto riguarda l’accoglienza dei minori. Il Centro Mamma Rita di Monza è una realtà d’intervento socio-educativo dell’Istituto Religioso delle Minime Oblate del Cuore Immacolato di Maria, che opera dal 1964.

La storia del Centro è sempre stata caratterizzata da due aspetti: la consacrazione delle religiose contrassegnata dalla testimonianza dell’amore di Cristo particolarmente misericordioso verso i “piccoli”: i poveri, gli emarginati, gli indifesi, i fanciulli; lo stile educativo supportato dalla qualificazione professionale continuamente aggiornata delle consorelle e degli operatori del Centro. Le fondatrici Amelia Pierucci e Giuseppina Sala svilupparono la consegna di Rita Tonoli, che nel 1908 a Milano aveva dato vita alla Piccola Opera per la Salvezza del Fanciullo: consegna che si esprime nel motto «No collegi, ma famiglie». Per questo il Centro Mamma Rita si mostra come un condominio di appartamenti distribuiti su tre piani, immersi nel verde di un parco centenario.

«La funzionalità della struttura – spiega sorella Patrizia Pirioni, responsabile pedagogica – ha garantito nel tempo la possibilità di rispondere all’evolversi delle richieste d’inserimento e al conseguente adeguamento delle progettualità d’intervento».

Se negli anni Sessanta i quindici appartamenti del Centro Mamma Rita erano occupati da circa trecento bambine e bambini in età scolare – appartenenti a famiglie appesantite da drammi interni e da contesti sociali inediti per le quali la Milano del boom economico andava sperimentando nuove risposte -, negli anni Settanta c’è bisogno di una maggior integrazione fra la vita del Centro e il territorio, con l’inserimento scolastico dei minori accolti nelle scuole e l’inserimento lavorativo per i più grandi.

La presenza di bambini e ragazzi comincia a cambiare colore con l’accoglienza in casa dei drammi mondiali: prima arrivano i profughi delle conflittualità dell’Eritrea e poi per tutti gli anni Ottanta continuano ad approdare minori di famiglie o madri provate da emigrazioni dal Centro e Sud America, dall’Asia e dall’Africa. Nei primi anni Novanta premono le sofferenze di chi arriva dai Paesi dell’Est e dall’Albania.

In un momento in cui si moltiplica la riflessione sull’intercultura, oggi al Centro si vive la più alta esperienza di convivenza multiculturale. Con il nuovo millennio i servizi non sono più rivolti solo ai minori, ma anche a mamme con bambini italiani e stranieri con progetti di nucleo, per nuclei mamma-bambino travagliati dalla perdita del lavoro e della casa, per minori stranieri non accompagnati e richiedenti asilo con risposte di residenzialità e di semiresidenzialità nei servizi di doposcuola primaria e secondaria aperti al territorio monzese, attraverso sette Comunità educative aperte 365 giorni all’anno e due spazi «Non solo compiti» sotto la direzione di Sorella Rosalia Restelli.