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Intervista

«L’urna di don Bosco,
un dono per la Diocesi»

«Incontrerà una comunità che investe moltissimo sull’educazione - afferma don Samuele Marelli, direttore della Fom -. L’oratorio è l’elemento che ancora oggi ci unisce a lui in modo indissolubile»

di Mario PISCHETOLA

26 Gennaio 2014
Don Samuele Marelli

«È un dono prezioso per tutta la nostra Diocesi»: riassume così don Samuele Marelli, direttore della Fondazione oratori milanesi (Fom), l’esperienza della Peregrinazione dell’urna di san Giovanni Bosco, nelle «cinque giornate» dedicate al passaggio in terra ambrosiana. Sotto lo slogan «Don Bosco è qui», che ha accomunato il viaggio del «padre e maestro della gioventù» in tutte le regioni di Italia, in seguito alla Peregrinazione mondiale partita nel 2009, anche la Chiesa di Milano si appresta a vivere un incontro memorabile, che vedrà come protagonisti soprattutto i ragazzi di ogni fascia d’età, gli adolescenti e i giovani e, insieme a loro, tutte le «comunità educanti» che stanno vivendo dal 21 gennaio la lunga Settimana dell’educazione.

La peregrinazione di don Bosco si colloca dunque dentro un cammino di preparazione ben articolato…
Nella nostra Diocesi c’è questa felice coincidenza che colloca l’arrivo di don Bosco al termine della Settimana dell’educazione e nel giorno della sua memoria liturgica (31 gennaio, ndr). Anche la Festa della famiglia che si celebra oggi e la Giornata per la vita di domenica 2 febbraio mettono a tema l’educazione come elemento chiave della vita familiare che “genera futuro”. Tutta la Chiesa diocesana, anche la comunità adulta, è dunque coinvolta in queste giornate. Don Bosco “incontrerà” una comunità che investe moltissimo sull’educazione, in ogni ambito di vita. Le nostre comunità potranno chiedere al Santo dei giovani di rigenerare in esse quel metodo educativo efficace che già appartiene loro.

Qual è questo metodo educativo che accomuna don Bosco e la nostra tradizione?
Certamente ritroviamo un denominatore comune nell’oratorio. Don Bosco ci insegna a “fare oratorio” ancora oggi, eppure nel corso della sua vita più volte venne a Milano per imparare dall’esperienza degli oratori ambrosiani, studiandone i regolamenti del tempo e riportandoli nell’elaborazione del suo sistema educativo. L’oratorio è l’elemento che ancora oggi ci unisce a don Bosco in modo indissolubile. La sua visita ci chiederà di non smettere di “ripensarlo”, secondo le nuove sfide che la vita dei ragazzi, così com’è oggi, chiede di affrontare.

Quest’anno si celebra anche il centenario della Fom: come si colloca nell’ambito della Peregrinazione di don Bosco?
Anche questa è una felice coincidenza. Più volte l’Arcivescovo ci invita a riscoprire la dimensione comunitaria dell’educare, dentro un contesto di trasmissione della fede che apre a nuove sinergie, per investire la libertà di ciascun ragazzo e proporre a tutti una più ampia appartenenza. La Fom può essere ancora quello strumento che crea comunione e fa sentire ciascun oratorio – e in esso ciascun ragazzo, animatore, educatore, ecc – parte di una grande comunità ecclesiale, tutta orientata ad abitare il mondo con senso di responsabilità. L’obiettivo di don Bosco verso i ragazzi consisteva nel formare “buoni cristiani e onesti cittadini” e, per questo, faceva in modo che, per essi, la Chiesa fosse una casa accogliente e familiare in cui imparare a vivere felicemente. Gli oratori insieme sono segno della Chiesa che per i ragazzi continua ad avere grandi sogni e grandi speranze.

Ci sono tappe significative che segnano la presenza di don Bosco nella nostra Diocesi?
Il programma della Peregrinazione di san Giovanni Bosco nella Diocesi ambrosiana è molto ricco e coinvolge moltissimi soggetti. Ogni tappa ha un suo significato. Vengono visitate tutte e sette le Zone pastorali e tutte le parrocchie dedicate al Santo dei giovani; don Bosco passerà in Seminario e negli ambienti dove si lavora per il recupero dei minori, come il carcere minorile “Cesare Beccaria” – in cui centinaia di religiose si ritroveranno a pregare per i più giovani – e la comunità Kàiros di Vimodrone. Emblematicamente una sosta sarà all’oratorio Sant’Alessandro di Melzo, chiamato a rappresentare tutti gli oratori ambrosiani. Ma sarà il Duomo, la Cattedrale, il centro degli incontri di migliaia di ragazzi, adolescenti, catechisti, educatori e genitori che dialogheranno con don Bosco, certamente mettendoci il cuore.