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Il ricordo

«L’attesa è già ricolma di affetto e di amicizia»

La testimonianza di un amico e compagno di studi, che ha condiviso molto con il futuro Arcivescovo di Milano

Mario MOZZANICA Docente all’Università Cattolica di Milano

19 Settembre 2011

Ricordo molto bene la sua casa con la ringhiera, per esserci stato più volte, in via S. Antonino a Malgrate. Rivedo lo sguardo penetrante del suo papà e il volto limpido della sua mamma; risento la parola persuasiva del fratello Pietro. Domenica prossima, da Malgrate, essi lo accoglieranno e dal cielo lo accompagneranno sulla strada che porta a Milano.

I ricordi dell’infanzia sono, per me, iscritti e scolpiti in una memoria grata e riconoscente; forse perché lontani nel tempo cronologico essi sono ancora più vivi in quello biografico. È per questo che intercettano e intrecciano ogni stagione della vita, in un tempo – il nostro – ormai orfano del suo passato anche prossimo, nel quale crescono bulimia del presente e anoressia del futuro. Memorie e ricordi, dunque, segnano e disegnano la condivisione – essendo noi coetanei – delle radici di una comune esperienza: la frequenza della scuola media T. Grossi di Lecco, il pranzo a casa mia sul lungolago IV Novembre, quando si doveva tornare a scuola nel pomeriggio; le gare catechistiche diocesane, il percorso all’Università Cattolica e la comune laurea in filosofia con Bontadini (per ambedue sui temi della “filosofia cristiana”); la corrispondenza che ha accompagnato i molti eventi della vita, i non frequenti incontri – peraltro per me molto significativi -, tra i quali mi piace ricordare lo scambio di pensieri nei e sui Convegni ecclesiali di Loreto e di Verona, le chiacchierate in casa di don Roberto Busti.

Mi porto nel cuore la memoria viva (perché ricordare significa evocare le voci e ascoltare le risonanze del cuore) di un’intelligenza rigorosa e vivace, della magnanimità della persona – il cardinale Angelo – che vive con verità, con intimità e con profonda interiorità l’amicizia; molto esigente con se stesso e dunque anche con gli altri.

Auguro al cardinale Angelo di tornare alla sua casa e alla sua terra (che si fa “promessa” nel disegno di Dio), vivendo questo evento come un av-vento (un’“ad-ventura” – direbbe lui – pur sempre promettente e sorprendente, perché vocazione ed evocazione di futuro). L’attesa è già ricolma di quell’affetto e di quell’amicizia che il cardinale Angelo, dal primo giorno, ci ha chiesto come pegno e come dono. Noi vogliamo essere fedeli al suo ministero e al suo magistero. Il nuovo Arcivescovo vorrà e saprà certamente coniugare i verbi ausiliari dell’agire pastorale; vengono da lontano, perché sono dono dello Spirito: ascoltare, accogliere, annunciare, accorgersi, attendere, accompagnare, ammonire…

Mi piace pensare, e dunque ricordare, come augurio e autorità condividano la stessa etimologia: sono ambedue voto e volto di un’auspicata crescita. «Grazie, Angelo, per il dono che tu sei stato, sei e sarai per tutti noi». Il dono del Signore è sempre anticipazione del senso promettente e sorprendente della vita e dunque benedizione e profezia di ogni autentico e definitivo compimento. Anche e soprattutto per questo, allorquando scendono le ombre della sera, il cardinale Angelo continua a farci memoria che sufficit gratia tua.