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“Toniolo”

«Il 60% dei giovani italiani
punta sulla famiglia»

Resi noti i dati della ricerca dedicata all'universo giovanile e realizzata da Ipsos per l'Istituto milanese

31 Maggio 2012

I desideri e le aspettative delle giovani generazioni non sembrano, almeno per il momento, segnare il passo, nonostante le difficoltà e la congiuntura economica negativa. E,in tale situazione, la famiglia rappresenta una fondamentale certezza. Questa la sintesi dei dati emersi dall’indagine voluta dall’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, con il sostegno della Fondazione Cariplo, e un gruppo di docenti dell’Università Cattolica che si è avvalsa di Ipsos per la raccolta dei dati. La ricerca riguarda un universo di 9000 persone tra i 18 e i 29 anni. I risultati sono relativi al primo “sottocampione” di 2400 interviste: un numero che già consente di trarre indicazioni e tendenze di grande significato e valore.

Secondo l’indagine, quasi il 60% dei giovani intervistati afferma che la famiglia tiene, non rinuncia a pensare di poter formare una propria famiglia e la vede formata mediamente da due figli e oltre. Solo una marginale minoranza (il 9,2% fra gli uomini e solo il 6,2% fra le donne) pensa di non averne del tutto. Questo significa che se questi giovani fossero semplicemente aiutati a realizzare i propri progetti di vita la denatalità italiana diventerebbe un problema superato.

Dalla ricerca emerge il fatto che, mentre in passato la grande maggioranza dei giovani usciva dalla casa dei genitori per il matrimonio, ora non è più sempre così anche se il matrimonio continua in Italia a mantenere un ruolo centrale. La grande maggioranza di coppie con figli è sposata e anche tra le nuove generazioni solo una persona su tre non concorda con il fatto che la famiglia si fondi sul matrimonio. Più di un terzo si dice “abbastanza d’accordo” e oltre il 30% è “del tutto d’accordo”. Oltre il 60% degli intervistati asserisce di essere d’accordo con il fatto che la famiglia è la cellula fondamentale della nostra società e si fonda sul matrimonio.

Secondo i dati prodotti da Ipsos, le relazioni tra genitori e figli sono da sempre molto forti nel nostro Paese. E non solo per motivazioni di natura economica. La famiglia, oltre al sostegno materiale, fornisce anche supporto emotivo. Costituisce,infatti, un punto di riferimento stabile e affidabile al quale fare riferimento in ogni situazione di difficoltà o di disorientamento nelle scelte di vita: di fronte a un futuro incerto la famiglia d’origine rappresenta una fondamentale certezza. Il fatto di continuare a vivere con i genitori, anche dopo i 25 anni, è considerato, a differenza di molti altri paesi dell’Europa nord-occidentale, un fatto del tutto normale.

La famiglia d’origine viene intesa dai giovani come un luogo ove ciascuno può esprimere se stesso  (ben il 39,7% è molto d’accordo con questa affermazione e il 47,3% abbastanza d’accordo, pertanto complessivamente ben l’87% esprime accordo) e può scambiare ed entrare in relazione con gli altri (ben il 64,6% esprime accordo – molto o abbastanza con questa affermazione). Altro aspetto importante è che la famiglia è considerata da due giovani su tre (oltre il 66%) un luogo di apprendimento primario sia  delle modalità di relazione con il contesto sociale  sia dal punto di vista normativo,delle regole,cioè, da rispettare.  Per più della metà degli intervistati la famiglia si configura come rifugio dal mondo (il 27,5 % è molto d’accordo con questa definizione mentre il 35,8 % si dichiara abbastanza d’accordo).

«Questi dati – spiega il professor Alessandro Rosina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – sono di estremo interesse e ci mostrano come le generazioni adulte si muovano con modalità molto diverse all’interno della famiglia e nella società: nella famiglia danno vita a un luogo dove ciascuno può dire come la pensa e aprirsi agli altri, nella società, danno vita a luoghi di sfiducia per fuggire dai quali i giovani vanno a “rifugiarsi” in famiglia. La dinamica di scambio tra famiglia e società si conferma quindi basata  su processi di scissione e di compensazione anziché su processi di trasformazione. I genitori, prolungando gli aspetti protettivi in famiglia, compensano l’ingiustizia del sociale che essi inconsapevolmente contribuiscono a produrre».