«Tutto è vostro…». È il ritornello con cui insistentemente ricorda di non lasciar fuori niente dalla vita di fede e di accogliere tutto come esperienza possibile di Dio. «La compagnia della comunità…». È l’amicizia cristiana che lui implora sempre di non abbandonare, perché solo nella comunità, alla fine, riesci a vedere nitidamente il volto di Cristo. «La vita come vocazione…». È l’indicazione di riconoscere che in ogni circostanza e rapporto nella vita c’è una traccia di Dio che mi sta parlando. «Ciò che ti è dato ti corrisponde…». Per dire a ciascuno che qualsiasi situazione tu viva, lì l’amore di Gesù ti sta interpellando.
Hanno imparato ad ascoltarlo in queste e in tante altre frasi ricorrenti, i giovani, nei lunghi dialoghi in cui, lui, il patriarca Angelo, non si è mai sottratto, anzi ha sempre voluto stanare tutte le questioni col suo «Tu, come ti poni dietro questa domanda? Perché mi chiedi questo?». I giovani l’hanno scrutato, lo hanno ascoltato e hanno imparato a riascoltarlo, lasciando che lui pian piano insegnasse loro uno sguardo, un linguaggio, un punto di vista nuovo sulla loro quotidianità. Lo stile delle facce, così lo ha chiamato, ha voluto fosse la modalità dell’incontro fra loro e con lui: metterci la faccia, giocarsi fino in fondo, condividere integralmente il gesto che si stava facendo insieme, pellegrinaggio, preghiera, festa o partita a calcetto che fosse. Mai sottrarsi alla realtà, guardarla a 360°.
La comunicazione della bellezza è sempre stata la cifra del suo dire qualcosa a loro: la letteratura, il teatro, il cinema non sono mai mancati nei suoi esempi, negli spunti dati, negli approfondimenti richiesti alla fine dell’incontro. Il rigore nel partire sempre dalla realtà della vita che si sta vivendo, senza creare percorsi artefatti o itinerari preconfezionati: questo è il metodo che ci ha insegnato il patriarca Angelo, per rispondere alle domande e ai desideri del cuore dei giovani, per accompagnarli nel loro incontro con Cristo, per essere soggetti credibili, testimoni veri, comunità educanti tangibili per ciascuno di essi. Il Patriarca non ha mai nascosto o taciuto niente, non ha mai eluso le richieste e domande rivoltegli, si è assunto spesso il rischio e la responsabilità di non essere capito e questo alla fine ha pagato. Ha lasciato il segno.