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24-26 maggio

Francesco pellegrino alle fonti della fede

Il Pontefice in Terra Santa, sulle orme di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, a 50 anni dall’abbraccio di papa Montini col patriarca Atenagora. Parla il custode fra Pierbattista Pizzaballa. È possibile seguire il viaggio in collegamento con News.va

di Giuseppe CAFFULLI

23 Maggio 2014

 

Lo stesso papa Francesco l’ha definito «pellegrinaggio di preghiera». Alla luce delle tappe previste, la descrizione è quanto mai calzante. Domani il Pontefice partirà per Amman, capitale della Giordania. In tre giorni toccherà poi Betlemme e Gerusalemme. Incontrerà le comunità locali (ad Amman e Betlemme), gli esponenti di Ebraismo e Islam, visiterà i Luoghi Santi, sosterà al Muro occidentale e si recherà allo Yad Vashem, il Memoriale della Shoah. Ma il centro del viaggio sarà l’incontro al Santo Sepolcro col patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, nel ricordo dello storico abbraccio di Paolo VI con l’allora patriarca Atenagora, durante il viaggio che Montini, primo Papa in Terra Santa, fece 50 anni fa per invocare una speciale benedizione sul Concilio.

Tra le personalità ecclesiali che accoglieranno Francesco in Terra Santa c’è il Custode fra Pierbattista Pizzaballa. La Custodia di Terra Santa è la provincia francescana che, su incarico della Chiesa cattolica, da oltre 800 anni si occupa della cura e della salvaguardia dei santuari cristiani in quell’area. Oltre alla presenza nei luoghi santi, i frati minori hanno la cura pastorale di numerose comunità cristiane in Giordania, Israele e Palestina.

Un viaggio breve, ma intenso. Qual è il tratto particolare di questo pellegrinaggio?
Tutti i viaggi di un Papa sono intensi, perché il desiderio è che il Papa incontri tutti. Il carattere particolare di questo viaggio è stato ben definito dal Papa stesso, nell’annuncio del gennaio scorso: un pellegrinaggio di preghiera, in ricordo della storica visita di Paolo VI. Il Papa viene in visita ai Luoghi Santi per pregare, innanzitutto, e per toccare con mano – seppur brevemente – la realtà di questa terra e dei popoli che la vivono, nella complessità ormai nota di questi Paesi.

La tappa giordana avrà un taglio particolare: l’ascolto delle vittime della guerra siriana…
Presso il sito del Battesimo il Papa incontrerà alcuni rappresentanti dei profughi siriani. Sarà un momento significativo, un gesto simbolico di vicinanza a quella popolazione lacerata da ormai tre anni di conflitto. Sarà un forte incoraggiamento e un abbraccio ideale coi tanti poveri che, insieme ai bisogni primari, chiedono di essere ricordati e abbracciati dalla comunità internazionale.

Oltre che ad Amman, il Papa incontrerà la comunità cristiana nei Territori palestinesi. Cosa si aspettano questi fedeli?
La Messa a Betlemme sarà l’unico evento pubblico di grande rilevanza in Terra Santa. I fedeli, come sempre e come tutti, si aspettano una parola di consolazione. Tutti sappiamo che il Papa non potrà cambiare molto, anche se non rinuncerà a far sentire la sua voce contro le ingiustizie. Ma potrà portare consolazione e tenerezza. Un balsamo sulle tante ferite di questa gente.

Il cuore del viaggio sarà l’incontro con Bartolomeo I al Sepolcro. Cosa significa rinnovare oggi, a Gerusalemme, l’abbraccio tra Paolo VI e Atenagora?
Cinquant’anni fa quell’incontro, tenutosi sul Monte degli Ulivi, alla periferia della Gerusalemme di allora, quasi in una cornice privata, ebbe conseguenze imprevedibili anche per i protagonisti. Sciolse le paure che bloccavano le relazioni tra le due Chiese. Da allora le cose sono migliorate moltissimo, ma il cammino da fare resta ancora lungo. Questo incontro si terrà nel cuore della Gerusalemme cristiana, il Santo Sepolcro, simbolo anche delle nostre divisioni. Un segno del cammino fatto fino a oggi, ma mi auguro sia anche l’inizio di un nuovo percorso, che ancora non possiamo prevedere completamente, ma che segnerà fortemente la vita della Chiesa.

Sappiamo della simpatia di Francesco per il popolo ebraico. Quali saranno i gesti più significativi?
I due momenti salienti che coinvolgeranno il rapporto col popolo ebraico e con Israele sono la visita al memoriale Yad Vashem e quella al Muro occidentale. Sono i due luoghi che caratterizzano fortemente l’identità ebraica e quella israeliana. Le parole e i gesti del Papa saranno molto significativi. Le relazioni con l’Ebraismo sono buone, ma la speranza è che anche questo incontro contribuisca a rafforzarle ulteriormente e ad aiutarci a impegnarci tutti insieme nel ricercare il bene comune.

 

Tre giornate ricche di visite e incontri

Ad Amman papa Bergoglio si recherà al Palazzo reale per il benvenuto ufficiale e la visita di cortesia a re Abdallah e alla sua famiglia. Nel pomeriggio è prevista la celebrazione di una Messa solenne all’International Stadium. Al termine il Papa si trasferirà al Santuario del Battesimo di Gesù, a Betania. In riva al Giordano, presso la chiesa cattolica latina di recente costruzione, il Papa incontrerà un gruppo di rifugiati e di giovani disabili.

Domenica il Papa lascerà in elicottero Amman alla volta di Betlemme. Dopo l’incontro col presidente palestinese Abu Mazen, nella piazza della Mangiatoia, antistante la Basilica della Natività, si terrà la celebrazione della Messa domenicale. Dopo pranzo Bergoglio si recherà privatamente nella Grotta della Natività. Visiterà in seguito il campo profughi di Dheisheh. Nella seconda parte del pomeriggio, a Tel Aviv, sarà accolto dalle autorità dello Stato di Israele. Raggiunta in elicottero Gerusalemme, il Papa si recherà alla sede della delegazione apostolica, sulle pendici del Monte degli Ulivi, dove incontrerà in privato il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I. In serata, nella Basilica del Santo Sepolcro, si terrà un incontro ecumenico, presenti anche i capi delle Chiese e comunità cristiane locali.

La mattinata di lunedì si aprirà con la visita del Papa alla Spianata delle Moschee e con l’incontro col Gran Muftì di Gerusalemme. Seguiranno le tappe al Muro occidentale e al Memoriale della Shoah (Yad Vashem). Nel pomeriggio appuntamenti ecclesiali nella Basilica dell’Agonia (o delle Nazioni) per l’incontro con sacerdoti, religiosi e seminaristi. Il viaggio si chiuderà con una Messa celebrata nella sala del Cenacolo (come già fece Giovanni Paolo II nel 2000), insieme al seguito e agli ordinari di Terra Santa.

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