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Testimonianze

«Ecco perché abbiamo detto sì»

Alcuni tra i primi volontari che hanno dato la loro disponibilità per Family: storie di generosità per gli altri

di Cristina CONTI

12 Febbraio 2012
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Aiutare le altre persone, dare la propria testimonianza, dedicare il proprio tempo agli altri. Ma anche sentirsi parte di qualcosa di più grande, che va oltre al proprio impegno quotidiano in parrocchia o nel lavoro. Queste le principali motivazioni dei volontari hanno dato la loro disponibilità per il VII Incontro mondiale della famiglia.

Come Abramo Facchinetti, 66 anni, di Inzago, che ha dato per la manifestazione una disponibilità di tre mesi. Alle spalle ha già un passato di volontario al Giubileo del 2000, a Loreto, a Bari e ad Ancona. «Al Giubileo del 2000 ho partecipato a due turni a luglio e a novembre e mi sono occupato, tra le altre cose, dei pasti per i poveri. A Loreto, invece, mi è stato dato l’incarico di seguire e di fare da cicerone al Vescovo di Baghdad», racconta. Appassionato ciclista, si sposterà in bici (se sarà possibile) da un luogo di servizio all’altro. «Queste esperienze sono sempre bellissime: si incontrano tante persone e si cresce sia culturalmente sia spiritualmente. Mi ricordo, per esempio, che durante il Giubileo del Volontario, ho attraversato la Porta Santa insieme a tanti giovani, di nazionalità diverse: in quel momento non mi sono sentito più soltanto una persona, ma parte del mondo intero», aggiunge Abramo. Un’esperienza coinvolgente, che può aiutare la società a riscoprire il vero valore e il profondo significato della famiglia.

«Durante questi eventi è come se il mondo venisse a casa nostra. Ma questa sarà soprattutto l’occasione per parlare dell’importanza della famiglia e dunque per fare chiarezza su un argomento cruciale per la società, a proposito del quale oggi c’è molta confusione», dice Roberto Campopiano, 29 anni, di Salerno, a Trento per lavoro, che ha già partecipato a diversi eventi come volontario e che a Family 2012 sarà team leader. Della stessa idea anche Facchinetti. «Attraverso questi grandi eventi di massa è più facile per la Chiesa diffondere il proprio messaggio. Spero che questo possa accadere anche questa volta».

Una scelta fatta per il Signore, una possibilità concreta per incontrare tanta gente e poterla aiutare. «Sono sicuro che sarà un’esperienza indimenticabile e molto profonda. Non vedo l’ora che cominci. Spero che arrivi tanta gente e sto cercando di convincere tutti i miei amici a partecipare», aggiunge Campopiano, che parteciperà al Family dal 25 maggio al 3 giugno. Ma anche un modo per conoscere gente nuova, scambiarsi idee ed esperienze, allargare i propri orizzonti.

Come racconta Benedetta Caterina, 49 anni, di Corato, che è già stata al Congresso eucaristico di Ancona in qualità di volontaria per la segreteria della sala stampa: «Nel periodo trascorso ad Ancona ho avuto la possibilità di conoscere molte persone, proveniente da ogni parte d’Italia e anche dall’estero. Parlare con loro, condividere le mie riflessioni con chi ha una formazione culturale diversa, vedere negli altri la stessa gioia di mettersi a servizio del prossimo e la stessa luce negli occhi: sono esperienze indescrivibili. Molto belle. Dove il termine belle ha un significato davvero ampio».

Un impegno e una disponibilità che completano le attività di ogni giorno e che spesso si accompagnano ad attività di volontariato in parrocchia. La signora Benedetta, per esempio, è catechista e ha dato un paio di settimane di disponibilità, perché prima deve accompagnare i bambini della sua parrocchia al sacramento della Riconciliazione. Non sono ancora stati distribuiti gli incarichi dei volontari. Servizio d’ordine, accompagnamento dei disabili, logistica: tante sono le necessità e il compito di ciascuno dipenderà dalle competenze già acquisite. Ma tutti sono d’accordo che non è tanto importante quello che si andrà a fare, quanto piuttosto la possibilità di esserci e di poter dare il proprio contributo alla riuscita dell’evento. «Come quando sono andata ad Ancona, anche questa volta mi metterò a disposizione del Signore: quello che sarà sarà. È stato indimenticabile l’altra volta e sono sicura che lo sarà anche questa», conclude Benedetta.