«La fede in Cristo – scrive l’Arcivescovo nella sua lettera (al numero sei) – è accoglienza piena di stupore». «L’iniziativa – continua – è sempre di Dio, che intercetta il desiderio di felicità del cuore di ogni donna e di ogni uomo». Si rimanda per questo all’inno con cui si apre la lettera di San Paolo ai cristiani di Efeso (Ef 1,3-14). Un testo di rara bellezza.
Dunque, credere è sempre un po’ stupirsi, rimanere felicemente impressionati da quanto si riceve da Dio. Ogni volta che Dio si rivela, sempre misteriosamente, nelle circostanze a volte consuete e a volte no della nostra vita personale, ci si rende conto che egli consola e appaga. Si ha la sensazione forte e chiara di aver incontrato ciò che da sempre si sperava di trovare: qualcosa che si ha piacere di vedere, di ascoltare, di sentire; qualcosa che risulta perfettamente in linea con la parte migliore di noi stessi. Una voce segreta ci dice: «Meno male che tutto questo esiste!».
Nel testo che introduce la Lettera di San Paolo agli Efesini si esprime questo pensiero mediante il linguaggio della benedizione. Scrive infatti l’apostolo: «Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità». Dio dunque ci benedice. Ci ha creato per benedirci, come ricorda anche il primo capitolo del Libro della Genesi.
La parola «benedizione» è carica di significato: ha una risonanza tutta sua, assolutamente positiva. Quando diciamo di qualcuno che è «benedetto da Dio» o che «è una benedizione per noi», sappiamo bene cosa intendiamo, anche se faticheremo sempre a precisarlo. Si intuisce che in gioco c’è la vita nella sua sostanza: una vita vera, sana, ricca, luminosa, che diventa un dono anche per gli altri. Non per nulla – secondo La Scrittura – alla benedizione di Dio corrisponde la beatitudine dell’uomo.
Ma il punto sta nell’essenza della benedizione: secondo San Paolo essa va cercata nella carità: siamo stati infatti predestinati a essere «santi e immacolati nella carità». La benedizione di Dio per noi consiste dunque nella manifestazione della sua potenza di amore: il sentirci interiormente custoditi, sostenuti, accompagnati, guariti dalla forza di bene che scaturisce costantemente dal suo mistero ineffabile. È questo che si può incontrare. Ed è questo che sempre ci stupirà e ci consolerà. L’incontro con persone giuste e generose, le parole e i gesti di accoglienza e di perdono, la comprensione sempre più profonda della Parola di Dio, la celebrazione intensa dell’Eucaristia, il silenzio del cuore: queste sono alcune delle vie che la benedizione di Dio percorre per raggiungerci. La nostra fede intanto cammina.
da Avvenire, 24/11/12