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Vaticano

Confermati tutti gli impegni
del Papa fino al 28 febbraio

Il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi ha illustrato gli ultimi impegni che attendono Benedetto XVI e anche il “dopo”. Esclusa la pubblicazione di un’enciclica

a cura di Maria Michela NICOLAIS Agenzia Sir

12 Febbraio 2013
Il tavolo della conferenza stampa di sabato 2 giugno 2012.
Il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi

Papa Benedetto XVI ha «confermato tutti gli impegni» fino al 28 febbraio, data in cui lui stesso ha deciso di porre fine al suo pontificato. Ad assicurarlo ai giornalisti è stato padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, durante il briefing di oggi in Vaticano.

«Fino al 28 febbraio Benedetto XVI è il nostro Papa», ha affermato padre Lombardi, informando che sono confermate anche le visite ad limina in calendario fino a quella data, le visite dei presidenti già in programma (come quelli della Romania e del Guatemala) e l’incontro con un gruppo di vescovi italiani.

Come di consueto, inoltre, nella settimana degli esercizi spirituali sono sospesi tutti gli impegni del Pontefice. L’unica novità è la cerimonia di domani per le Ceneri, spostata nella basilica di San Pietro in luogo della “classica” stazione quaresimale all’Aventino. «È l’ultima grande celebrazione in San Pietro del Santo Padre», ha commentato il portavoce vaticano, spiegando che lo spostamento è dovuto al fatto che «nella basilica vaticana c’è molto più spazio, visto che si stima che saranno molti i fedeli che verranno, cui si uniranno anche in gran parte i cardinali e i vescovi presenti ieri al Concistoro».

L’incontro con i sacerdoti e l’ultima udienza

Altro tradizionale e importante impegno del Santo Padre, in questi giorni, è l’incontro di giovedì mattina con il Clero romano, che verrà trasmesso in diretta: una “conversazione” in cui, come al solito, il Papa parlerà «in modo libero e spontaneo, non leggerà un discorso». Benedetto XVI, ha reso noto padre Lombardi, «parlerà con appunti preparati sulla sua esperienza al Concilio Vaticano II, argomento di cui non ha parlato molto in questi mesi, nonostante le molte richieste». Poi ci sono gli Angelus della domenica, con la prevedibile presenza di «molta folla» e le «brevi parole» che il Papa pronuncerà al termine della settimana degli esercizi spirituali. Infine, l’udienza generale del 27 febbraio, «l’ultima udienza generale» di Benedetto, in vista della quale – ha annunciato il portavoce vaticano – «ci si sta attrezzando per farla in piazza, per una partecipazione più ampia, di saluto al Santo Padre». A questo proposito, padre Lombardi ha precisato che «non si sta organizzando chissà quale evento speciale di saluto al Papa: si approfitta piuttosto degli avvenimenti già previsti in calendario, senza inventarne di nuovi, per manifestare la vicinanza, la gratitudine e il saluto al Santo Padre».

Grande realismo

«Il Papa è una persona di grande realismo e conosce molto bene quali sono i problemi e le difficoltà della Curia e della Chiesa nel mondo di oggi». Lo ha ribadito padre Lombardi, ribadendo che il “messaggio” che viene dalla decisione della rinuncia annunciata ieri è di «umiltà, coraggio, saggezza nel valutare la sua posizione di fronte a Dio». Una lezione, questa, dalla quale «ognuno può trovare una saggia indicazione per la sua vita, per riflettere bene su cosa è in condizione di fare e cosa fa. È qualcosa di saggio e di molto importante». Benedetto XVI, secondo il portavoce vaticano, «vede il mondo con grande ampiezza. Certamente ci può essere il problema dell’adeguatezza degli strumenti di governo ai fini da raggiungere, ma è un problema di tutti far funzionare al meglio le nostre istituzioni affinché meglio rispondano alle sfide e ai nostri compiti». Quello di padre Lombardi è, dunque, un invito a non operare «restringimenti o particolarizzazioni di problemi a fini ampi, a un problema particolare di funzionamento di un’istituzione, di vatileaks o di difficoltà operative». Il Papa, in altre parole, si è posto il problema delle «grandi responsabilità del governo della Chiesa nel suo insieme. Che poi si possano avere problemi particolari non è determinante, bensì fuorviante rispetto al significato storico di questa decisione».

Tappa di discernimento

Sempre a proposito dei motivi che hanno dato origine alla rinuncia di ieri, padre Lombardi ha precisato che il fatto che la decisione sia stata presa da Benedetto XVI dopo il viaggio in Messico e a Cuba – come riferisce L’Osservatore Romano di ieri – «può definirsi un’informazione fondata, ma da inserire in un cammino, non va concentrata troppo l’attenzione su un momento particolare». Dopo quello che è stato l’ultimo viaggio intercontinentale di Benedetto XVI, infatti, ci sono stati altri «eventi», e soprattutto per padre Lombardi «è cresciuta negli ultimi anni e negli ultimi mesi la sensazione d’indebolimento, che poi hanno portato alla decisione di lasciare». Il viaggio in Messico e a Cuba, quindi, come «tappa del suo discernimento, occasione in cui il Papa si è reso conto che, in futuro, verosimilmente non sarebbe più stato in grado di portare avanti un impegno come quello». Il Papa, poi, ha messo in calendario il viaggio in Libano, ma «non ne ha messo in calendario altri», pensando che «è normale che il Papa sia presente, ma non è detto che sia lui».

La Gmg «ha senso» col Papa

«Benedetto XVI è convinto che la Giornata mondiale della gioventù ha senso con il Papa presente, proprio perché è l’incontro della gioventù mondiale con il Papa». Lo ha ribadito padre Lombardi, che ha aggiunto: «Per questo motivo, il Papa non ha dubitato neppure per un minuto di andare alla Gmg di Colonia, subito dopo l’inizio del suo pontificato, anche se non l’aveva indetta lui. Testimoniando, in questo modo, che il Papa va alla Gmg, indipendentemente da quello che farà il successore, il quale avrà la libertà e l’autorità per decidere». «Credo sia normale supporre che se c’è una Gmg, allora c’è anche la presenza del Papa», ha osservato il portavoce vaticano, ricordando che «quando a Benedetto XVI è stato chiesto dagli organizzatori se potevano contare sulla sua presenza, ovviamente ha confermato che ci sarebbe stato il Papa. Però non ha giurato che sarebbe stato lui. Può aver detto a qualcuno: se non ci sarò io, ci sarà il mio successore». Da qui a luglio, ha chiosato comunque padre Lombardi, «c’è tutto il tempo» per organizzarsi.

Come il Papa «vive il dopo»?

Visto che la decisione di Benedetto XVI è stata «libera e serena», ha ribadito padre Lombardi, quella che fa seguito alla rinuncia è una condizione inedita «che può richiedere anche da parte sua un tempo di tranquillità, di riflessione e di adattamento alla sua nuova situazione». Quanto alla scelta della nuova abitazione, il portavoce ha ribadito che «è una decisione sua, nessuno impone al Papa dove deve vivere». Del resto, «il Papa conosce molto bene il Vaticano, va tutti i giorni a passeggiare, a dire il Rosario, conosce perfettamente i luoghi». Così, sono ora in corso i lavori di restauro del monastero di clausura sul colle vaticano, dal quale «l’ultimo gruppo di suore – ha riferito padre Lombardi – se n’è andato via a novembre, e poi sono cominciati i lavori». Tra le curiosità espresse dai giornalisti: perché l’indicazione delle ore 20 come “termine ultimo” del 28 febbraio, data scelta dal Papa per la fine del suo ministero di successore di Pietro? «Perché la normale giornata operativa del Santo Padre – ha risposto padre Lombardi – si conclude a quell’ora. Il 28 febbraio, vissuto in modo normale e ordinario, è l’ultimo giorno del pontificato». Quanto al trasferimento a Castel Gandolfo, è anche possibile che avvenga nel pomeriggio del 28, ma ancora non ci sono indicazioni.

Niente enciclica

«L’attesa, nuova enciclica del Papa, di cui tante volte abbiamo parlato e che aspettavamo non arriverà a essere pubblicata entro fine mese». Nell’annunciarlo alla stampa, padre Lombardi ha fatto notare che, visto che il 28 febbraio è l’ultimo giorno del pontificato di Benedetto XVI, «questo documento atteso, a quanto mi risulta, non è giunto a un punto di preparazione tale da consentire, in un tempo così breve, di poter essere messo a punto definitivamente». Rimane, comunque, un «documento atteso», che magari – ha ipotizzato padre Lombardi – potrà essere pubblicato in futuro sotto un’altra forma. Sotto forma di un’enciclica, invece, «non possiamo aspettarcela entro fine febbraio».

Pacemaker «sostituzione di routine»

«Una sostituzione di routine», non «un intervento specifico». Così padre Lombardi ha definito la notizia – data dal “Sole 24 Ore” di oggi – dell’intervento per la sostituzione di un pacemaker – che «il Papa aveva già da tempo», ha precisato il portavoce vaticano – a cui Benedetto XVI si è sottoposto poco meno di tre mesi fa nella clinica Pio XI di via Aurelia. Nel confermare la notizia ai giornalisti, il portavoce vaticano ha tenuto a precisare che «non si tratta assolutamente di un intervento rilevante di nessun genere», e che «questo non ha avuto nessun peso sulla sua decisione». Un intervento, dunque, «di routine e di messa a punto, che non ha nulla a che fare con la decisione del Santo Padre. Non è rilevante e significativo, è un’indiscrezione» su un’operazione che si è svolta «nel riserbo più assoluto».