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Intervista

«Celebriamo l’unità
nella diversità di carismi e di lingue»

Don Giovanni Castiglioni, parroco della Beata Vergine Addolorata in San Siro, sottolinea il significato della Messa di Pentecoste celebrata dall’Arcivescovo nel contesto della Festa delle Genti

di Cristina CONTI

7 Giugno 2014

Domenica 8 giugno alle 11.30 il cardinale Angelo Scola presiederà la messa di Pentecoste nella chiesa della Beata Vergine Addolorata in San Siro. La celebrazione è il momento centrale della Festa delle Genti, che nelle ultime settimane ha animato il Decanato San Siro. Alla celebrazione seguirà il pranzo comunitario, poi un momento di animazione e condivisione che prevede anche la premiazione del Concorso “Immicreando”. Una giornata che vede protagonisti i diversi popoli, quindi, un’occasione per ciascuno di comunicare qualcosa della propria cultura. Don Giovanni Castiglioni, parroco della Beata Vergine Addolorata in San Siro, sottolinea il significato di questo appuntamento: «È una festa che celebra l’unità nella diversità di carismi e di lingue. Farlo oggi, giorno di Pentecoste, significa vivere un momento di gioia e di allegria in unità, in armonia nella diversità».

Come vi siete preparati a questa Festa?
Abbiamo organizzato alcuni appuntamenti di carattere culturale e spirituale. Tra questi i Rosari in piazza con le comunità di fedeli sudamericani e filippini (l’ultimo dei quali in piazza Velasquez accompagnato da un incontro con don Giancarlo Quadri), una processione dalla chiesa di San Protaso fino a quella della Beata Vergine Addolorata, seguita da una riflessione sull’accoglienza di genti diverse, e un incontro con don Alberto Vitali, nuovo responsabile della Pastorale dei migranti. L’ultima iniziativa, mercoledì scorso, è stata una riflessione con l’islamologo Antonio Cuccinello nella parrocchia di San Giuseppe Calasanzio, sul tema “Gesù e le altre religioni”. Momenti seguiti dalla comunità con attenzione e apprezzamento. Come parrocchia, già in passato eravamo abituati a vivere questa festa insieme: quest’anno, però, sono stati coinvolti il Decanato e la Diocesi e accogliamo con gioia anche la visita del Cardinale. Un’occasione davvero importante.

A che punto è da voi l’immigrazione?
Il nostro quartiere vive già l’accoglienza di moltissimi immigrati. È molto sensibile perciò sia alla problematicità, sia alla ricchezza di cultura che sono insite in questo fenomeno. Da noi ci sono immigrati islamici e persone che provengono da tutto il mondo: Sri Lanka, Filippine, America Latina, Giappone, tanto per citarne alcuni. In questa festa ogni cultura potrà esprimere con il canto o in altro modo la propria gioia.

Gli immigrati sono ben integrati nella comunità?
A livello di oratorio sono molto coinvolti: qui le porte sono sempre aperte a tutti con molta disponibilità e le percentuali dei frequentatori abituali sono molto elevate. Qualche ragazzo, poi, partecipa come animatore o aiuto catechista: si vive insomma la normalità dello stare insieme. Il mondo adulto, invece, fa più fatica. Molti genitori si vedono perché hanno i figli che partecipano alla catechesi: così anche gli adulti vengono coinvolti nella vita normale della comunità. L’incontro con il mondo islamico avviene attraverso gli aiuti della Caritas, il doposcuola, il gioco e l’oratorio estivo. È forte il desiderio di dialogo e di accoglienza e ci poniamo spesso il problema di sostenere adeguatamente queste due dimensioni. Il doposcuola, in particolare, aiuta i ragazzi delle elementari, al venerdì, e delle medie: partecipano a questa attività soprattutto ragazzi del Nord Africa, che hanno difficoltà linguistiche perché vengono da famiglie di prima immigrazione. Durante questa attività si riuniscono persone di nazionalità o religione diversa e accadono cose straordinarie. È molto bello, per esempio, vedere ragazzi egiziani copti che fanno i compiti fianco a fianco con egiziani musulmani: una cosa che nel loro Paese sarebbe impensabile…