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Lectio divina

Bagnasco: le famiglie riunite a Milano
saranno profezia per il mondo

L’Arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana ha avviato la seconda giornata del Congresso ed è poi intervenuto alla presentazione del volume “I vescovi europei su demografia e famiglie in Europa”

di Filippo MAGNI

31 Maggio 2012
Il cardinale Angelo Bagnasco conduce la Lectio divina

«Una società che non si occupa della famiglia è una società che va contro se stessa”. Lo ha ricordato stamattina il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, aprendo la seconda giornata del Congresso internazionale teologico pastorale, nell’ambito del VII Incontro mondiale delle famiglie.

Alla società il Cardinale ha chiesto di farsi carico della famiglia a livello complessivo: «Non bisogna soltanto garantire la stabilità, ma anche una sana cultura della famiglia, dove la bellezza della famiglia naturale sia percepita come nucleo centrale del vivere insieme». Il presidente della Cei ha sottolineato che «la famiglia fondata sul matrimonio come matrice profonda e vitale ha radici nel cuore uno e trino di Dio». L’uomo «porta in sé questa origine» e «la famiglia è la prima elementare forma della vita sociale».

Concentrando l’attenzione sul tema del lavoro, intorno a cui si articolano le riflessioni della seconda giornata congressuale, il cardinale Bagnasco ha ricordato che l’attività lavorativa «fa registrare successi e delusioni». L’uomo è chiamato a «impegnarsi con serietà nel lavoro, senza però dimenticare che esistono limiti e obiettivi che sono fuori dalla portata umana. La perdita del senso del limite ha portato spesso l’uomo su strade sbagliate e dannose» e bisogna vigilare per evitare un grave rischio: «La competizione e il consumismo senza misura, prima o poi, si ritorcono contro l’uomo». 

L’inverno demografico

Il presidente della Cei è poi intervenuto alla presentazione del volume I vescovi europei su demografia e famiglie in Europa, nella sua qualità di vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee. «La ragione del calo delle nascite non è soltanto di tipo politico-economico. Nasce anche da una povertà culturale e morale, che ha di molto preceduto l’attuale crisi economico-finanziaria che attanaglia l’Europa – ha dichiarato-. Su questo decremento demografico ha sicuramente un influsso il tipo di politiche familiari che i diversi Paesi stabiliscano, ma anche il clima culturale diffuso, che tende a relativizzare valori e istituzioni, e che incide non poco sui comportamenti personali e sociali». Quello dell’“inverno demografico” è da tempo tra le priorità del Ccee, che vi ha dedicato la 40° assemblea plenaria svoltasi a Zagabria nell’ottobre 2010. Il volume raccoglie il dibattito dell’assemblea, corredato dai risultati di un’inchiesta realizzata per quell’incontro. Quella della Chiesa per la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, ha proseguito Bagnasco, «è un’attenzione che nasce dalla consapevolezza del valore di questa ineguagliabile e spesso maltrattata struttura antropologica, l’unica che ci consenta di proiettarci nel futuro».

Per capire la portata del calo della natalità è sufficiente un dato presentato dal professor Giancarlo Blangiardo, curatore della ricerca insieme con Simona Marina Mirabelli: «Nella stragrande maggioranza dei Paesi Ocse il numero di figli per donna è inferiore a due, ovvero inferiore alla soglia che garantisce il ricambio tra generazioni. Negli anni Settanta erano quasi tutti al di sopra». Guardando all’attenzione che i diversi Paesi europei dimostrano nei confronti di queste tematiche, il ricercatore ha evidenziato una realtà «abbastanza diversificata». «È però un dato assodato – ha proseguito Blangiardo – che nei Paesi in cui vi sono maggiori risorse pubbliche destinate al welfare e a politiche specifiche il livello di preoccupazione sia più basso».

«La ricetta – ha concluso il cardinale Bagnasco – non può essere quella che ci ha portato a un presente difficile: non è con più consumo e meno figli che risistemeremo l’economia, quanto con una revisione radicale delle priorità. Pertanto, è necessario che i cattolici sappiano valutare con senso critico la cultura dominante che ha messo in discussione valori come la vita umana, la persona nella sua struttura oggettiva, la libertà come responsabilità morale, la fedeltà, l’amore e la famiglia. L’evoluzione della popolazione del continente – ha concluso il vicepresidente del Ccee – è strettamente legata alla questione della famiglia».