Proponiamo una sintesi degli spunti di riflessione emersi durante il Convegno di Pastorale Giovanile svoltosi a Seveso il 3-4 febbraio 2023: sono inoltre disponibili i video degli interventi dei relatori

A cura del Servizio per i Giovani e l'Università

Convegno di PG 2023 - Sito (2)
La prof.ssa Cristina Dell'Acqua e Sua Ecc.za Mons. Paolo Giulietti durante il Convegno

“Si diventa santi perché attratti dalla bellezza del Signore, balbettata dalla Parola e che prende corpo nella carità”: per questo durante il Convegno di Pastorale Giovanile (Seveso, 3-4 febbraio 2023) abbiamo sostato su bellezza, Parola e carità, sentieri praticabili per l’annuncio del Vangelo oggi.

Ci hanno aiutato a riflettere Sua Ecc.za Mons. Paolo Giulietti, Arcivescovo di Lucca, Fra Roberto Pasolini, biblista e formatore e Silvia Landra, psichiatra e psicoterapeuta, già presidente diocesana dell’Azione Cattolica ambrosiana.
Cristina Dell’Acqua, insegnante di lettere al Collegio San Carlo di Milano, nonché saggista e firma del Corriere della Sera, ci ha preso per mano, accompagnandoci con alcuni miti lungo questi tre sentieri tracciati da quelli che lei ha ribattezzato come il Vescovo, il frate e la psichiatra.

Il mito di Amore e Psiche ci ha introdotto nella vicenda dei due personaggi che attraverso la loro metamorfosi (la parola psichè in greco significa farfalla, oltre che anima) raggiungono la bellezza.
Il racconto del ritorno ad Itaca di Ulisse e la prova del farsi riconoscere dalla moglie e dal padre vengono superate attraverso la forza della parola, che quando scende nel profondo porta ad incontrare l’altro/a.
Infine, il mito di Filemone e Bauci ci ha introdotto al tema della carità: la coppia, l’unica disposta ad ospitare Giove e Mercurio nascosti nei panni di due mendicanti, riceve come ricompensa per il loro operato di morire nello stesso istante e di essere trasformati alla fine della loro vita insieme in una quercia e in un tiglio che rimangono a custodia del tempio loro affidato.

Le tre suggestioni ci hanno introdotto fin sulla soglia dei tre temi che crediamo cruciali per l’annuncio del Vangelo ai giovani.

Il Vescovo (Sua Ecc.za Mons. Paolo Giulietti) ci ha condotto lungo il sentiero della bellezza, sottolineando che occorre saper riconoscere la bellezza autentica: quella capace di aprire percorsi, che dà una scossa, che fa uscire da se stessi, che magari fa anche soffrire, risvegliando, offrendo degli ideali, rimettendo in marcia. C’è una bellezza capace di suscitare dei bisogni inespressi…che fa percepire delle intuizioni di cui non si sapeva nemmeno di aver necessità; la bellezza è un valore aggiunto che non serve a niente e per questo porta con sé una dimensione che richiama la trascendenza. Da questo discendono alcuni compiti educativi per chi è impegnato coi giovani: l’aiutare a riconoscere le false bellezze, l’esporre alla bellezza autentica e l’introdurre i giovani a comprendere davvero cosa li attrae, cosa piace loro.

Il frate (fra Roberto Pasolini) a partire dal racconto della Genesi ci ha mostrato come il centro del nostro annuncio evangelico non sia tanto il fatto che si può non sbagliare, piuttosto che si può vivere senza paura.
L’evangelizzazione è lavorare sui preamboli, è fare in modo che gli altri possano esprimere il loro bisogno di salvezza. L’evangelizzazione è parlare della sofferenza in modo cristiano: nella sofferenza continuiamo a vivere in modo umano. Insomma, l’evangelizzazione è aiutare gli altri ad essere se stessi fino in fondo. La vita cristiana è molto più a favore degli altri ed è molto più semplice di come l’abbiamo immaginata: il patrimonio che abbiamo può aiutare il mondo a tirare fuori il meglio d sé.

Infine, la psichiatra (Silvia Landra) ci ha ricordato che la carità è innanzitutto l’esperienza della propria fragilità e del riconoscimento del desiderio e del potenziale di aiutare la fragilità dell’altro e insieme del bisogno di prendere un respiro di sollievo sulla propria fragilità. Poi, attraverso il racconto di cinque incontri reali e insieme “mitici” con cinque piccoli, ha provato a rileggere e rilanciare cosa sia carità. La carità chiede di chiamare l’altro per nome e non di inquadrarlo per forza nelle nostre categorie. La bellezza della carità è conformarsi ai desideri dell’altro, di colui che si vuole aiutare. La carità è un essere continuamente pronti allo stupore dell’altro. La carità permea tutte le relazioni e chiama a rimettere in gioco continuamente i nostri schemi fatti di tecnicalità di ruoli.

La prof.ssa Cristina Dell’Acqua ha infine raccolto la riflessione del convegno con l’auspicio che bellezza Parola e carità diventino tre sentieri praticabili per accompagnare i giovani, che sembrano soffrire di atelofobia (la paura di non essere mai abbastanza), a coniare una nuova parola: atelofilia, la scoperta dei propri limiti e fragilità come alleati nella splendida avventura del diventare se stessi.

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