Proponiamo una sintesi della meditazione che don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile (CEI), ha offerto ai giovani della Zona pastorale di Varese e ai loro educatori in occasione della terza serata degli Esercizi spirituali di Avvento tenutasi ieri (17 novembre 2021) nella Basilica Santa Maria Assunta di Gallarate.

Katia Castellazzi
Servizio per i Giovani e l'Università

EESS Avvento 2021 - Zona II (5) - Sito
Gli Esercizi spirituali di Avvento 2021 nella Basilica Santa Maria Assunta di Gallarate

Ieri sera (17 novembre 2021) nella Basilica Santa Maria Assunta di Gallarate si è tenuta la terza e ultima serata degli Esercizi spirituali di Avvento rivolti ai giovani e agli educatori della Zona pastorale di Varese.

Nella prima serata don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile (CEI), rivolgendosi ai presenti, li aveva invitati a riflettere sul fatto che Gesù è la Parola che palesa il volto di Dio.

In occasione del secondo appuntamento li aveva invece esortati a scoprire che tale rappresentazione avviene nel corpo di Cristo.

Durante l’ultima meditazione, don Michele ha illustrato perché Gesù è la manifestazione di Dio: lo è in quanto Egli è l’autentico e il definitivo testimone del Padre.

Nel corso della serata, don Falabretti ha poi delineato meglio i contorni della persona di Gesù, definendolo come il Messia, il Cristo, vivo e presente in mezzo a noi, colui che salva. La salvezza, quindi, non è qualcosa che possiamo raggiungere da soli, bensì un traguardo che si conquista camminando accanto a Gesù e al prossimo. Inoltre, la salvezza è una chiamata: “se ci lasciamo riempire da Cristo, la salvezza che Lui ci offre potrà cambiare il mondo”.

Don Michele ha inoltre sottolineato la necessità delle relazioni nella nostra vita: il prossimo che ci sta accanto è il segno tangibile di una presenza più grande, quella di Dio: “non siamo soli, siamo amati, siamo figli” e in quanto tali dobbiamo imparare ad ascoltare cosa ci chiede il Signore. Gesù non ci domanda l’impossibile, ma solo di fare del nostro meglio con i doni che abbiamo ricevuto. Siamo esseri “fragili ma generativi” e per questo dobbiamo mettere a frutto i nostri pregi, come ci ricorda la parabola dei talenti.

In ultimo, don Falabretti ha voluto lasciare un messaggio di speranza ai giovani, nella certezza che ci sono infiniti motivi di gioire: la consapevolezza della salvezza offerta da Gesù, la speranza di entrare in intimità con Lui, la felicità di essere figli, la possibilità di fare cose grandi.

Se sapremo scegliere la prossimità anziché la competizione, la fiducia anziché il sospetto e la speranza anziché la depressione”, creeremo un mondo migliore.

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