Agli educatori professionali che lavorano negli oratori della diocesi di Milano abbiamo proposto una Due Giorni residenziale di formazione e aggiornamento pastorale che si è tenuta il 26 e il 27 novembre 2021. Un'opportunità per rileggere la propria esperienza dentro un contesto ecclesiale e puntare sulla qualità dei rapporti dentro le dinamiche dell'oratorio.


IMG_20211127_121229

Abbiamo vissuto una nuova modalità di incontro con gli educatori professionali, una figura preziosa e riconosciuta da diversi anni nella nostra Diocesi e che sta affermandosi come sempre più significativa per la pastorale e l’educazione integrale dei ragazzi nell’ambito della comunità cristiana. Dalla riflessione con i membri del TEC (Tavolo Enti Cooperative) si è costituita così l’intuizione di una formazione per rileggere la propria esperienza dentro un contesto ecclesiale, occasione per «lavorare sulla qualità dei nostri rapporti, toccare e sperimentare un’esperienza di Chiesa che contribuiamo a far crescere», come ha sottolineato don Stefano Guidi, sentendosi accompagnati e sostenuti nella propria attività professionale dalla Diocesi, con la collaborazione di Fom e Caritas Ambrosiana, al servizio di quello che accade realmente nella vita degli oratori.

 

All’interno della riflessione e del processo che si sta delineando, si percepisce l’esigenza di avere luoghi di confronto e spazi di pensiero dove alcune criticità possano essere ricomprese e alcune esperienze condivise, intercettando tutti gli educatori retribuiti, afferenti a cooperative, enti, o assunti dalle realtà stesse, per il loro valore pastorale, affinché il loro profilo diventi sempre più strutturato e strutturale.

 

Dal tavolo di riferimento (TEC), sviluppando una prospettiva strategica, all’attivazione del Corso di alta formazione per educatori e coordinatori di oratorio, dal Convegno annuale per gli educatori professionali (il prossimo si terrà venerdì 11 febbraio 2022) come occasione di aggiornamento, fino a questa “Due Giorni” proposta venerdì 26 e sabato 27 novembre, presso il Centro pastorale ambrosiano di Seveso: per comunicare uno stile e offrire un tempo per stare insieme e incontrarsi, nella fraternità e nel tempo disteso di una residenzialità, per entrare profondamente dentro le questioni e comprenderle meglio.

 

A partire dai contenuti derivanti dall’ascolto di alcune esperienze e dalla riflessione in gruppi, declinate su sei tematiche diverse (adolescenti, co-progettazione, educatore di rete, spiritualità, progettualità specifiche, regia educativa), abbiamo cercato di immaginare come l’esperienza professionale possa generare buone prassi o evidenziare delle problematiche da affrontare.

 

Come «Vivi(amo) l’oratorio», secondo le sfide di oggi, l’essere educatore di rete, la regia educativa, la co-progettazione?

Come educatori possiamo facilitare tra le realtà al proprio interno e quelle esterne, sentendoci pienamente legittimati a lavorare sulla co-progettazione, superando la dicotomia tra sociale e pastorale. È importante nella co-progettazione, tenendo presente il pre-requisito fondamentale della comunicazione, conoscere e riconoscere la realtà, senza dare per scontati obiettivi comuni, ma chiarendoli. È uno stile che dà importanza al processo, oltre il risultato, per lasciarsi coinvolgere da tutti gli aspetti della vita!

Il concetto di regia educativa è affrontato diversamente da chi la attua in un confronto di équipe e chi può trovarsi a vivere il “dramma della solitudine dell’operatore pastorale”. Risulta più interessante, e forse più efficace, lavorare con due educatori complementari, come identità di genere, negli sguardi, per un’esperienza più qualitativa.

La sfida del lavoro di rete per un educatore di rete, o meglio, “in rete”, è lo stare “in mezzo” alle situazioni, in una mediazione culturale, negoziando le differenze, con uno sguardo ampio e un tempo gratuito che non perde di vista le storie delle persone e le incontra in una relazione autentica.

 

La parabola del Vangelo di Luca (14,16-24) richiamata nella riflessione di don Antonio Novazzi, Vicario episcopale della Zona VII (qui il video del suo intervento) può ricordarci chi siamo, «il nostro impegno come laici, la nostra passione per il regno di Dio, persone che condividono un progetto, non “nostro”», dove «l’annuncio del Vangelo è il focus del nostro impegno, la missione ci coinvolge». «Il nostro compito è essere facilitatori, educatori professionali al servizio della festa», animati dal desiderio che altri possano sperimentare questa gioia.

«Non siete soli in questo compito: siete Chiesa, comunità cristiana, famiglia. La vostra professionalità – di educatori alla preghiera che educano pregando – deve diventare occasione di crescita per la comunità cristiana che vi ospita e in cui siete inseriti, condividendo le gioie e le fatiche», mettendo il servizio di educatori professionali in questo cammino particolare della Chiesa che stiamo vivendo e di momento sinodale, come “uomini e donne dello spirito”.

 

Don Mario Antonelli, Vicario episcopale per l’educazione e la celebrazione della fede, ha concluso così la “Due Giorni”: «Scorgo in voi uomini e donne chiamati in primo luogo perché stessero con Lui. Dove viene meno lo stare con Lui l’annuncio del Vangelo sarà farraginoso, inconcludente o sporadico, non consuetudine appassionata, competente e professionale come la vostra, di discepoli e missionari».

Dal «vostro stare con Lui, che fiorisce nel vostro confronto e nel vostro abitare gli oratori» – come educatori retribuiti con la disponibilità del cuore a lasciarsi guidare dallo Spirito – nasce un nuovo, adeguato e fecondo annuncio del Vangelo.

 

Diamo il resoconto qui anche della Due Giorni Preti impegnati in oratorio dell’ottobre 2021

Appuntamento alle religiose e consacrate sabato 8 gennaio 2022

Ti potrebbero interessare anche: