A Missaglia gli adolescenti dell’oratorio hanno intrapreso un percorso di formazione per imparare a vivere l’incontro con le persone con disabilità, fino a condividere la vacanza estiva. Un cammino che ha cambiato lo sguardo, abbattendo paure e barriere, e che mostra come l’inclusione possa diventare stile educativo. Questa esperienza è stata studiata e valorizzata nei tavoli della fase immersiva di Èoratorio, che indaga come la linea dell’inclusione possa offrire agli oratori nuove vie per continuare a svolgere la loro missione educativa in una società plurale. Un laboratorio vivo che mostra come, passo dopo passo, si possano creare spazi di prossimità in cui ciascuno, con le proprie fragilità e risorse, trova posto e valore.


A volte basta poco per fare un passo in più, e scoprire che si può entrare in relazione alla pari, senza barriere, anche con il mondo della disabilità. Anche se questo ci sembra un ambito troppo difficile da affrontare, e anche se chi ha una disabilità fatica, ancora, spesso, a vivere appieno l’oratorio e la comunità cristiana. A Missaglia, invece, si è scommesso su un percorso di formazione che ha coinvolto tutto il gruppo adolescenti. Questa esperienza è stata seguita dalla FOM non solo nelle sue fasi attuative ma anche all’interno della fase immersiva del progetto Èoratorio, che sta approfondendo la linea dell’inclusione come via educativa per il futuro degli oratori.

Ancor prima di arrivare a vivere una settimana di vacanza al mare assieme alle persone con disabilità del gruppo “Fede e Luce” di Gratosoglio, l’obiettivo per gli adolescenti era cambiare lo sguardo sul tema disabilità, iniziando a capire come potersi rapportare, da animatori, con un’esperienza di vita che può anche spaventare.

È questo il filo che lega anche la riflessione della FOM nel progetto Èoratorio, volto ad orientare lo sguardo ad una nuova prossemica che traccia il futuro degli oratori. Èoratorio vuole volgere lo sguardo ad una riflessione più ampia in cui l’inclusione delle persone con disabilità può generare nei contesti oratoriani un cambio di paradigma che allarga il modo di essere oratorio portando il “fare” quotidiano ad una trasformazione che non snatura le origini dell’essere un luogo di fede. 

Un percorso questo di Missaglia fortemente voluto dal responsabile dell’oratorio don Andrea Scaltritti, che come molti altri preti ha vissuto negli anni da seminarista e in questi primi anni di sacerdozio esperienze a contatto con la disabilità, e che già nelle estati precedenti orientava la meta della vacanza verso possibilità che vi potessero partecipare anche alle persone con disabiltà legate all’oratorio. Un piccolo gesto che lanciava un chiaro messaggio: O tutti, o nessuno. 

Ma la questione va ben oltre la sensibilità personale: «A Missaglia, che pur è una realtà piccola, ci sono almeno una decina tra bambini e adolescenti con disabilità, ma, finora, nessuno di loro frequentava normalmente l’oratorio; e, allo stesso tempo, la comunità cristiana fa ancora fatica ad avvicinarsi a questo mondo», osserva il sacerdote. Spesso la paura di rapportarsi con chi è diverso si sostanzia in un’obiezione concreta: «non so come si fa», dicono i ragazzi. «Eppure, da animatori, sono gli stessi adolescenti ad accogliere, per primi, i bambini con disabilità, che all’Oratorio estivo sono comunque 6 o 7», nota don Andrea. Così in oratorio si è subito riconosciuto il percorso legato all’inclusione come un’opportunità. Il contributo della FOM, in questo caso, non è stato solo di osservazione ma è consistito nell’aiutare l’oratorio di Missaglia a compiere un percorso di conoscenza del mondo della disabilità durante tutto l’anno, in modo da poter vivere la vacanza estiva al meglio. E, ancor prima della vacanza, pensare a un Oratorio estivo che fosse davvero per tutti.

Ci illustra alcune tappe Jessica Mattarolo, referente per l’area dell’inclusione nella FOM: si è pensato innanzitutto al coinvolgimento della cooperativa La Vecchia Quercia, ben conosciuta in Brianza per il lavoro con le persone con disabilità: la cooperativa ha condiviso con l’oratorio il proprio calendario, così da dare ai ragazzi la possibilità di entrare in contatto con la disabilità nell’ordinario, nella quotidianità. Gli adolescenti hanno poi seguito due degli incontri mensili di Fede e Luce (associazione di famiglie con figli con disabilità nata a Lourdes negli anni ’70 e che conta ora circa 1600 gruppi locali nel mondo) a Gratosoglio, oltre a ospitare il gruppo stesso a Missaglia in un giorno di festa. La Vecchia Quercia ha curato anche il percorso di formazione animatori per l’Oratorio estivo, e i ragazzi si sono confrontati coi loro coetanei di Besana Brianza, che già hanno una lunga tradizione di incontro con la cooperativa Solaris, altra realtà locale che opera con le persone con disabilità e che è entrata in rete con il progetto.

Il primo passo, spiega Mattarolo, è portare i ragazzi a raccontare cos’è la disabilità per loro, e prenderne così consapevolezza. Emergono anche storie inaspettate e personali che mettono in luce competenze e capacità personali. Si inizia dunque mettendo al centro i propri dubbi e i propri limiti: «non bisogna, per forza, dire che va tutto bene», sottolinea Jessica. Ma si condividono anche i propri punti di forza o i propri limiti, ciò che si può mettere a disposizione. Lo stesso è avvenuto nella vacanza di quest’estate, a Cervia. C’è chi ha messo più energie nel pensare le attività da fare insieme e chi era più predisposto all’aiuto pratico, dai momenti a tavola all’aiutare le persone con disabilità ad entrare in acqua con il Job, la speciale sedia a rotelle per il mare. In un gruppo, evidenzia Mattarolo, ci si può completare ed aiutare a vicenda e sapere che posso donare ciò che sono.

Proprio come si può fare in oratorio, in spiaggia l’obiettivo era realizzare attività che potessero coinvolgere tutti, tenendo conto dunque anche dei diversi tipi di abilità: così un gioco è stato il memory sensoriale, composto con oggetti diversi. Una soluzione semplice che ha permesso di superare l’obiezione di cui dicevamo all’inizio: «non so cosa fare», «non sono uno specialista». Ma «l’obiettivo per i ragazzi non è però diventare degli specialisti, ma allargare lo sguardo e prepararsi ad accogliere», mette in luce Jessica Mattarolo. Anche perché – chiarisce – proprio come ogni persona è unica, così la disabilità non si cala su una persona in una forma che potremmo ritenere standard. La disabilità è una caratteristica, non definisce la persona. Così in vacanza ci sono state certamente occasioni in cui i ragazzi hanno chiesto agli accompagnatori di Fede e Luce il perché di alcuni comportamenti delle persone con disabilità, ma le spiegazioni erano sempre legate alla conoscenza della persona stessa all’interno dell’incontro relazionale».

Si può quindi imparare a dialogare con la disabilità in modo graduale. Gli adolescenti vi hanno lavorato in vista dell’Oratorio estivo, confrontandosi su come poter relazionarsi a possibili situazioni e comportamenti di ragazzi con disabilità: è un passaggio importante, spiega ancora Mattarolo, «perché un ambiente inclusivo si crea proprio quando non c’è un solo sguardo, e si mettono in campo più idee. Si cerca insieme lo strumento migliore, e ci si può anche concedere di sbagliare, perché stare con l’altra persona significa anche fare tentativi che magari non sono vincenti. Significa prima di tutto esserci e stare in relazione per costruire insieme un contesto diverso: quello composto da un NOI e non da un IO e LORO».

Ed anche don Andrea invita a partire da quanto già si vive in oratorio, sia durante l’anno, quando alcune bambine si sono preoccupate che anche la loro compagna in carrozzina potesse partecipare alla giornata dei Cresimandi a San Siro, sia all’Oratorio estivo, a cui hanno partecipato quest’anno alcuni ragazzini con forme invalidanti sia sul piano motorio che su quello dell’espressione verbale. Anche in questi casi, sottolinea, si creava comunque un gruppetto di ragazzi che durante la giornata stava con loro: per fare merenda, per tentare di giocare insieme, per dedicare attenzione anche attraverso i gesti, pur nella difficoltà di non poter comunicare a parole. L’invito, quindi, è iniziare a sperimentare un contatto diretto con il mondo della disabilità, all’interno della comunità. E farsi aiutare, in una logica di rete, dalle realtà del territorio che già operano in questo ambito.

«È un passo importante», quello fatto dai ragazzi di Missaglia, sottolineano i genitori del gruppo Fede e Luce di Gratosoglio. «Perché hanno accettato di venire, ci sono stati. Sono stati ai ritmi di una vacanza normale, vissuta nella diversità di ciascuno», sottolinea Liliana, una delle coordinatrici di Fede e Luce: «una normalità nella diversità». Anche le meditazioni proposte non erano in effetti scontate, se affrontate da ragazzi adolescenti. A partire, ricorda Liliana, dalla presenza del volto di Dio nella disabilità, e dunque dal fatto che ciascuno, così com’è, è lo specchio del volto di Dio.

Ma i ragazzi hanno saputo tradurle in pratica: «ho visto come ogni persona possa esprimere la propria unicità e la propria forza, anche nei momenti più difficili. Soprattutto, ho imparato che le disabilità non sono limiti invalicabili, ma piuttosto sfide che possono essere superate con la determinazione e la giusta mentalità», ha scritto Umberto, uno dei partecipanti, al termine della vacanza. Don Andrea conferma: «tutte le barriere che ci eravamo immaginati sono cadute in modo impressionante. Per i ragazzi non è stato qualcosa di complesso: hanno solo bisogno di strumenti, di qualcuno che li accompagni a entrare in queste situazioni, in queste relazioni».

«Non è detto», sottolineano da Fede e Luce, «che da questa esperienza debba nascere un impegno o un legame duraturo. Ma certamente abbiamo tutti fatto qualcosa di nuovo». E certamente, anche questa è stata un’esperienza di oratorio. Perché, nota don Andrea, «ha mostrato che ciascuno di noi è unico, originale»

 

L’esperienza di Missaglia dunque è stata oggetto di studio nei tavoli della fase immersiva di Èoratorio, dove la FOM indaga come la linea dell’inclusione possa rendere gli oratori sempre più spazi di prossimità e di relazione autentica.

 

 

Che cos’è Èoratorio?

Èoratorio è il progetto che la FOM sta realizzando per ripensare l’oratorio in relazione alle nuove sfide educative, affinché l’oratorio possa rispondere ancora meglio alle esigenze e ai bisogni delle nuove generazioni, continuando a offrire la prospettiva della fede e gli strumenti necessari per crescere in modo integrale, con proposte di prossimità e ospitalità che siano al passo con la vita dei ragazzi e delle ragazze.

Èoratorio è un percorso lungo che durerà almeno fino al 2027, con l’obiettivo di “consegnare” progettualità e opportunità nuove per l’oratorio. Prenderanno forma grazie a una sperimentazione “sul campo” che avrà un fondamento solido e un riscontro scientifico, attraverso lo studio delle scienze umane e della teologia pastorale.

Il progetto Èoratorio ha mosso i suoi primi passi già nel corso del 2024, per strutturarsi e darsi una metodologia fondata e affidabile che permetterà di continuare la progettazione per altri tre anni di lavoro, con un investimento di persone e risorse che intercettano diversi mondi ecclesiali e servizi diocesani. 

Intercultura, orientamento, aggregazione, spiritualità sono solo alcuni degli “orizzonti” con i quali si confronterà il progetto Èoratorio, per riaffermare l’identità, la funzione e l’efficacia educativa dell’oratorio in questo tempo di cambiamenti in atto, nel quale è la vita dei ragazzi e delle ragazze, di preadolescenti e adolescenti, a cambiare sempre più velocemente.

 

Il Gazzettino della FOM – numero speciale dedicato a Èoratorio

 

Linee progettuali, finalità, composizione (pdf)

Èoratorio, significato, slogan e logo (pdf)

Slide di presentazione (pdf)

 

Video di presentazione (Youtube)

 

 

 

Leggi l’articolo sulla presentazione del progetto (Chiesadimilano.it)

 

 

Playlist ufficiale del progetto Èoratorio
Video degli interventi all’Incontro di presentazione del 12 novembre 2024

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Il progetto Èoratorio non è “solo un’idea”, ma una vera e propria sfida per ripensare gli oratori come luoghi centrali di educazione e incontro nella società di oggi. Il 12 novembre scorso abbiamo organizzato un incontro a Milano con i principali protagonisti del progetto: i membri del Tavolo tecnico di progetto con operatori della FOM e altri provenienti da diversi soggetti ecclesiali e i membri del Comitato scientifico di ricerca che coinvolge l’Università Cattolica, l’Università degli Studi di Milano e l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, il Seminario di Milano e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose.

Sono intervenuti don Giuseppe Como, Presidente della FOM e Vicario episcopale per la celebrazione e l’educazione della fede, don Stefano Guidi, direttore della FOM, don Claudio Burgio, che collabora con il progetto, Antonino Romeo, referente dell’area progettazione della FOM. E poi Cristina Pasqualini e Giulia Schiavone, che hanno spiegato l’approccio interdisciplinare e le prime esperienze di ricerca sul campo, e suor Rosina Barbari, che ha offerto una riflessione profonda sul significato degli oratori come spazi vivi e in dialogo con il territorio.

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