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Spettacolo

“I Promessi Sposi”, emozioni in musica

Fino al 30 dicembre è possibile assistere all'opera moderna di Guardì-Flora, in scena al Teatro degli Arcimboldi

di Ylenia SPINELLI Redazione

23 Dicembre 2010

Si apre il sipario e sul palcoscenico c’è tutta la compagnia: attori, macchinisti, sarte, truccatori. Gli artisti si apprestano ad andare in scena: chi si fa aiutare a indossare il costume, chi è pronto per i ritocchi di maquillage, chi simula duelli con le spade e intanto un pianoforte suona alcuni accordi per gli ultimi ripassi canori.
Così Michele Guardì ha pensato di dare inizio ai suoi Promessi Sposi, il sogno di una vita, un lavoro condiviso per più di dodici anni con l’amico e musicista Pippo Flora. Insieme hanno fatto del romanzo di Alessandro Manzoni un’opera moderna, popolare, capace di coinvolgere e appassionare, scena dopo scena, il pubblico di ogni età.
Dopo il debutto lo scorso 18 giugno allo Stadio Meazza di Milano, in questi giorni è in scena al Teatro degli Arcimboldi con lo stesso colossale allestimento e il medesimo cast. Dieci protagonisti, dieci comprimari, quaranta ballerini popolano un palcoscenico girevole su un fronte di venti metri, oltre a due palcoscenici mobili laterali sui quali ruotano edifici imponenti che ricostruiscono la Lombardia del Seicento e i luoghi del romanzo: dal paese di Pescarenico alla canonica di don Abbondio, dal convento della Monaca di Monza al castello dell’Innominato, fino al Duomo di Milano, che appare al pubblico avvolto dalla nebbia.
Le pagine del romanzo scorrono veloci sul palcoscenico in un alternarsi di quadri ad alto impatto visivo. Anche le musiche di Flora sono ora struggenti melodie d’amore, ora ritmi serrati, canti popolari in dialetto lombardo e preghiere in latino. Bellissime le voci di tutti i protagonisti, a partire da quelle di Graziano Galàtone e Noemi Smorra (Renzo e Lucia) che, con la toccante dichiarazione d’amore in musica Ti ho cercato… ti ho aspettato, danno il la all’opera.
Dopo l’emozionante Addio Monti a bordo della tipica imbarcazione lecchese, con tanto di videoproiezioni ed effetti speciali per ricostruire i movimenti dell’acqua e i paesaggi della Brianza al tramonto, la parte più intensa è quella di Lola Ponce, nei panni della Monaca di Monza. In una sorta di flashback cinematografico, racconta il suo triste passato, dall’entrata in convento all’amore proibito.
Ad alto tasso di coinvolgimento anche il secondo atto con l’incontro tra Lucia e l’Innominato (Vittorio Matteucci) e l’emozionante conversione di quest’ultimo davanti al cardinale Borromeo, che ha la potente e applauditissima voce di Christian Gravina. Voce lirica prestata anche a un altro personaggio, fra’ Cristoforo, che catalizza l’attenzione del pubblico quando intona Verrà un giorno, la sua nefasta profezia contro don Rodrigo (Giò Di Tonno).
Poi irrompono i Lanzichenecchi, scoppia la peste e in un crescendo di emozioni – che tocca il suo vertice nella commovente scena della madre di Cecilia – l’opera volge al termine. Tutti i protagonisti si ritrovano al lazzaretto, attorno solo sofferenza e morte. Ma all’improvviso, mentre il cardinale Borromeo intona con il popolo la preghiera del Padre Nostro, sotto una pioggia purificatrice di acqua vera torna per tutti la vita. Si apre il sipario e sul palcoscenico c’è tutta la compagnia: attori, macchinisti, sarte, truccatori. Gli artisti si apprestano ad andare in scena: chi si fa aiutare a indossare il costume, chi è pronto per i ritocchi di maquillage, chi simula duelli con le spade e intanto un pianoforte suona alcuni accordi per gli ultimi ripassi canori.Così Michele Guardì ha pensato di dare inizio ai suoi Promessi Sposi, il sogno di una vita, un lavoro condiviso per più di dodici anni con l’amico e musicista Pippo Flora. Insieme hanno fatto del romanzo di Alessandro Manzoni un’opera moderna, popolare, capace di coinvolgere e appassionare, scena dopo scena, il pubblico di ogni età.Dopo il debutto lo scorso 18 giugno allo Stadio Meazza di Milano, in questi giorni è in scena al Teatro degli Arcimboldi con lo stesso colossale allestimento e il medesimo cast. Dieci protagonisti, dieci comprimari, quaranta ballerini popolano un palcoscenico girevole su un fronte di venti metri, oltre a due palcoscenici mobili laterali sui quali ruotano edifici imponenti che ricostruiscono la Lombardia del Seicento e i luoghi del romanzo: dal paese di Pescarenico alla canonica di don Abbondio, dal convento della Monaca di Monza al castello dell’Innominato, fino al Duomo di Milano, che appare al pubblico avvolto dalla nebbia.Le pagine del romanzo scorrono veloci sul palcoscenico in un alternarsi di quadri ad alto impatto visivo. Anche le musiche di Flora sono ora struggenti melodie d’amore, ora ritmi serrati, canti popolari in dialetto lombardo e preghiere in latino. Bellissime le voci di tutti i protagonisti, a partire da quelle di Graziano Galàtone e Noemi Smorra (Renzo e Lucia) che, con la toccante dichiarazione d’amore in musica Ti ho cercato… ti ho aspettato, danno il la all’opera.Dopo l’emozionante Addio Monti a bordo della tipica imbarcazione lecchese, con tanto di videoproiezioni ed effetti speciali per ricostruire i movimenti dell’acqua e i paesaggi della Brianza al tramonto, la parte più intensa è quella di Lola Ponce, nei panni della Monaca di Monza. In una sorta di flashback cinematografico, racconta il suo triste passato, dall’entrata in convento all’amore proibito.Ad alto tasso di coinvolgimento anche il secondo atto con l’incontro tra Lucia e l’Innominato (Vittorio Matteucci) e l’emozionante conversione di quest’ultimo davanti al cardinale Borromeo, che ha la potente e applauditissima voce di Christian Gravina. Voce lirica prestata anche a un altro personaggio, fra’ Cristoforo, che catalizza l’attenzione del pubblico quando intona Verrà un giorno, la sua nefasta profezia contro don Rodrigo (Giò Di Tonno).Poi irrompono i Lanzichenecchi, scoppia la peste e in un crescendo di emozioni – che tocca il suo vertice nella commovente scena della madre di Cecilia – l’opera volge al termine. Tutti i protagonisti si ritrovano al lazzaretto, attorno solo sofferenza e morte. Ma all’improvviso, mentre il cardinale Borromeo intona con il popolo la preghiera del Padre Nostro, sotto una pioggia purificatrice di acqua vera torna per tutti la vita.