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Calcio

Mondiale, al via la festa africana

Venerdì 11 giugno la prima partita, Sudafrica-Messico. Finalissima un mese dopo: chi, dopo l'Italia, nell'albo d'oro?

di Bruno PIZZUL Redazione

8 Giugno 2010

Ci siamo. Comincia il primo Mondiale in terra d’Africa e, almeno a livello mediatico, è stato fatto tutto quel che si poteva fare. Forse anche di più. Fiumi di parole, immagini, pronostici, anticipazioni, commenti, pubblicazioni di ogni genere. Naturalmente non solo in chiave tecnica: sappiamo tutto (o crediamo di sapere) anche sulla situazione sociale, economica, politica, organizzativa, antropologica di quel lontano, affascinante, ma anche un po’ spaurente Paese. Da qui in avanti si parlerà, speriamo, soprattutto di calcio giocato, sempreché non intervengano urgenze comunicative extra-tecniche legate all’ordine pubblico.
Inutile dire che non c’è grande fiducia popolare nelle possibilità della nostra Nazionale, che pure si presenta da detentrice del titolo. Marcello Lippi, al contrario, esibisce notevole ottimismo, certo che la forza del gruppo, la determinazione agonistica e la tradizionale versatilità tattica consentiranno agli azzurri, quanto meno, di ben figurare.
Non c’è dubbio che, se fosse possibile tarare la forza e la competitività di una squadra attraverso la somma aritmetica del presunto valore individuale dei singoli, almeno quattro o cinque selezioni risulterebbero superiori all’Italia. Ma sono calcoli che, alla fine, vengono spesso sbugiardati dai fatti: successe anche quattro anni fa in Germania, con nostro sommo gaudio.
Per sua stessa ammissione Lippi, almeno all’inizio, terrà conto della condizione fisica dei singoli, adattando di conseguenza gli schemi alle caratteristiche dei prescelti: in effetti, anche dalle due ultime amichevoli con Messico (pessima) e Svizzera (un po’ meglio) non è emersa una chiara fisionomia tattica della squadra, con parecchie presunte riserve più in palla rispetto agli altrettanto presunti titolari. Come se non bastasse, si è infortunato Pirlo, Camoranesi stenta a rimettersi in sesto, lo stesso Chiellini non è al top. Insomma, l’Italia comincia il suo Mondiale, prima gara col temuto Paraguay, con parecchi dubbi e incertezze: ci si consola sostenendo che spesso, in passato, gli azzurri hanno fatto bene proprio quando c’era poca fiducia sulle loro possibilità.
La concorrenza, comunque, è formidabile. L’elenco delle favorite vede le solite grandi pretendenti: Brasile su tutte, ma anche Spagna, Argentina, Inghilterra, Spagna, Germania, Olanda e perfino Costa d’Avorio, non necessariamente nell’ordine di citazione, con qualche possibilità. Nell’elenco va naturalmente inserita l’Italia, che dagli altri è sempre molto temuta.
Anche se Dunga è stato assai criticato per alcune scelte ed esclusioni, ha a sua disposizione un organico di straordinario livello tecnico, irrobustito anche dalle esperienze “europee” di parecchi elementi: il Brasile, a mio modo di vedere, resta il principale candidato alla vittoria finale. Molto bene può fare anche l’Argentina, nonostante la non sempre convincente gestione tecnica di Maradona. Tra le europee, sono davvero molto ben attrezzate la Spagna, ricca di giovani talenti, e l’Inghilterra, che si giova della carismatica guida di Fabio Capello.
A me personalmente appare competitiva anche l’Olanda, che ha perso per un po’ Robben, ma ha tanti ottimi elementi. Pronostici e previsioni sono fatti comunque per essere smentiti. Finiranno per avere non trascurabile incidenza anche i fattori ambientali (altitudine e inverno “africano”), per non parlare del pallone iperteconolgico, che turba i sonni dei portieri, e delle direzioni arbitrali, con tanti fischietti poco abituati a vedersela con giocatori nel cui corredo c’è anche una buona dose di malizia orientata a ingannarli.
Come sempre l’attesa è notevole: se l’Italia comincerà bene, crescerà ancora; se poi le cose dovessero andare per il verso giusto sino al termine, ci sarà gran ressa sul carro dei vincitori. Per ora non è che ci siano tante prenotazioni: a saltarvi su si fa sempre in tempo… Nelle more dell’attesa facciamo in modo che non abbia ragione Lippi, quando sostiene che, in Italia, ci sono tanti che tiferanno “contro”. Lui cominci a vincere con il Paraguay e sarà già buon viatico. Ci siamo. Comincia il primo Mondiale in terra d’Africa e, almeno a livello mediatico, è stato fatto tutto quel che si poteva fare. Forse anche di più. Fiumi di parole, immagini, pronostici, anticipazioni, commenti, pubblicazioni di ogni genere. Naturalmente non solo in chiave tecnica: sappiamo tutto (o crediamo di sapere) anche sulla situazione sociale, economica, politica, organizzativa, antropologica di quel lontano, affascinante, ma anche un po’ spaurente Paese. Da qui in avanti si parlerà, speriamo, soprattutto di calcio giocato, sempreché non intervengano urgenze comunicative extra-tecniche legate all’ordine pubblico.Inutile dire che non c’è grande fiducia popolare nelle possibilità della nostra Nazionale, che pure si presenta da detentrice del titolo. Marcello Lippi, al contrario, esibisce notevole ottimismo, certo che la forza del gruppo, la determinazione agonistica e la tradizionale versatilità tattica consentiranno agli azzurri, quanto meno, di ben figurare.Non c’è dubbio che, se fosse possibile tarare la forza e la competitività di una squadra attraverso la somma aritmetica del presunto valore individuale dei singoli, almeno quattro o cinque selezioni risulterebbero superiori all’Italia. Ma sono calcoli che, alla fine, vengono spesso sbugiardati dai fatti: successe anche quattro anni fa in Germania, con nostro sommo gaudio.Per sua stessa ammissione Lippi, almeno all’inizio, terrà conto della condizione fisica dei singoli, adattando di conseguenza gli schemi alle caratteristiche dei prescelti: in effetti, anche dalle due ultime amichevoli con Messico (pessima) e Svizzera (un po’ meglio) non è emersa una chiara fisionomia tattica della squadra, con parecchie presunte riserve più in palla rispetto agli altrettanto presunti titolari. Come se non bastasse, si è infortunato Pirlo, Camoranesi stenta a rimettersi in sesto, lo stesso Chiellini non è al top. Insomma, l’Italia comincia il suo Mondiale, prima gara col temuto Paraguay, con parecchi dubbi e incertezze: ci si consola sostenendo che spesso, in passato, gli azzurri hanno fatto bene proprio quando c’era poca fiducia sulle loro possibilità.La concorrenza, comunque, è formidabile. L’elenco delle favorite vede le solite grandi pretendenti: Brasile su tutte, ma anche Spagna, Argentina, Inghilterra, Spagna, Germania, Olanda e perfino Costa d’Avorio, non necessariamente nell’ordine di citazione, con qualche possibilità. Nell’elenco va naturalmente inserita l’Italia, che dagli altri è sempre molto temuta.Anche se Dunga è stato assai criticato per alcune scelte ed esclusioni, ha a sua disposizione un organico di straordinario livello tecnico, irrobustito anche dalle esperienze “europee” di parecchi elementi: il Brasile, a mio modo di vedere, resta il principale candidato alla vittoria finale. Molto bene può fare anche l’Argentina, nonostante la non sempre convincente gestione tecnica di Maradona. Tra le europee, sono davvero molto ben attrezzate la Spagna, ricca di giovani talenti, e l’Inghilterra, che si giova della carismatica guida di Fabio Capello.A me personalmente appare competitiva anche l’Olanda, che ha perso per un po’ Robben, ma ha tanti ottimi elementi. Pronostici e previsioni sono fatti comunque per essere smentiti. Finiranno per avere non trascurabile incidenza anche i fattori ambientali (altitudine e inverno “africano”), per non parlare del pallone iperteconolgico, che turba i sonni dei portieri, e delle direzioni arbitrali, con tanti fischietti poco abituati a vedersela con giocatori nel cui corredo c’è anche una buona dose di malizia orientata a ingannarli.Come sempre l’attesa è notevole: se l’Italia comincerà bene, crescerà ancora; se poi le cose dovessero andare per il verso giusto sino al termine, ci sarà gran ressa sul carro dei vincitori. Per ora non è che ci siano tante prenotazioni: a saltarvi su si fa sempre in tempo… Nelle more dell’attesa facciamo in modo che non abbia ragione Lippi, quando sostiene che, in Italia, ci sono tanti che tiferanno “contro”. Lui cominci a vincere con il Paraguay e sarà già buon viatico. – – Su “Il Segno”, l’Africa che scende in campo (https://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/pagine/00_PORTALE/2010/Segno_20_28_copertina.pdf)