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Italiani, popolo di sedentari?

Il Rapporto Censis rileva che oltre 23 milioni (pari al 41% della popolazione) non praticano alcuno sport. Colpa - anche - della mancanza di strutture e impianti adeguati

12 Novembre 2008

12/11/2008

Sono oltre 33 milioni gli italiani che praticano sport o svolgono un’attività fisica. Poco più di 17 milioni (il 30% della popolazione) praticano uno sport: oltre 11 milioni (il 20%) lo fanno con continuità, mentre circa sei milioni (10,1%) lo fanno saltuariamente. Circa 16 milioni (il 28%) svolgono un’attività motoria (passeggiate, escursioni, nuoto, bicicletta). Ma il dato più rilevante è che 23,3 milioni di persone non praticano alcuna attività sportiva: il popolo dei sedentari rappresenta ben il 41% della popolazione.

È quanto rileva il primo rapporto su “Sport & società” realizzato dal Censis in collaborazione con il Coni e presentato ieri a Roma nella sede del Comitato olimpico. Il dato preoccupante è che la sedentarietà cresce progressivamente a partire dalla fascia di età 11-14 anni, soprattutto a causa di un’offerta inadeguata di strutture e impianti. Il fenomeno negativo è, inoltre, diffuso nelle aree di disagio sociale e giovanile, nella popolazione anziana e in quella femminile.

Dallo studio emerge che tra il 1995 e il 2006 c’è stato un «incremento costante del grado di attività fisica della popolazione». Tra le attività, quelle ginniche, con 4.320.000 praticanti (25,2%) hanno superato il calcio, praticato da 4.152.000 persone (24,2). Al terzo posto si colloca il nuoto, seguito dagli sport ciclistici, dall’atletica e dagli sport invernali.

Oltre alla sedentarietà, a preoccupare il presidente del Gianni Petrucci, presente all’illustrazione del rapporto, sono «i tagli che colpiscono un mondo di volontari». Petrucci si è detto soddisfatto che in Italia ci siano 95 mila punti di sport, uno ogni 631 abitanti. Tuttavia, ha lamentato, l’aumento della sedentarietà dipende anche dal fatto che «solo una scuola su quattro ha una palestra e una su cinque un impianto sportivo utilizzabile anche dai disabili».

Bene, ha aggiunto Petrucci, che negli ultimi dieci anni i tesserati alle società sportive siano cresciuti del 25%, ma la crisi attuale «penalizza particolarmente lo sport perché è un mondo fatto soprattutto di volontari. I tagli, oltre a colpire le società, si ripercuoteranno anche sulle sponsorizzazioni, sulla pubblicità e sui trasferimenti dagli enti locali. Sappiamo che i problemi del Paese sono gravi, ma Governo e Parlamento non faranno mancare il loro impegno».