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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Campagna

Quel video «a metà strada tra l’apologia
e l’istigazione al suicidio»

Dura presa di posizione di Adriano Pessina, direttore del Centro di ateneo di bioetica dell’Università cattolica, in merito alla diffusione di un filmato da parte dell’Associazione Luca Coscioni (di area radicale), nel quale si presenta la storia di una donna (Piera), malata terminale, che ha scelto di recarsi in Svizzera per ricorrere all’eutanasia

4 Maggio 2013

«I radicali italiani si fanno promotori di un video a favore dell’eutanasia che si colloca a metà strada tra l’apologia e l’istigazione al suicidio. Non si può accettare che in un Paese civile la disperazione di una donna sia utilizzata per una campagna a favore dell’eutanasia camuffata sotto il tema delle libertà individuali». E’ la dura presa di posizione di Adriano Pessina, direttore del Centro di ateneo di bioetica dell’Università cattolica, in merito alla diffusione di un video da parte dell’Associazione Luca Coscioni (di area radicale), nel quale si presenta la storia di una donna (Piera), malata terminale, che ha scelto di recarsi in Svizzera per ricorrere all’eutanasia.
«Piera, da presunta protagonista, diventa duplicemente vittima, della sua malattia e dello sfruttamento mediatico dei radicali. Questa campagna è un’offesa e uno sfregio nei confronti di tutte le persone che in questo momento stanno affrontando con coraggiosa dignità la faticosa esperienza della malattia – continua Pessina -. Mentre il nostro Paese si sta meritoriamente impegnando nella promozione delle terapie del dolore, nell’assistenza domiciliare, nel sostegno clinico ed esistenziale dei malati terminali, i radicali italiani costruiscono a tavolino una campagna mediatica che, con la pretesa di introdurre un inesistente diritto di morire, fornisce semplicemente un cinico contributo alla razionalizzazione delle spese di cura. La morte è la cessazione di ogni diritto e come tale non può mai essere posta come una conquista di civiltà».