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Assistenza

Unitalsi, vicini a chi soffre

Conosciuta da tutti per il trasporto degli ammalati a Lourdes, a più di un secolo dalla fondazione ha una presenza capillare. Sempre con il carisma di aiutare a vivere meglio anziani e disabili. «Arriviamo dove non arrivano strutture sanitarie e amministrazioni», dice Germano Benedusi, presidente lombardo

di Stefania CECCHETTI Redazione

15 Novembre 2010

Pensate sia possibile che una persona in carrozzina guidi un aereo da turismo? È successo al campo volo di Bresso, grazie all’impegno dell’Unitalsi. Conosciuta da tutti per il trasporto degli ammalati a Lourdes, oggi, a più di un secolo dalla fondazione, l’Associazione ha una presenza capillare e variegata sul territorio italiano. Sempre con il carisma di accompagnare la sofferenza e di aiutare a vivere meglio anziani, disabili e malati.
«Arriviamo dove non arrivano le strutture sanitarie e le amministrazioni – dice Germano Benedusi, presidente della sezione lombarda dell’Unitalsi -. I nostri volontari seguono a casa molte persone bisognose, fanno loro compagnia e svolgono piccoli servizi, come andare a fare la spesa, passare dal medico a ritirare una ricetta o sbrigare qualche pratica presso gli uffici pubblici». A domicilio, Unitalsi è in grado di fornire anche un’assistenza medica e infermieristica, ovviamente grazie al contributo di professionisti volontari.
C’è poi tutto il settore delle strutture protette: «Abbiamo diverse case famiglia in Italia – spiega ancora Benedusi – che ospitano piccoli gruppi di disabili che non possono contare sul sostegno di amici o parenti. Sono gestite da volontari, ma con la presenza anche di medici e psicologi». In particolare, poi, la sezione lombarda dell’Unitalsi è impegnata in un progetto di accoglienza delle numerose famiglie che arrivano nella nostra Regione per ragioni di carattere sanitario. Non si tratta solo di trovare un alloggio ai parenti del malato per il periodo della degenza, ma di accompagnare persone che stanno vivendo un momento difficile. «Passiamo a trovarli a casa e in ospedale, ci rendiamo disponibili per qualsiasi bisogno – racconta -. Insomma, non li lasciamo soli. In questi giorni, per esempio, stiamo seguendo la famiglia di una ragazza di 15 anni che dalla Sicilia è venuta all’ospedale Buzzi per un intervento».
Come si è passati dai semplici viaggi a Lourdes a un’organizzazione così complessa? A spiegarlo è ancora il presidente: «Dopo ogni pellegrinaggio si creano inevitabilmente legami di amicizia, l’ammalato chiede al volontario di andarlo ancora a trovare. È così che ha avuto inizio, il servizio sul territorio. Ma è stato un passaggio graduale. Una volta i malati bisognava “stanarli”, spesso non uscivano nemmeno di casa, per la vergogna. Oggi il mondo cambiato, sono cambiate le esigenze». «Uno fa il volontario perché “è chiamato” – prosegue -. Io fino a un certo punto della mia vita non mi interessavo degli altri, ma durante una festa dell’ammalato, come ce ne sono spesso nei paesi, sono rimasto incuriosito dai volontari in divisa bianca che assistevano i disabili. Ho aderito all’Unitalsi, che ha una connotazione religiosa, perché sono credente. Ma non considero la carità appannaggio di chi ha la fede. Nella nostra associazione tanti non credenti si danno da fare esattamente come gli altri».
L’Unitalsi dai mille volti si occupa anche di protezione civile: «In Abruzzo siamo stati tra i più attivi, gestendo un campo tende», dice Benedusi. I fondi in questo caso giungevano in parte dalla Regione Lombardia. Normalmente, invece, oltre al 5 per mille, Unitalsi si autofinanzia con iniziative come la vendita delle lenticchie sotto Natale. Quest’anno la raccolta finanzierà la ristrutturazione della casa vacanze per disabili a Borghetto S. Spirito. Non mancano, infine, le iniziative ludiche, come le lezioni di volo e le gite culturali: «A giugno abbiamo accompagnato un centinaio di disabili in carrozzina alla mostra “Rubens e i fiamminghi” a Como». Pensate sia possibile che una persona in carrozzina guidi un aereo da turismo? È successo al campo volo di Bresso, grazie all’impegno dell’Unitalsi. Conosciuta da tutti per il trasporto degli ammalati a Lourdes, oggi, a più di un secolo dalla fondazione, l’Associazione ha una presenza capillare e variegata sul territorio italiano. Sempre con il carisma di accompagnare la sofferenza e di aiutare a vivere meglio anziani, disabili e malati.«Arriviamo dove non arrivano le strutture sanitarie e le amministrazioni – dice Germano Benedusi, presidente della sezione lombarda dell’Unitalsi -. I nostri volontari seguono a casa molte persone bisognose, fanno loro compagnia e svolgono piccoli servizi, come andare a fare la spesa, passare dal medico a ritirare una ricetta o sbrigare qualche pratica presso gli uffici pubblici». A domicilio, Unitalsi è in grado di fornire anche un’assistenza medica e infermieristica, ovviamente grazie al contributo di professionisti volontari.C’è poi tutto il settore delle strutture protette: «Abbiamo diverse case famiglia in Italia – spiega ancora Benedusi – che ospitano piccoli gruppi di disabili che non possono contare sul sostegno di amici o parenti. Sono gestite da volontari, ma con la presenza anche di medici e psicologi». In particolare, poi, la sezione lombarda dell’Unitalsi è impegnata in un progetto di accoglienza delle numerose famiglie che arrivano nella nostra Regione per ragioni di carattere sanitario. Non si tratta solo di trovare un alloggio ai parenti del malato per il periodo della degenza, ma di accompagnare persone che stanno vivendo un momento difficile. «Passiamo a trovarli a casa e in ospedale, ci rendiamo disponibili per qualsiasi bisogno – racconta -. Insomma, non li lasciamo soli. In questi giorni, per esempio, stiamo seguendo la famiglia di una ragazza di 15 anni che dalla Sicilia è venuta all’ospedale Buzzi per un intervento».Come si è passati dai semplici viaggi a Lourdes a un’organizzazione così complessa? A spiegarlo è ancora il presidente: «Dopo ogni pellegrinaggio si creano inevitabilmente legami di amicizia, l’ammalato chiede al volontario di andarlo ancora a trovare. È così che ha avuto inizio, il servizio sul territorio. Ma è stato un passaggio graduale. Una volta i malati bisognava “stanarli”, spesso non uscivano nemmeno di casa, per la vergogna. Oggi il mondo cambiato, sono cambiate le esigenze». «Uno fa il volontario perché “è chiamato” – prosegue -. Io fino a un certo punto della mia vita non mi interessavo degli altri, ma durante una festa dell’ammalato, come ce ne sono spesso nei paesi, sono rimasto incuriosito dai volontari in divisa bianca che assistevano i disabili. Ho aderito all’Unitalsi, che ha una connotazione religiosa, perché sono credente. Ma non considero la carità appannaggio di chi ha la fede. Nella nostra associazione tanti non credenti si danno da fare esattamente come gli altri».L’Unitalsi dai mille volti si occupa anche di protezione civile: «In Abruzzo siamo stati tra i più attivi, gestendo un campo tende», dice Benedusi. I fondi in questo caso giungevano in parte dalla Regione Lombardia. Normalmente, invece, oltre al 5 per mille, Unitalsi si autofinanzia con iniziative come la vendita delle lenticchie sotto Natale. Quest’anno la raccolta finanzierà la ristrutturazione della casa vacanze per disabili a Borghetto S. Spirito. Non mancano, infine, le iniziative ludiche, come le lezioni di volo e le gite culturali: «A giugno abbiamo accompagnato un centinaio di disabili in carrozzina alla mostra “Rubens e i fiamminghi” a Como». In regione impegnati oltre 3 mila volontari – A livello nazionale, l’Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali (www.unitalsi.it ) ha 300 mila attivisti di cui 119 mila ausiliari, 25 mila effettivi, 165 mila aggregati, 300 benefattori. L’associazione gestisce anche 4 case famiglia a Pisa, Rieti, Barletta e Bologna, i cui costi di gestione sono coperti in parte dalle provvidenze economiche delle persone che le abitano, in parte dall’associazione stessa. Presso l’Unitalsi prestano servizio civile nazionale circa 250 giovani in Italia e 20 all’estero. Unitalsi Lombardia nel 2010 ha accompagnato 2100 ammalati con il supporto di 3 mila volontari, 130 medici e 150 sacerdoti, per un totale di 6500 pellegrini. La sezione lombarda ha inoltre recentemente acquistato una casa vacanze a Borghetto S. Spirito, dopo averla avuta in affitto per molti anni. Nel corso del 2010 questa casa ha accolto circa 1500 ospiti, di cui 500 disabili.