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Caritas Ambrosiana

«Sussidiarietà in Lombardia? Luci e ombre»

Don Roberto Davanzo commenta la ricerca presentata durante il convegno "Politiche sociali e partecipazione" organizzato dall'Osservatorio giuridico legislativo della regione ecclesiastica della Lombardia e dalla Delegazione lombarda Caritas nella sala convegni della Curia arcivescovile

12 Novembre 2010

La collaborazione tra la società civile e le istituzioni nella ricerca del bene comune è fondamentale. Tuttavia, alla prova dei fatti, la sussidiarietà presenta ancora luci ed ombre. Lo ha detto don Roberto Davanzo commentando i risultati di una ricerca realizzata da Caritas Ambrosiana sulla partecipazione del terzo settore, in particolare quello espresso dalle Caritas locali, alla definizione delle politiche sociali in Lombardia.
Il direttore della Caritas Ambrosiana ha fatto riferimento agli aspetti critici di alcuni strumenti specifici: tra questi, per esempio, il Tavolo regionale del terzo settore previsto dalla legge regionale 3/08. «Esso è stato accolto da una gran parte del terzo settore come buona occasione per cercare un confronto con la Regione sui temi all’ordine del giorno, nonché a trovare in diversi casi delle proposte comuni tra le diverse organizzazioni da presentare unitariamente alla Regione stessa. Tuttavia – ha sottolineato Davanzo – proprio in questo Tavolo abbiamo visto solo talvolta momenti di ascolto attento ed effettivo alle istanze del terzo settore, mentre più spesso abbiamo visto momenti in cui la consultazione è sembrata ridursi a pura comunicazione di decisioni di fatto già prese o scarsamente modificabili». «In questa cornice – ha precisato – pensiamo per esempio al Piano Socio Sanitario Regionale 2010-15, che evidenzia una debolezza del principio di sussidiarietà, sia in termini metodologici (quali procedure, quali vincoli, quale menzione negli atti?) che contenutistici. Pochissimi sono i cenni alla programmazione territoriale. Si parla di sussidiarietà molto raramente (in via specifica nel settore della ricerca sociale)».
Don Davanzo non ha nascosto le proprie critiche ai piani di zona, altro strumento fondamentale, attivato dalle amministrazioni comunali. Dopo 10 anni di storia, i piani di zona «sembra che siano diventati la “Cenerentola” delle politiche sociali, invece «ci preme rimetterli al centro delle riflessioni sulla programmazione partecipata e crediamo che in primo luogo le istituzioni pubbliche siano chiamate a investire energie e risorse nell’osservazione dell’andamento di questi strumenti delle politiche e nel loro rilancio».
Ma responsabilità vanno attribuite anche al mondo del volontariato. «All’interno del Terzo settore spesso manca un’attenzione al tema delle competenze da esprimere e promuovere nei contesti istituzionalmente preposti», ha riconosciuto don Davanzo. Infine il direttore della Caritas Ambrosiana ha espresso preoccupazione anche sui tagli ai fondi per le politiche sociali che la prossima Finanziaria sembrerebbe prevedere. «La scure si abbatterebbe praticamente su tutti i Fondi che finora hanno reso possibile dare risposta ai bisogni sociali della cittadinanza (Fondo Nazionale per le Politiche Sociali, per la Non Autosufficienza, per le Famiglie, ecc), rendendo più difficile aiutare le famiglie proprio in un momento di grande bisogno come quello attuale». La collaborazione tra la società civile e le istituzioni nella ricerca del bene comune è fondamentale. Tuttavia, alla prova dei fatti, la sussidiarietà presenta ancora luci ed ombre. Lo ha detto don Roberto Davanzo commentando i risultati di una ricerca realizzata da Caritas Ambrosiana sulla partecipazione del terzo settore, in particolare quello espresso dalle Caritas locali, alla definizione delle politiche sociali in Lombardia.Il direttore della Caritas Ambrosiana ha fatto riferimento agli aspetti critici di alcuni strumenti specifici: tra questi, per esempio, il Tavolo regionale del terzo settore previsto dalla legge regionale 3/08. «Esso è stato accolto da una gran parte del terzo settore come buona occasione per cercare un confronto con la Regione sui temi all’ordine del giorno, nonché a trovare in diversi casi delle proposte comuni tra le diverse organizzazioni da presentare unitariamente alla Regione stessa. Tuttavia – ha sottolineato Davanzo – proprio in questo Tavolo abbiamo visto solo talvolta momenti di ascolto attento ed effettivo alle istanze del terzo settore, mentre più spesso abbiamo visto momenti in cui la consultazione è sembrata ridursi a pura comunicazione di decisioni di fatto già prese o scarsamente modificabili». «In questa cornice – ha precisato – pensiamo per esempio al Piano Socio Sanitario Regionale 2010-15, che evidenzia una debolezza del principio di sussidiarietà, sia in termini metodologici (quali procedure, quali vincoli, quale menzione negli atti?) che contenutistici. Pochissimi sono i cenni alla programmazione territoriale. Si parla di sussidiarietà molto raramente (in via specifica nel settore della ricerca sociale)».Don Davanzo non ha nascosto le proprie critiche ai piani di zona, altro strumento fondamentale, attivato dalle amministrazioni comunali. Dopo 10 anni di storia, i piani di zona «sembra che siano diventati la “Cenerentola” delle politiche sociali, invece «ci preme rimetterli al centro delle riflessioni sulla programmazione partecipata e crediamo che in primo luogo le istituzioni pubbliche siano chiamate a investire energie e risorse nell’osservazione dell’andamento di questi strumenti delle politiche e nel loro rilancio».Ma responsabilità vanno attribuite anche al mondo del volontariato. «All’interno del Terzo settore spesso manca un’attenzione al tema delle competenze da esprimere e promuovere nei contesti istituzionalmente preposti», ha riconosciuto don Davanzo. Infine il direttore della Caritas Ambrosiana ha espresso preoccupazione anche sui tagli ai fondi per le politiche sociali che la prossima Finanziaria sembrerebbe prevedere. «La scure si abbatterebbe praticamente su tutti i Fondi che finora hanno reso possibile dare risposta ai bisogni sociali della cittadinanza (Fondo Nazionale per le Politiche Sociali, per la Non Autosufficienza, per le Famiglie, ecc), rendendo più difficile aiutare le famiglie proprio in un momento di grande bisogno come quello attuale». Monsignor Merisi: «Il Terzo settore partecipi alla riflessione sul welfare» – Intervenendo al convegno “Politiche sociali e partecipazione”, monsignor Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e delegato della Conferenza episcopale lombarda per la carità e la salute, ha ricordato gli ultimi recenti interventi dei vertici della Chiesa sul tema dei poveri e degli ultimi: il Papa alla consacrazione della Sagrada Familia a Barcellona, la richiesta al Governo di convocare un tavolo per l’occupazione fatta dal cardinal Angelo Bagnasco all’inaugurazione dell’assemblea dei vescovi italiani ad Assisi. Merisi ha inoltre citato il censimento Cei sui servizi sociali, caritativi, sanitari di ispirazione ecclesiale, in Italia quasi 14mila, e ha sottolineato «l’importanza della partecipazione effettiva delle realtà del cosiddetto Terzo settore alla riflessione sul welfare e i suoi sviluppi, nella logica della solidarietà e della sussidiarietà, da considerare insieme, affinché non ci si dimentichi mai degli ultimi e dei poveri». Inoltre ha chiesto «sinergia con la Caritas alle realtà di ispirazione cristiana nella Consulta ecclesiale regionale delle Opere socio assistenziali». – Sintesi della ricerca (https://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/esy/objects/docs/2636186/ricerca_Caritas.pdf)