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Il business della ristorazione

A Milano si contano oltre 14 mila unità tra aziende di catering, ristoranti e take away. E accanto ai piatti etnici resiste la cucina tradizionale

di Cristina CONTI Redazione

4 Novembre 2010

Ai milanesi piace andare al ristorante. Anche in tempo di crisi. E così le imprese del settore crescono del 2,1% in un anno e pesano per il 4,8% sul totale italiano di settore. A dirlo è un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano sui dati del registro delle imprese 2010 e 2009 sulle attività insediate in provincia di Milano. Si contano oltre 14 mila unità tra aziende di catering, ristoranti e take away. Crescono soprattutto i ristoranti veri e propri che passano da 5.569 imprese attive nel 2009 a 5.989 nel 2010, con un aumento del 7,5%.
La classica cucina “milanese” resta tutelata: una impresa individuale su tre nel settore della ristorazione ha infatti titolare milanese, che spesso offre i piatti della cucina tipica. Molti i giovani che si dedicano al business della ristorazione: a Milano si conta oltre un ristorante su dieci (10,2% di tutte le ditte individuali del comparto) contro il 9,5% in Italia. Accanto ai piatti tradizionali cresce l’offerta internazionale dai Paesi più svariati e a Milano si trova proprio di tutto: quasi tre titolari su dieci arrivano dall’estero, contro meno di uno su dieci in Italia.
Non solo piatti etnici, anche tradizionali. A 84 ristoranti del capoluogo è stata riconosciuta la Denominazione di Cucina Ambrosiana (DeCA), riservata ai locali che si impegnano a utilizzare prodotti di qualità, tipici e stagionali (preferibilmente ottenuti con tecniche di lavorazione tradizionali), a garantire le denominazioni e gli originali metodi di preparazione dei piatti, a fornire ai clienti informazioni sulle principali caratteristiche delle ricette preparate e a trasmettere ai consumatori la storia e la cultura gastronomica milanese.
L’iniziativa è della Camera di commercio di Milano, in collaborazione con Epam, Unione del Commercio e Accademia Italiana della Cucina. «La tutela e la valorizzazione della cucina tipica possono essere uno strumento di competitività, ma anche di concreta alleanza con i consumatori. In una realtà come quella del nostro territorio, che anche nell’ampia offerta gastronomica mostra la sua multiculturalità, sarebbe un peccato che Milano non tutelasse e promuovesse la propria identità», ha dichiarato Alfredo Zini, consigliere della Camera di commercio di Milano.
Per essere definiti tipici, i locali milanesi devono proporre tutto l’anno nella propria lista delle vivande almeno cinque piatti della tradizione ambrosiana. Ai milanesi piace andare al ristorante. Anche in tempo di crisi. E così le imprese del settore crescono del 2,1% in un anno e pesano per il 4,8% sul totale italiano di settore. A dirlo è un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano sui dati del registro delle imprese 2010 e 2009 sulle attività insediate in provincia di Milano. Si contano oltre 14 mila unità tra aziende di catering, ristoranti e take away. Crescono soprattutto i ristoranti veri e propri che passano da 5.569 imprese attive nel 2009 a 5.989 nel 2010, con un aumento del 7,5%.La classica cucina “milanese” resta tutelata: una impresa individuale su tre nel settore della ristorazione ha infatti titolare milanese, che spesso offre i piatti della cucina tipica. Molti i giovani che si dedicano al business della ristorazione: a Milano si conta oltre un ristorante su dieci (10,2% di tutte le ditte individuali del comparto) contro il 9,5% in Italia. Accanto ai piatti tradizionali cresce l’offerta internazionale dai Paesi più svariati e a Milano si trova proprio di tutto: quasi tre titolari su dieci arrivano dall’estero, contro meno di uno su dieci in Italia.Non solo piatti etnici, anche tradizionali. A 84 ristoranti del capoluogo è stata riconosciuta la Denominazione di Cucina Ambrosiana (DeCA), riservata ai locali che si impegnano a utilizzare prodotti di qualità, tipici e stagionali (preferibilmente ottenuti con tecniche di lavorazione tradizionali), a garantire le denominazioni e gli originali metodi di preparazione dei piatti, a fornire ai clienti informazioni sulle principali caratteristiche delle ricette preparate e a trasmettere ai consumatori la storia e la cultura gastronomica milanese.L’iniziativa è della Camera di commercio di Milano, in collaborazione con Epam, Unione del Commercio e Accademia Italiana della Cucina. «La tutela e la valorizzazione della cucina tipica possono essere uno strumento di competitività, ma anche di concreta alleanza con i consumatori. In una realtà come quella del nostro territorio, che anche nell’ampia offerta gastronomica mostra la sua multiculturalità, sarebbe un peccato che Milano non tutelasse e promuovesse la propria identità», ha dichiarato Alfredo Zini, consigliere della Camera di commercio di Milano.Per essere definiti tipici, i locali milanesi devono proporre tutto l’anno nella propria lista delle vivande almeno cinque piatti della tradizione ambrosiana.