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Società

Al volontariato servono mani, testa e cuore

Oltre la generosità, una migliore formazione per rispondere adeguatamente ai bisogni crescenti

di Pino NARDI Redazione

28 Gennaio 2010

«Il volontariato ha bisogno di cuore (generosità), ma anche di testa (competenza) e di mani (organizzazione)». In estrema sintesi è questo l’identikit del mondo della solidarietà che anima la società civile milanese. Da sempre la Caritas Ambrosiana è in prima linea su questo fronte promuovendo iniziative e coordinando le mille facce di una presenza sul territorio della Diocesi di Milano. Da via San Bernardino sono pronti a lanciare un nuovo progetto: si chiama “Volontari.amo”, una proposta per giovani italiani e stranieri dai 18 ai 30 anni (nel box). Non a caso si punta sulle nuove generazioni, che fanno più fatica.
Come è cambiato il volontariato in questi anni? «Abbiamo un osservatorio che è lo Sportello di orientamento al volontariato in via S. Antonio 5 a Milano – risponde Ivan Nissoli, responsabile Settore giovani e servizio civile della Caritas Ambrosiana -. Un servizio Caritas che ormai da più di 10 anni fa proprio questo servizio di raccolta, orientamento, ascolto delle persone che vogliono mettere a disposizione il loro tempo. In questi ultimi anni abbiamo visto che la domanda di volontariato non è calata, ma si è molto diversificata. Sicuramente da un lato c’è un invecchiamento. Ci sono tantissimi anziani, i pensionati attivi, una risorsa importante e che oggi in parte sostituiscono anche il mondo giovanile. Infatti, c’è il problema del ricambio generazionale. Dall’altra c’è comunque una ricchezza di disponibilità di molti giovani».
Per esempio, l’estate scorsa in Abruzzo oltre 450 giovani sono andati a fare almeno una settimana di volontariato nei campi di Paganica e Onna gestiti dalla Caritas. Oppure i cantieri della solidarietà: ogni anno più di 100 ragazzi vanno in giro per il mondo e in Italia a fare un’esperienza di campi di lavoro. O nel carcere, l’anno scorso con più di 150 giovani. Quello che sta cambiando è quanto si viene coinvolti. Sembra infatti più un impegno mirato verso alcune iniziative, un volontariato spot: tante le offerte per il pranzo di Natale o dell’ultimo dell’anno o per “pronto estate” per la distribuzione dei pasti agli anziani. «C’è spesso un tipo di volontariato molto sporadico, che si impegna per un periodo limitato – conferma Nissoli -. Si fa più fatica ad avere maggiore continuità come invece chiedono sempre più le organizzazioni di volontariato».
«Il mondo giovanile oggi è molto variegato, ci sono anche molti interessi e quindi anche il volontariato stesso è molto diverso – continua il responsabile -. Noi operiamo nel settore socio-assistenziale, quindi non è facile per un giovane andare in alcune situazioni dove ti trovi a confronto con criticità». Per questo occorre non solo il cuore, la generosità, ma anche sempre più una solida formazione. «Sì, è un volontariato che si gioca molto anche nella dimensione delle capacità e delle professionalità. Molti giovani dedicano tempo al volontariato anche come occasione per mettere in gioco le competenze che acquisiscono attraverso lo studio. Soprattutto all’interno di strutture che hanno gravi situazioni di disagio non ti puoi improvvisare, è necessaria una qualificazione. Attraverso l’Associazione volontari Caritas proponiamo percorsi di formazione e di aggiornamento».
La competenza è decisiva anche nella recente esperienza del Fondo Famiglia-Lavoro: «Non possiamo più fare le cose, come si diceva una volta, alla “viva il parroco” – sottolinea Nissoli -. Per i centri d’ascolto del Fondo è stato messo in campo un grande lavoro formativo, perché gli operatori devono essere capaci di relazionarsi con le situazioni delle persone, con una capacità di cogliere i bisogni, anche le domande che vanno oltre il primo impatto». Un problema sta emergendo: quello della carenza degli spazi per le organizzazioni di volontariato, che vanno in sofferenza per il costo troppo oneroso degli affitti: «Del resto anche il Comune ha deciso di vendere i propri. A questo si associa la nuova normativa che mette all’asta i beni sequestrati alla mafia, penalizzando così il volontariato».
Dunque, cuore, testa e mani anche nel governo di questo fenomeno così importante per la vita di tutti. Per questo è necessario un coordinamento tra le diverse esperienze che nascono nella comunità ecclesiale, tipico compito della Caritas: «Abbiamo un volontariato diffuso che fa tanto, ma che fa fatica a mettersi a ragionare insieme. Il nostro ruolo non vuol dire gestione, ma saper coordinare le realtà rispetto a un territorio. Però vuol dire anche la rappresentanza politica e il rapporto con le istituzioni». Già, un nodo non sempre così pacifico. Soprattutto quando il pubblico tende a scaricare pesi notevoli. «Il volontariato ha un ruolo centrale nell’ottica della sussidiarietà – dice Nissoli -, però qualche volta viene strumentalizzato: in fondo risolvi tu il problema perché io pubblico non sono in grado. Ci sono responsabilità diverse nei ruoli e nelle competenze: il volontariato però non può essere l’ultima ruota del carro a cui scarichi tutte le responsabilità e la gestione dei grandi problemi. Ha la necessità di poter essere interpellato non solo quando ci sono i problemi, ma avendo una capacità di progettazione e programmazione, anche nella definizione delle politiche». «Il volontariato ha bisogno di cuore (generosità), ma anche di testa (competenza) e di mani (organizzazione)». In estrema sintesi è questo l’identikit del mondo della solidarietà che anima la società civile milanese. Da sempre la Caritas Ambrosiana è in prima linea su questo fronte promuovendo iniziative e coordinando le mille facce di una presenza sul territorio della Diocesi di Milano. Da via San Bernardino sono pronti a lanciare un nuovo progetto: si chiama “Volontari.amo”, una proposta per giovani italiani e stranieri dai 18 ai 30 anni (nel box). Non a caso si punta sulle nuove generazioni, che fanno più fatica.Come è cambiato il volontariato in questi anni? «Abbiamo un osservatorio che è lo Sportello di orientamento al volontariato in via S. Antonio 5 a Milano – risponde Ivan Nissoli, responsabile Settore giovani e servizio civile della Caritas Ambrosiana -. Un servizio Caritas che ormai da più di 10 anni fa proprio questo servizio di raccolta, orientamento, ascolto delle persone che vogliono mettere a disposizione il loro tempo. In questi ultimi anni abbiamo visto che la domanda di volontariato non è calata, ma si è molto diversificata. Sicuramente da un lato c’è un invecchiamento. Ci sono tantissimi anziani, i pensionati attivi, una risorsa importante e che oggi in parte sostituiscono anche il mondo giovanile. Infatti, c’è il problema del ricambio generazionale. Dall’altra c’è comunque una ricchezza di disponibilità di molti giovani».Per esempio, l’estate scorsa in Abruzzo oltre 450 giovani sono andati a fare almeno una settimana di volontariato nei campi di Paganica e Onna gestiti dalla Caritas. Oppure i cantieri della solidarietà: ogni anno più di 100 ragazzi vanno in giro per il mondo e in Italia a fare un’esperienza di campi di lavoro. O nel carcere, l’anno scorso con più di 150 giovani. Quello che sta cambiando è quanto si viene coinvolti. Sembra infatti più un impegno mirato verso alcune iniziative, un volontariato spot: tante le offerte per il pranzo di Natale o dell’ultimo dell’anno o per “pronto estate” per la distribuzione dei pasti agli anziani. «C’è spesso un tipo di volontariato molto sporadico, che si impegna per un periodo limitato – conferma Nissoli -. Si fa più fatica ad avere maggiore continuità come invece chiedono sempre più le organizzazioni di volontariato».«Il mondo giovanile oggi è molto variegato, ci sono anche molti interessi e quindi anche il volontariato stesso è molto diverso – continua il responsabile -. Noi operiamo nel settore socio-assistenziale, quindi non è facile per un giovane andare in alcune situazioni dove ti trovi a confronto con criticità». Per questo occorre non solo il cuore, la generosità, ma anche sempre più una solida formazione. «Sì, è un volontariato che si gioca molto anche nella dimensione delle capacità e delle professionalità. Molti giovani dedicano tempo al volontariato anche come occasione per mettere in gioco le competenze che acquisiscono attraverso lo studio. Soprattutto all’interno di strutture che hanno gravi situazioni di disagio non ti puoi improvvisare, è necessaria una qualificazione. Attraverso l’Associazione volontari Caritas proponiamo percorsi di formazione e di aggiornamento».La competenza è decisiva anche nella recente esperienza del Fondo Famiglia-Lavoro: «Non possiamo più fare le cose, come si diceva una volta, alla “viva il parroco” – sottolinea Nissoli -. Per i centri d’ascolto del Fondo è stato messo in campo un grande lavoro formativo, perché gli operatori devono essere capaci di relazionarsi con le situazioni delle persone, con una capacità di cogliere i bisogni, anche le domande che vanno oltre il primo impatto». Un problema sta emergendo: quello della carenza degli spazi per le organizzazioni di volontariato, che vanno in sofferenza per il costo troppo oneroso degli affitti: «Del resto anche il Comune ha deciso di vendere i propri. A questo si associa la nuova normativa che mette all’asta i beni sequestrati alla mafia, penalizzando così il volontariato».Dunque, cuore, testa e mani anche nel governo di questo fenomeno così importante per la vita di tutti. Per questo è necessario un coordinamento tra le diverse esperienze che nascono nella comunità ecclesiale, tipico compito della Caritas: «Abbiamo un volontariato diffuso che fa tanto, ma che fa fatica a mettersi a ragionare insieme. Il nostro ruolo non vuol dire gestione, ma saper coordinare le realtà rispetto a un territorio. Però vuol dire anche la rappresentanza politica e il rapporto con le istituzioni». Già, un nodo non sempre così pacifico. Soprattutto quando il pubblico tende a scaricare pesi notevoli. «Il volontariato ha un ruolo centrale nell’ottica della sussidiarietà – dice Nissoli -, però qualche volta viene strumentalizzato: in fondo risolvi tu il problema perché io pubblico non sono in grado. Ci sono responsabilità diverse nei ruoli e nelle competenze: il volontariato però non può essere l’ultima ruota del carro a cui scarichi tutte le responsabilità e la gestione dei grandi problemi. Ha la necessità di poter essere interpellato non solo quando ci sono i problemi, ma avendo una capacità di progettazione e programmazione, anche nella definizione delle politiche». “Volontari.amo” per i giovani – Si chiama “Volontari.amo”, l’ultima iniziativa promossa dalla Caritas Ambrosiana. Si tratta di un’esperienza di volontariato proposta a giovani italiani e stranieri dai 18 ai 30 anni. Vuole essere un’occasione di servizio qualificato, che diventi possibilità formativa e di crescita personale nella linea della gratuità caratterizzata, come ulteriore scelta possibile, da un’esperienza di vita comunitaria. In concreto si tratta di dedicare 15 ore settimanali per 6 mesi in attività di volontariato presso le realtà legate alla Caritas Ambrosiana che si occupano di minori, anziani, stranieri, disabili, disagio adulto. Sono previsti una formazione specifica e un accompagnamento.Info: tel. 02.76037300 – pace.ambrosiana@caritas.it �- giovani.ambrosiana@caritas.it � – «Milano è ancora capitale della solidarietà» – Alle Stelline due giorni per scoprire 200 realtà