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Il caso

Adozioni difficili

A volte «un appello su Avvenire o Donna Moderna riesce a fare quello che i canali istituzionali non riescono». Parola di Mario Zevola, presidente del Tribunale dei minori di�Milano

di Michela TRIGARI Redazione

23 Settembre 2010

AAA famiglia adottiva cercasi. In Italia capita anche questo. Accade cioè che un Tribunale per i minorenni deve ricorre ad annunci sulla stampa pur di riuscire a trovare una coppia disposta ad accogliere un bambino disabile o gravemente malato. È successo in Lombardia, dove «un appello su Avvenire, Famiglia Cristiana o Donna Moderna a volte riesce a fare quello che i canali istituzionali non riescono a risolvere», dice Mario Zevola, presidente del Tribunale per i minorenni di Milano.

Parliamo di “adozioni impossibili”. Qual è la dimensione del problema?
I numeri sono piccoli: solo il 2-3% del totale degli abbandoni riguarda bambini disabili, gravemente malati o con una prospettiva di vita limitata (nel qual caso però entra in gioca l’affido). Comunque si trovano quasi sempre persone o soluzioni, tipo famiglie allargate o comunità, disposte a dare loro una casa. E non parliamo solo di vitto e alloggio.

Gli abbandoni di bambini disabili sono in aumento o in calo?
Non saprei con esattezza, ma la mia sensazione rispetto al passato è che l’aborto terapeutico abbia sortito qualche effetto. Dall’altra parte però, registriamo casi di adozioni internazionali finite male per via del disagio, più sociale che propriamente psichico, manifestato da qualche bambino una volta arrivato in Italia.

Quanto tempo passa prima che un bambino disabile trovi accoglienza?
Non servono degli anni, in genere basta qualche mese per individuare una soluzione. Conosco solo due casi non ancora conclusi: quello di un ragazzo prossimo ai 17 anni, che non ha ancora trovato una famiglia, e quello di una bambina che è ancora in ospedale perché i suoi problemi di salute non consentono altrimenti.
AAA famiglia adottiva cercasi. In Italia capita anche questo. Accade cioè che un Tribunale per i minorenni deve ricorre ad annunci sulla stampa pur di riuscire a trovare una coppia disposta ad accogliere un bambino disabile o gravemente malato. È successo in Lombardia, dove «un appello su Avvenire, Famiglia Cristiana o Donna Moderna a volte riesce a fare quello che i canali istituzionali non riescono a risolvere», dice Mario Zevola, presidente del Tribunale per i minorenni di Milano.Parliamo di “adozioni impossibili”. Qual è la dimensione del problema?I numeri sono piccoli: solo il 2-3% del totale degli abbandoni riguarda bambini disabili, gravemente malati o con una prospettiva di vita limitata (nel qual caso però entra in gioca l’affido). Comunque si trovano quasi sempre persone o soluzioni, tipo famiglie allargate o comunità, disposte a dare loro una casa. E non parliamo solo di vitto e alloggio.Gli abbandoni di bambini disabili sono in aumento o in calo?Non saprei con esattezza, ma la mia sensazione rispetto al passato è che l’aborto terapeutico abbia sortito qualche effetto. Dall’altra parte però, registriamo casi di adozioni internazionali finite male per via del disagio, più sociale che propriamente psichico, manifestato da qualche bambino una volta arrivato in Italia.Quanto tempo passa prima che un bambino disabile trovi accoglienza?Non servono degli anni, in genere basta qualche mese per individuare una soluzione. Conosco solo due casi non ancora conclusi: quello di un ragazzo prossimo ai 17 anni, che non ha ancora trovato una famiglia, e quello di una bambina che è ancora in ospedale perché i suoi problemi di salute non consentono altrimenti.