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Tendenze

A Milano sempre più stranieri e sempre meno italiani

Da gennaio a luglio 2010, si sono registrati all'anagrafe 8.649 nuovi immigrati. Gli italiani sono 2 mila in meno. Su 1 milione e 313 mila residenti, gli stranieri sono il 16%. De Corato: «Mutamento epocale. Occorre insistere sul rispetto delle leggi»

3 Settembre 2010

Sotto la Madonnina cresce il numero dei cittadini stranieri mentre scappano gli italiani. Da gennaio a luglio 2010, si sono registrati all’anagrafe del Comune 8.649 nuovi immigrati. Gli italiani sono invece 2 mila in meno. Su 1 milione e 313mila residenti a Milano, gli stranieri sono il 16%, pari a 208.021. Provengono da 155 Paesi diversi: i più numerosi sono i filippini (32 mila), seguiti da egiziani (27 mila) e cinesi (18 mila). Nei primi sette mesi del 2010, sono aumentati soprattutto albanesi (più 10,13%), cinesi, peruviani e romeni (più 5%).

«Trent’anni fa – spiega Riccardo De Corato, vicesindaco di Milano – gli immigrati erano 21 mila, uno su cento: oggi sono 1 su 6. Ma più realisticamente 1 su 5, considerato che a Milano sono stimati 50 mila clandestini. E la città ha una veste prevalentemente asiatica (74 mila presenze) e africana (46 mila) con gli europei (45 mila) e americani (42 mila) in inferiorità numerica. Un mutamento epocale se si pensa che solo nel 1979 erano gli svizzeri gli stranieri più rappresentati (1.673), seguiti da tedeschi (1.274) e britannici (788). Con un popolazione complessiva che era di 1.677. 000 abitanti. Ovvero 300 mila residenti più di oggi».

Milano non può accogliere tutti, soprattutto chi viola le leggi e i costumi italiani. «L’identità futura della città – sottolinea De Corato – è dunque segnata da numeri galoppanti. Il che rende necessario insistere sul rispetto delle leggi italiane e sui valori fondanti dell’Occidente come precondizioni all’integrazione. E sul massimo rigore per chi vive clandestinamente, per chi attua comportamenti che sono una minaccia alla sicurezza pubblica e dello Stato o lesivi della dignità della donna. Il gravissimo episodio accaduto a Torino dove una ragazza marocchina è stata sfregiata con l’acido da un connazionale respinto, e un fatto quasi analogo accaduto in piazza Prealpi a Milano, vittima una diciannovenne peruviana ferita al volto dall’ex fidanzato, sono la riprova di come l’accoglienza indistinta per tutti sia una chimera. Chi sceglie le strade della violenza e i canali dell’illegalità non ha diritto all’accoglienza». Sotto la Madonnina cresce il numero dei cittadini stranieri mentre scappano gli italiani. Da gennaio a luglio 2010, si sono registrati all’anagrafe del Comune 8.649 nuovi immigrati. Gli italiani sono invece 2 mila in meno. Su 1 milione e 313mila residenti a Milano, gli stranieri sono il 16%, pari a 208.021. Provengono da 155 Paesi diversi: i più numerosi sono i filippini (32 mila), seguiti da egiziani (27 mila) e cinesi (18 mila). Nei primi sette mesi del 2010, sono aumentati soprattutto albanesi (più 10,13%), cinesi, peruviani e romeni (più 5%).«Trent’anni fa – spiega Riccardo De Corato, vicesindaco di Milano – gli immigrati erano 21 mila, uno su cento: oggi sono 1 su 6. Ma più realisticamente 1 su 5, considerato che a Milano sono stimati 50 mila clandestini. E la città ha una veste prevalentemente asiatica (74 mila presenze) e africana (46 mila) con gli europei (45 mila) e americani (42 mila) in inferiorità numerica. Un mutamento epocale se si pensa che solo nel 1979 erano gli svizzeri gli stranieri più rappresentati (1.673), seguiti da tedeschi (1.274) e britannici (788). Con un popolazione complessiva che era di 1.677. 000 abitanti. Ovvero 300 mila residenti più di oggi».Milano non può accogliere tutti, soprattutto chi viola le leggi e i costumi italiani. «L’identità futura della città – sottolinea De Corato – è dunque segnata da numeri galoppanti. Il che rende necessario insistere sul rispetto delle leggi italiane e sui valori fondanti dell’Occidente come precondizioni all’integrazione. E sul massimo rigore per chi vive clandestinamente, per chi attua comportamenti che sono una minaccia alla sicurezza pubblica e dello Stato o lesivi della dignità della donna. Il gravissimo episodio accaduto a Torino dove una ragazza marocchina è stata sfregiata con l’acido da un connazionale respinto, e un fatto quasi analogo accaduto in piazza Prealpi a Milano, vittima una diciannovenne peruviana ferita al volto dall’ex fidanzato, sono la riprova di come l’accoglienza indistinta per tutti sia una chimera. Chi sceglie le strade della violenza e i canali dell’illegalità non ha diritto all’accoglienza». – – Il parere del sociologo Ambrosini