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Monza

A che punto siamo con la crisi?

Il convegno organizzato dalla Caritas nell'ambito della Settimana della Carità

di Luigi MEANI Redazione

10 Marzo 2010

“A che punto siamo con la crisi?”: a rispondere a questa domanda ha provato la serata-convegno organizzata dalla Caritas di Monza lo scorso 25 febbraio presso l’auditorium della parrocchia Sacro Cuore, in occasione della Settimana della Carità.
Tra i relatori, l’economista Alberto Berrini, confortato anche da recenti studi di Confindustria, ha ribadito che la crisi è solo all’inizio: la produzione industriale tornerà ai livelli del 2007 solo nel 2017 e la disoccupazione crescerà anche nel 2011 (solo il 30% dei cassaintegrati tornerà al lavoro). Berrini ha sottolineato come la crisi della finanza sia stata sì provocata dagli errori e dalle speculazioni bancarie dei potentati finanziari, ma che tutto ha preso origine negli anni Ottanta, quando i tassi d’interesse furono spinti al rialzo per domare l’inflazione con la certezza che il mercato avrebbe provveduto a sviluppo e occupazione. Un’ipotesi debole: anziché ridursi, gli squilibri si sono moltiplicati, è diminuita la spesa per lo Stato sociale, i salari sono cresciuti di poco o nulla. Le persone hanno finito per acquistare beni e servizi attraverso l’indebitamento, risposta alla disuguaglianza nella distribuzione dei redditi.
Quindi è vero che occorre una nuova regolamentazione dei mercati finanziari, ma serve soprattutto – ha affermato Berrini – un nuovo modello di sviluppo, una nuova distribuzione della ricchezza. Quello che serve non è tanto stimolare la domanda di consumi, ma sviluppare gli investimenti per far ripartire l’economia. Non va demonizzato il consumo, ma occorre far tesoro delle parole del cardinale Tettamanzi: valorizzare la solidarietà e perseguire con più sobrietà un aumento di servizi nei settori della cultura e dell’ecologia, vero volano di un nuovo modello di sviluppo e di relazioni.
Stefano Carugo, assessore alle Politiche sociali del Comune di Monza, ha fornito alcuni dati: nel 2009 hanno chiesto aiuto al Comune 1200 persone, per circa 1000 dei quali sono stati attivati progetti di intervento personalizzato. I casi di estrema povertà hanno coinvolto una trentina di persone. «Queste persone chiedono un aiuto concreto: affitto, bolletta, spesa… La grande emergenza è la casa », ha concluso Carugo.
Secondo il sociologo Egidio Riva, «anche Monza si conferma città di forti disuguaglianze nel reddito e nella ricchezza. Dai centri di ascolto Caritas sono passate almeno il doppio delle persone citate dall’Assessore. Nell’utenza crescono gli italiani rispetto agli stranieri e aumenta il numero dei colloqui, quasi a testimoniare che la relazione d’aiuto è sempre più complessa. L’età media è di 40 anni e ciò mette in luce la difficoltà delle persone sul lavoro. Aumentano anche gli uomini, soprattutto i separati costretti a pagare gli alimenti e dunque in difficoltà economica. Aumenta la richiesta di case. Infine sono diminuite le domande di colf e badanti. Non può essere il solo mercato a risolvere la questione. Questo è il compito della politica nel prossimo futuro: sviluppare nuove proposte e dare spazio alla società».
La serata ha visto anche gli interventi dell’assessore alle Politiche sociali della provincia di Monza Giuliana Colombo, che ha sottolineato l’importanza dell’associazionismo e del volontariato, del segretario della Camera di Commercio di Monza Renato Mattioni, che ha ricordato i cambiamenti del tessuto economico della Brianza, del segretario generale della Cisl Brianza Marco Viganò, con i suoi accorati appelli per la difesa del lavoro, e di Riccardo Rampado delle Acli, che ha invece presentato i dati del Fondo diocesano Famiglia-Lavoro: «Sono 105 gli sportelli che ascoltano le richieste delle persone e delle famiglie in difficoltà. A oggi il Fondo ha raccolto oltre 7 milioni e mezzo di euro. Nel 2009 le domande sono state 4150. Alcune cifre: il 73% maschi, 66% coniugati, 65% fra 31 e 50 anni, il 72% con figli a carico, 61% operai specializzati». Questa la realtà da cui ripartire. “A che punto siamo con la crisi?”: a rispondere a questa domanda ha provato la serata-convegno organizzata dalla Caritas di Monza lo scorso 25 febbraio presso l’auditorium della parrocchia Sacro Cuore, in occasione della Settimana della Carità.Tra i relatori, l’economista Alberto Berrini, confortato anche da recenti studi di Confindustria, ha ribadito che la crisi è solo all’inizio: la produzione industriale tornerà ai livelli del 2007 solo nel 2017 e la disoccupazione crescerà anche nel 2011 (solo il 30% dei cassaintegrati tornerà al lavoro). Berrini ha sottolineato come la crisi della finanza sia stata sì provocata dagli errori e dalle speculazioni bancarie dei potentati finanziari, ma che tutto ha preso origine negli anni Ottanta, quando i tassi d’interesse furono spinti al rialzo per domare l’inflazione con la certezza che il mercato avrebbe provveduto a sviluppo e occupazione. Un’ipotesi debole: anziché ridursi, gli squilibri si sono moltiplicati, è diminuita la spesa per lo Stato sociale, i salari sono cresciuti di poco o nulla. Le persone hanno finito per acquistare beni e servizi attraverso l’indebitamento, risposta alla disuguaglianza nella distribuzione dei redditi.Quindi è vero che occorre una nuova regolamentazione dei mercati finanziari, ma serve soprattutto – ha affermato Berrini – un nuovo modello di sviluppo, una nuova distribuzione della ricchezza. Quello che serve non è tanto stimolare la domanda di consumi, ma sviluppare gli investimenti per far ripartire l’economia. Non va demonizzato il consumo, ma occorre far tesoro delle parole del cardinale Tettamanzi: valorizzare la solidarietà e perseguire con più sobrietà un aumento di servizi nei settori della cultura e dell’ecologia, vero volano di un nuovo modello di sviluppo e di relazioni.Stefano Carugo, assessore alle Politiche sociali del Comune di Monza, ha fornito alcuni dati: nel 2009 hanno chiesto aiuto al Comune 1200 persone, per circa 1000 dei quali sono stati attivati progetti di intervento personalizzato. I casi di estrema povertà hanno coinvolto una trentina di persone. «Queste persone chiedono un aiuto concreto: affitto, bolletta, spesa… La grande emergenza è la casa », ha concluso Carugo.Secondo il sociologo Egidio Riva, «anche Monza si conferma città di forti disuguaglianze nel reddito e nella ricchezza. Dai centri di ascolto Caritas sono passate almeno il doppio delle persone citate dall’Assessore. Nell’utenza crescono gli italiani rispetto agli stranieri e aumenta il numero dei colloqui, quasi a testimoniare che la relazione d’aiuto è sempre più complessa. L’età media è di 40 anni e ciò mette in luce la difficoltà delle persone sul lavoro. Aumentano anche gli uomini, soprattutto i separati costretti a pagare gli alimenti e dunque in difficoltà economica. Aumenta la richiesta di case. Infine sono diminuite le domande di colf e badanti. Non può essere il solo mercato a risolvere la questione. Questo è il compito della politica nel prossimo futuro: sviluppare nuove proposte e dare spazio alla società».La serata ha visto anche gli interventi dell’assessore alle Politiche sociali della provincia di Monza Giuliana Colombo, che ha sottolineato l’importanza dell’associazionismo e del volontariato, del segretario della Camera di Commercio di Monza Renato Mattioni, che ha ricordato i cambiamenti del tessuto economico della Brianza, del segretario generale della Cisl Brianza Marco Viganò, con i suoi accorati appelli per la difesa del lavoro, e di Riccardo Rampado delle Acli, che ha invece presentato i dati del Fondo diocesano Famiglia-Lavoro: «Sono 105 gli sportelli che ascoltano le richieste delle persone e delle famiglie in difficoltà. A oggi il Fondo ha raccolto oltre 7 milioni e mezzo di euro. Nel 2009 le domande sono state 4150. Alcune cifre: il 73% maschi, 66% coniugati, 65% fra 31 e 50 anni, il 72% con figli a carico, 61% operai specializzati». Questa la realtà da cui ripartire.