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Manifesto

Sicurezza a Milano, mai senza integrazione

Un documento presentato venerdì 20 marzo�da Casa della carità, Caritas ambrosiana, Acli di Milano e Cisl affronta il tema non soltanto dal punto di vista politico, ma anche da quello sociale

Silvio MENGOTTO Redazione

24 Marzo 2009
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Nell’ultima campagna elettorale il tema della sicurezza nel territorio sia per agitare paure, sia per inseguirle, è stato al centro del dibattito. Tema che continua ad essere oggetto di interventi legislativi. Ma la sicurezza non può far rima solo con repressione. La legalità è tutto, ma anche rispetto e conoscenza del prossimo. Questo tema è stata presento venerdì 20 marzo, presso la sede della Cisl di via Tadino, nel manifesto per la “Sicurezza e integrazione nel territorio” presentato da Casa della carità, Caritas ambrosiana, Acli di Milano e Cisl.
Il documento affronta il tema della sicurezza non sul versante politico, ma su quello sociale, perché – dice il manifesto – è necessario «pensare al tema della sicurezza come ad un processo nel quale interagiscono persone, la società e le istituzioni che richiedono interventi strutturali e non a “spot”, immaginando una nuova idea di territorio che risponda alla complessità della trasformazione in atto». Nell’ultima campagna elettorale il tema della sicurezza nel territorio sia per agitare paure, sia per inseguirle, è stato al centro del dibattito. Tema che continua ad essere oggetto di interventi legislativi. Ma la sicurezza non può far rima solo con repressione. La legalità è tutto, ma anche rispetto e conoscenza del prossimo. Questo tema è stata presento venerdì 20 marzo, presso la sede della Cisl di via Tadino, nel manifesto per la “Sicurezza e integrazione nel territorio” presentato da Casa della carità, Caritas ambrosiana, Acli di Milano e Cisl.Il documento affronta il tema della sicurezza non sul versante politico, ma su quello sociale, perché – dice il manifesto – è necessario «pensare al tema della sicurezza come ad un processo nel quale interagiscono persone, la società e le istituzioni che richiedono interventi strutturali e non a “spot”, immaginando una nuova idea di territorio che risponda alla complessità della trasformazione in atto». Una città che cambia Sono molti i tratti della trasformazioni che vedono, in un’area di grande presenza di attività produttive e finanziarie, l’attrazione di criminalità organizzata e di piccola criminalità. C’è una crescente presenza di immigrazione che «ha cambiato profondamente i connotati della comunità del territorio milanese assimilandola ad una comunità multietnica».Nella sola Milano si stima una presenza di oltre 200 mila immigrati regolari (una città più grande di Bergamo e Brescia ) che svolgono attività – la cura delle persone, l’edilizia, i lavoro più pesanti e meno salubri nell’industria – che le ultime generazioni di italiani tendono a rifiutare. Le linee da perseguire tracciate nel manifesto si articolano in tre direzioni: una politica urbanistica ed abitativa; una politica sull’immigrazione e welfare e l’attività di servizio degli addetti alla sicurezza. Sul primo punto bisogna «pensare ad una politica urbanistica ed abitativa che configuri un progetto complessivo di reale governo del territorio». Un punto qualificante sono i “Contratti di quartiere” che, dice il manifesto, si devono «declinare in un grande Progetto complessivo, integrato e partecipato, per la rigenerazione della città e dell’area metropolitana attraverso la riqualificazione edilizia e sociale di tutte le sue aree di degrado e di esclusione». Sul versante della sicurezza è «necessario ripristinare nei quartieri pubblici le portinerie tradizionali dove mancano, raccordando il loro lavoro con quello dei custodi sociali». La complessità del fenomeno immigratorio evidenzia la necessità del “governo”. C’è la consapevolezza «che bisogna contrastare il lavoro irregolare e non sicuro perché il lavoro immigrato è spesso utilizzato per fare “dumping sociale” e concorrenza sleale». Il sistema sanitario italiano, locale e nazionale, non pone differenze di accesso e fruibilità del servizio tra cittadini italiani e stranieri. Questo il motivo per cui si ritiene «sbagliata e negativa la proposta del Ddl sicurezza sull’assistenza sanitaria in quanto lesiva dei diritti internazionali dell’uomo ed in quanto vuol fare assumere ai medici un ruolo improprio di polizia oltreché generare un problema di carattere sanitario nei territori». Emergenza nomadi Altro tema caldo è quello della popolazione nomade presente nel territorio milanese. Il rischio da contrastare «è che di fronte ai nuovi provvedimenti legislativi si diffonda nella società una deriva xenofoba e razzista e non invece quella della convivenza civile basata sul rispetto delle regole, della legalità e reciprocità, della coesione sociale per una sicurezza del vivere nella propria comunità». A tal riguardo don Virginio Colmegna ricorda la situazione dei rom sotto il cavalcavia Bacula: «Ormai è una favela, una condizione invivibile, perché hanno permesso che si arrivasse a una situazione del genere? Fanno arrivare la situazione all’emergenza, per lanciare l’allarme e poi scompaiono quando c’è la difficoltà». I patti di legalità e socialità realizzati da Comune di Milano e comunità nomadi (campo Triboniano) «devono trovare uno sviluppo più strutturale. È necessario al riguardo progettare concretamente aree dedicate a tale scopo nel territorio, non solo nel Comune di Milano». Un tema determinate è quello della vicinanza alle persone, «per renderle più sicure ad affrontare le relazioni e la convivenza nel territorio». Oggi è importante recuperare la figura del portiere o custode dello stabile condominiale. In città «sono rimasti non più di 4 mila portieri, di cui solo il 40% con alloggio». In modo nuovo oggi il portiere potrebbe svolgere «una funzione di vicinanza alle persone soprattutto degli anziani per i vari servizi (pagamento bollette, spesa, ecc.), per ogni evenienza e per fungere da interfaccia con gli operatori della sicurezza». Un costo che non può essere fatto aggravare sui condomini, per questo «ha bisogno di interventi di sostegno Pubblico (defiscalizzazione o progetti di impiego)». Occorre anche riorganizzare e coordinare la presenza degli operatori della sicurezza nelle strade, nei quartieri.